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Il rischio “ragionato”? Che Dio ci aiuti

Valentino Losito
Il premier Mario Draghi
La decisione di riaprire un Paese che ancora conta 400 morti al giorno per Covid è un azzardo. Lo dicono tre esperti, che prevedono una nuova impennata nei contagi
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In Italia Draghi ha deciso di riaprire con un “rischio ragionato” un Paese che ancora conta 400 morti al giorno per Covid. È evidente che il premier ha ceduto alle pressioni di Salvini, che non poteva più consentire che la Meloni si intestasse, da sola, la guida della protesta, per intascarne il conseguente “dividendo” elettorale. Forza Italia si è messo a ruota del leader leghista. Pd e 5stelle stanno a guardare.

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In Germania, dove le vittime per Covid sono assai meno rispetto all’Italia, la cancelliera Merkel ha detto che “non possiamo lasciare da soli i medici e gli assistenti sanitari. Da soli non possono vincere questa battaglia. Hanno bisogno del sostegno dello Stato, della politica, della società, di noi cittadini, di noi tutti. Il virus non perdona alcuna esitazione. Ogni indugio comporta solo che i tempi si allungano”. E poi ha difeso il divieto di uscita come una delle misure per contenere la terza ondata della pandemia. Il deputato dell'SPD ed esperto della Salute Karl Lauterback, molto ascoltato in Germania, è intervenuto sull'argomento, affermando che "nessun Paese è riuscito a contrastare la diffusione della variante britannica senza aver fatto ricorso anche (non solo) al divieto di uscita”.

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In Germania la politica, unita, decide di non lasciare soli i medici. In Italia la politica, divisa, decide di riaprire, perché nessuno vuole perdere al Gran Premio del populismo.

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Quanto al “rischio ragionato”, ecco che ne pensano tre esperti che hanno deciso di metterci la faccia.

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“Con una situazione di contagio elevato, pensare alle riaperture vuole dire che tra un mese avremo un aumento dei casi di Covid-19 e l’estate sarà a rischio e dovremmo richiudere”, sostiene Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’università di Padova. Per Crisanti “l’espressione rischio ragionato è vuota e decisamente politica e non scientifica. Il rischio è dato da due componenti: la probabilità e l’intensità del rischio. Per la prima sappiamo già che i contagi aumenteranno e non è una probabilità, con le riaperture accadrà questo. Servirebbe un programma di vaccinazioni a tamburo battente per evitarlo. L’intensità è la gravita del fenomeno e i nostri dati sono ancora alti, con le aperture aumenteranno e dovremmo chiudere proprio in estate, quando invece gli altri Paesi saranno fuori dal tunnel. Quello che sta accadendo in Italia – avverte Crisanti – è il risultato di una mediazione tra chi è cauto e chi vuole aprire tutto. Siamo un Paese ostaggio di un gruppo di pressione che fa prevalere gli interessi di parte alla sanità pubblica”.

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“Rischio calcolato? Calcolato male. Io sarei felicissimo delle riaperture domani, neanche il 26, ma sappiamo già come va a finire. Vi ricordo che in questo momento abbiamo solo variante inglese, che ha il 40% in più di capacità di trasmissione. Mi piacerebbe fare il piacione di turno e dire quello che la gente vuole sentirsi dire, ma preferisco dire le cose come stanno, e il caso della Sardegna sta lì a dimostrarlo”. Così il direttore del reparto di Infettivologia dell'ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. "Abbiamo somministrato appena 23 dosi e mezzo di vaccino ogni 100 abitanti, e ci sono ancora molti anziani non vaccinati. La curva dei contagi vede una flessione appena accennata, ma temo che avremo presto un segno opposto. A meno che non riusciamo a vaccinare così tanta gente da metterci al sicuro in fretta, ma non mi sembra questo il caso. Rimango in allerta e con grande preoccupazione".

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Per il professor Ivan Cavicchi, docente all'Università Tor Vergata di Roma, esperto di politiche sanitarie, “quello che Draghi chiama rischio ragionato in realtà è un certo grado di rischio inevitabile e accertabile come tale. Cioè Draghi non ragiona con il rischio zero ma con un rischio che, punto più punto meno, resta comunque un rischio reale. Il che vuol dire che la sua decisione di riaprire costituisce con assoluta certezza una maggiore probabilità di ripresa della pandemia. Che è come buttare benzina sul fuoco. Le scelte politiche di Draghi, che sino ad ora sono state suggerite dalle evidenze scientifiche, ora dipendono sempre più da quelle che potremmo definire rilevanze politiche. La sua decisione, a dire il vero, sembra rispondere più alla piazza esasperata e alle pressioni della destra che non alla scienza. Allontanarsi dalle evidenze scientifiche è molto pericoloso è un rischio nel rischio Per cui mi dispiace dirlo ma temo il peggio. Per me non si tratta di un rischio ragionato ma esattamente il contrario”.

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Che dire? Che Dio ci aiuti. E faccia presto una telefonata a Mattarella.

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domenica 18 Aprile 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 13:37)

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Franco
Franco
3 anni fa

Galli e Crisanti non sono gli unici scienziati ad avere voce in capitolo in quanto tali. Semplicemente appartengono a un gruppo di rigoristi che teme di essere sconfessato dai fatti dopo essere stato sconfessato dal Governo.