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Da Bitonto alla maratona di New York. Il racconto di Fabio Rucci

Mariella Vitucci
Giacomo De Ruvo e Fabio Rucci
Il runner della Bitonto Sportiva ha tagliato il traguardo a Central Park dopo 4 ore e 3 minuti di corsa, al fianco dell'amico Giacomo De Ruvo
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Da Bitonto alla Grande Mela, per correre la maratona più partecipata al mondo.

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42.195 metri in 4 ore e 3 minuti: è l'impresa compiuta un mese fa, esattamente il 6 novembre, da Fabio Rucci e Giacomo De Ruvo, atleti dell'associazione Bitonto Sportiva. Al traguardo in Central Park, dopo aver attraversato i cinque quartieri di New York, sono arrivati oltre 51mila runner provenienti da più di 70 Paesi.

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A raccontare a BitontoLive questa sfida personale, condivisa con l'amico Giacomo, è Fabio Rucci. Cinquant'anni, da sempre appassionato di corsa, ha preso sul serio la "provocazione" di un amico: "Se corri e non partecipi ad una gara è come studiare per un esame ma non darlo mai". A febbraio 2015 Fabio si è iscritto all'associazione Bitonto Sportiva, «una realtà sana e dinamica» nata tre mesi prima. E così il sogno nel cassetto – correre una maratona, pur essendo abituato a percorsi di dieci chilometri al massimo – è diventato realtà. «Un obiettivo che mi ha unito a Giacomo e che ha unito le nostre mogli. Ci dicono che siamo incorreggibili ma sono anche le nostre prime sostenitrici, e le "cospiratrici" che ci hanno portato a New York».

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Il 10 aprile scorso Fabio e Giacomo, di dieci anni più giovane, hanno partecipato alla maratona di Roma. «È stato tre giorni dopo il mio cinquantesimo compleanno» ricorda Rucci. Intanto, sua moglie e i parenti dell'amico stavano «ordendo il complotto». Hanno contattato un’agenzia specializzata in viaggi sportivi che ha organizzato la "trasferta". «"La brutta notizia è che ti devi allenare molto, la bella notizia è che vai a New York" mi hanno detto mia moglie e i miei figli» ricorda Fabio. «Una congiura degli innocenti di cui siamo stati piacevolmente vittime. Lo sport ha unito le nostre famiglie».

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La preparazione – spiega – si è concentrata fra settembre e ottobre e si è conlcusa due settimane prima della maratona. Gli ultimi quindici giorni devono essere di "scarico". Un allenamento intenso culminato con il "lunghissimo" ovvero la massima distanza in allenamento, pari a 37 chilometri, dopo i "lunghi" intermedi da 20, 25, 30, 34 e 37 chilometri. Tre allenamenti settimanali più uno domenicale con lunghi e "medi" (di 15-16 chilometri) alternati. «Si alterna il ritmo di corsa per abituare il fisico allo sforzo. Ci siamo attenuti al programma stilato da Giacomo sulla base delle nostre esigenze» spiega Fabio.

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Lo sport è stato una costante della sua vita. «Mi piaceva anche il nuoto. Facevo anche cento vasche a seduta. Poi sono tornato alla corsa». Ex avvocato, è responsabile dell’ufficio legale di un’azienda. Nato a Frosinone da papà bitontino e mamma foggiana, ha frequentato il liceo classico Carmine Sylos e la facoltà di Giurisprudenza a Bari.

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Racconta che da quando ha deciso di correre la prima maratona ha cambiato anche alimentazione: «Ho perso peso ma sto benissimo. Ho eliminato il latte, sto attento a non eccedere con i carboidrati, frutta e verdura in quantità, poco sale e molto pesce, non troppa carne. Resto comunque onnivoro e buongustaio. Non rinuncerei mai al nostro olio di oliva e ai piatti di mia moglie che è un'ottima cuoca».

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La moglie Mariella, insegnante di lettere al liceo classico, è la sua prima supporter. «Una quindicina di anni fa avevo abbandonato la corsa e mi ero un po' spento. Lei mi regalò una tuta e un paio di scarpe da corsa e mi disse: "Vai!"».

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Fabio ha un figlio 19enne neo universitario informatico e una figlia di 14 anni al primo anno del classico. «Anche loro mi sostengono e sono molto orgogliosi del papà».

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Il viaggio verso la Grande Mela è un racconto che comincia il 2 novembre scorso con un volo Bari-Roma e culmina nella sorpresa di una New York mai visitata prima ma "familiare": «Eravamo storditi e increduli di avere dinanzi agli occhi ciò che vediamo in tv. Ci sembrava un déjà vu. Poi ci siamo resi contro che eravamo nella Big Apple e abbiamo cominciato a camminare».

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L'emozione degli ultimi due allenamenti a Central Park, insieme a runner di tutto il mondo, è stata un'esperienza indimenticabile: «Respiravamo un'atmosfera sempre più cosmopolita. Abbiamo avuto modo di conoscere il grande Orlando Pizzolato (due volte vincitore della maratona di New York, nel 1984 e nel 1985, ndr) e Linus. Abbiamo visto tanta bella gente animata dal nostro stesso spirito, donne e uomini di tutte le età. Il più anziano aveva 96 anni: un ex veterano di guerra che ha completato la maratona in dieci ore. Fuori tempo massimo ma che impresa!».

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«Io e Giacomo – ricorda – correvamo appaiati. Dopo il 35esimo chilometro ho avuto un momentaneo appanamento, ma arrivato a 40 chilometri ho detto "Ok, ce l’ho fatta!". Una soddisfazione incredibile… eravamo due ragazzini, ci sentivamo davvero felici».

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Dopo due maratone in cinque mesi, i due runner bitontini non si fermano: il prossimo anno ne correranno un'altra in Italia, forse a Milano o a Firenze. A supportarli c'è tutta la Bitonto Sportiva: «A New York la squadra ci è stata vicina con messaggi, auguri e consigli. Ci hanno sostenuti e incoraggiati, consentendoci di usare una maglia personalizzata per questo evento con il logo della BS».

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Dell'esperienza a New York Fabio conserva un album d'immagini indelebili: Ellis Island, il "caos organizzato" della città, il brivido del traguardo. La maratona più bella del mondo gli ha regalato una nuova consapevolezza delle sue potenzialità e una certezza: «Lo sport oggi nella mia vita è la necessaria ora d’aria».

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lunedì 5 Dicembre 2016

(modifica il 29 Giugno 2022, 0:50)

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