Attualità

Love Me, il marchio “made in Mariotto” di Cinzia Bernardi

Annarita Cariello
Cinzia Bernardi con il marito Antonello Ricciardi nel suo laboratorio
La store manager della frazione ha avviato una nuova attività di creazione e vendita online di accessori per signora
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Un po’ stilista, un po’ psicologa, con un’esperienza ventennale nella vendita al dettaglio e la voglia di mettersi sempre e comunque in gioco. Questa è Cinzia Bernardi, mariottana classe 1978, che da poche settimane ha deciso di cimentarsi un una nuova esperienza di auto imprenditorialità nel settore degli accessori, aprendo un laboratorio di creazione artigianale a Mariotto in cui realizza, a mano, borse e cappelli per signora. Qualità, gusto e low cost sono le tre chiavi del successo dei prodotti di Cinzia, che ha deciso di far partire proprio dalla sua frazione la nuova linea “Love Me-dritto al cuore”, con eventi aperti al pubblico in cui mostrare le sue creazioni e partire con una vendita diretta delle sue bag, per poi passare alla vendita solo tramite piattaforma online.

«Per me sarebbe stato molto più economico aprire un ufficio a Bari centro, che è il core business della Puglia, ma io non sento il bisogno di avere una sede centrale, ho il web per comunicar le mie idee di moda, quindi ho il mondo a portata di mano, anche se sto a Mariotto» spiega a BitontoLive nella sua officina di idee nel centro di Mariotto in cui tutto, dagli arredi alle decorazioni alle pareti, parla di lei. Qui la stilista e store manager passa dieci ore al giorno, immersa nell’ideazione di prodotti unici, artigianali, personalizzati per ogni cliente. Lavora con passione, supportata dal marito Antonello (con in quale gestisce due negozi di abbigliamento per bambini) ma sempre con un occhio da mamma iper protettiva verso i suoi figli, che in estate trascorrono i pomeriggi in piazza Roma, a pochi passi dal laboratorio. «Hon capito che per loro era un’esigenza importante avermi a portata di nmano, anche se oberata di lavoro, perciò non mi pesa lavorare a nMariotto» confessa.


Come si autodefinisce?

La mia figura nasce dal retail, non mi vergogno di dire che sono una venditrice. In realtà la definizione tecnica è donna prodotto: colei che apporta l’esperienza retail alla produzione di una merce. Poche figure possono vantare un’esperienza ventennale di retail, non è semplice se non hai maturato anni nella vendita, a partire dal lavoro di magazzino fino all’idealizzazione di un prodotto.


Perché parla di prodotto e non di accessorio o capo di abbigliamento, che è quello in cui è specializzata?

Il prodotto ha lo scopo di soddisfare un bisogno e di essere immediatamente venduto. Un’idea, una ricerca di moda, non può essere solo frutto di un gusto o legato ad un modello. Prima si vendeva un prodotto e basta, senza avere una cultura di quel prodotto. Oggi i consumatori sono più abituati a spendere, conoscono ciò che comprano, e la merce che acquistano non può soddisfare un solo bisogno immediato, ma ne deve soddisfare tanti tutti insieme. E lo stilista o chi crea una merce deve racchiudere tutti questi bisogni in un unico oggetto: è la cosiddetta reversibilità del prodotto. Vince il prodotto che soddisfa contemporaneamente più bisogni del consumatore, e il venditore deve conoscere nel dettaglio questi bisogni. Il mondo della moda è cambiato: prima uno stilista creava una collezione, la proponeva e l’acquirente comprava ciò che più gli piaceva tra i modelli che vedeva; oggi questa si chiama “poesia” e non permette all’azienda di fare fatturati, perciò fallisce. Occorre unire l’idea creativa con l’esperienza del retail.


Creazione artistica e attenzione all’aspetto commerciale. Come riesce a coniugare queste due anime?

Io e mio marito siamo due manager store, gestiamo due negozi di abbigliamento per bambini e questa esperienza che abbiamo acquisito attraverso la vendita al dettaglio la incanaliamo in questo nuovo progetto di moda. Io lavoro con grandi aziende nazionali e internazionali, in linee di abbigliamento soprattutto per bambini. Persone che hanno fiducia in me, nella mia figura completa a 360 gradi per coordinare tutte le fasi del prodotto, dall’accessori alla vendita, alla pubblicità. Io nasco da una nonna imprenditrice, tostissima, che ha avuto a che fare negli anni ’50 con operai uomini, da vedova con 10 figli a carico. E io per stare con mio padre, che lavorava con lei in ufficio, ho imparato tutto nel settore commerciale. La mia nonna materna, invece, era una sarta, cuciva gli abiti e ne inventava di nuovi, un’esteta e un’appassionata del gusto. Le mie nonne sono le mie eroine, a loro devo tutto. In me ho fuso le loro due anime, commerciale e artistica.


Come nasce l’idea di Love Me?

Love Me è un brand legato alle bag, che sono una mia passione. È il nome che ho dato a questa mia prima linea di prodotti, ma siamo ancora in una fase embrionale, provvederemo a breve alla registrazione del marchio. È un prodotto che ha l’ambizione di crearsi un posto nel web, quindi nel mondo, ma con l’innovazione di essere un “salotto” con le clienti: ogni articolo è pensato per la singola persona, non per la massa. Quindi non vengono creati più di 2-3 modelli uguali di bag, perché ogni bag soddisfa il desiderio unico di ogni persona unica. Ogni articolo segue un percorso di ricerca internazionale: vado in giro per il mondo e prendo i materiali tipici di ogni zona – ceramiche, tessuti, ornamenti – poi vengo qui in laboratorio e li assemblo per creare delle bag. Borse che devono essere low cost perché l’idea di fondo della linea Love Me è di assecondare non solo i gusti di chi può spendere ingenti somme per accessori, ma delle donne che hanno l’esigenza di poter cambiare spesso accessori per esprimere le proprie emozioni. Oggi c’è voglia di comunicare, lo facciamo attraverso facebook e il web, tutti vogliono essere protagonisti: è bello che la gente comune si senta protagonista della propria vita, anche se nel piccolo del proprio profilo facebook. Ecco perché ho scelto il web per lanciare la mia idea di moda: Love Me mira ad arrivare al cuore dei consumatori, non deve piacere a tutti, ma deve comunicare emozioni.


Per arrivare al mondo, dunque, basta il web. Eppure fa strano pensare che per arrivare al mondo si possa partire da un microcosmo come Mariotto.

Ho voluto aprire il laboratorio di questo nuovo marchio di moda a Mariotto perché credo nelle potenzialità di questo paese. Tuttavia mi sento di dire che la location reale dei miei prodotti è il web: facebook, internet, youtube. Non ho bisogno di stare in una strada, io ho il web, ho il mondo. Il canale di vendita del mio marchio Love Me è proprio il web, non la vendita al dettaglio nei negozi. Sto creando degli eventi di porte aperte nel mio piccolo laboratorio a Mariotto proprio per acquisire una base economica per lanciare i miei prodotti nel web attraverso una piattaforma di shopping online. Così abbatto i costi gestionali dei negozi che secondo me non hanno un lungo futuro tranne se non diversifichi le proposte di prodotto e la logica di retail. In America si sta diffondendo il fast retail: è la capacità di uno store di proporre mensilmente prodotti diversi da ciò che propongono gli altri, ogni mese si propone una linea nuova, solleticando la curiosità di un cliente con sempre nuove merci. L’investimento deve essere veloce e la proposta sempre fresca, deve sostenere i ritmi di gusto dei consumatori che sono sempre mutabili.


Cosa serve per avere successo, oggi?

Devi avere iniziativa ed idee, e devi investire. Non serve avere tanti soldi, basta credere in se stessi e cominciare con poco, anche sfruttando la pubblicità attraverso il web. Occorre capire che prima si semina, e poi, se hai seminato bene, si raccoglie. Bisogna avere la voglia di lavorare. Io non avevo i mezzi per fare corsi da visual merchandising costosissimi, così, senza mirare ad un compenso economico, ho fatto esperienza nei negozi, chiedendo ai proprietari di stare lì con loro per imparare, con umiltà. È l’unico modo per avere accesso ad un know how di chi ha investito una vita nel lavoro, per acquisire professionalità e credibilità.


Come ha creato il suo bagaglio professionale?

Partiamo dal dire che non ho una laurea in moda, ho lasciato l’università di Marketing dopo dieci esami. Però ho usato altri strumenti per fare esperienza: ambizione, credere in se stessi, rimboccarsi le maniche, essere un treno in corsa che non si ferma, che ha fiducia in se stesso non perché è bravo, ma perché è caduto e ha saputo rialzarsi. Impegno, costanza, rinuncia, voglia di farcela. Tutti partiamo dalle stesse basi, ognuno con le sue predisposizioni. Ho voluto chiamare la mia linea Love Me, perché parte tutto da dentro se stessi, dall’amore per sé. La mia voglia di crescita imprenditoriale non è determinata dal voler fare soldi. Ci vuole determinazione e professionalità. Una cosa è certa in questo mestiere: non si può improvvisare.


Ha mai avvertito l’esigenza di andare all’estero, per esprimere la sua creatività e avere più possibilità?

Assolutamente sì, da subito, quando mi sono resa conto che tutti si approfittavano delle mie idee, derubandomi di me stessa e facendole diventare proprie. Io ho sempre fatto risanare le attività in cui lavoravo, ma non riuscivo a farlo con la mia di attività, anzi ho perso tutto. Mi dicevo: perché tutti dicono che sono brava ma io non riesco a crescere? Facevo le fortune altrui con il mio lavoro, ma avevo la fortuna almeno di approcciarmi a grandissimi professionisti e da loro ho appreso tutto. Ecco il mio desiderio: educare i giovani al lavoro, darli stimoli e fiducia, quello che dovrebbero fare già durante gli anni scolastici ma non accade. Mariotto in potenza potrebbe essere un paese fortissimo dal punto di vista turistico se anziché tenere le menti chiuse e pensare ognuno a se stessi, facessimo fronte comune e valorizzassimo le nostre risorse. Nessuno può essere sufficiente a se stesso, oggi la forza è la sinergia. Io vedo che tutto ciò che abbiamo qui a Mariotto, se fosse valorizzato, si potrebbe trasformare, ma non accade, resta tutto così come è, perché non si ha coraggio.


Quanto incide il suo lavoro sulla vita familiare?

Non è facile conciliare tutto, lavoro e famiglia. Io e mio marito Antonello, siamo squadra, lavoriamo insieme e ci diamo supporto in tutto. Lui mi aiuto molto anche in casa con i nostri due figli. Il segreto del successo della nostra famiglia è la sinergia.


Quali sono le sue prospettive?

Il mio sogno è essere la “Coco Chanel dei poveri”, ovvero creare abiti ed accessori che siano alla portata di tutti, il cui possesso non sia solo un sogno. Ho sempre ritenuto ingiusto che solo la gente con i soldi potesse esprimere con gusto il proprio modo di essere. C’è differenza tra chi si veste per esibizionismo e chi vuole regalarsi un giorno da favola, o regalarlo ai propri figli. Chi crea o vende abiti o accessori, regala vissuti e ricordi, più che merci materiali. Ecco, voglio regalare emozioni: questo è il mio sogno.

martedì 18 Luglio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:08)

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Angela  Gianfrancesco
Angela Gianfrancesco
6 anni fa

Non avevo dubbi ….gli affetti e la passione creativa il tutto della tua vita

Anna Maria Mongiello
Anna Maria Mongiello
6 anni fa

Cinzia…..una persona piena di vitalità, idee ed innovazione. Vai alla grande!

RosalbaBernardi
RosalbaBernardi
6 anni fa

Un vulcano di idee…
Una forza della natura…
Una combattente!
Avanti tutta!!!!!

Felix Guastamacchia
Felix Guastamacchia
6 anni fa

Sono i migliori

Annamaria Liso
Annamaria Liso
6 anni fa

Che dire di te Cinzia ! Sei UNICA! Un VULCANO di emozioni, creatività, positività! BRAVA!!!
Brava perché hai scelto di VIVERE e non solo di esistere. Ogni piccolo dettaglio parla di te , del tuo essere! Riconoscerei i tuoi capolavori lontano un miglio. INSOMMA……
Se non ci fossi….. bisognerebbe inventarti come si suol dire. Ahhhhh !!! Dimenticavo ! SEI UNA BELLA PERSONA