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Uva da tavola, Coldiretti Bari: «Campagna ottima per qualità e quantità»

La Redazione
Uva da tavola
Resta il problema dei costi di produzione, aumentati per effetto della siccità e delle maggiori lavorazioni
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Anticipo di una settimana della raccolta dell’uva da tavola, partita sotto i migliori auspici, ottima in termini di quantità e qualità e prezzi migliori rispetto all’inizio della campagna 2016.

«Abbiamo registrato una dinamica iniziale dei prezzi discreta – ha affermato il delegato confederale di Coldiretti Bari, Angelo Corsettiper le uve apirene (sugraone, crimson, thompson), mentre resta il problema dei costi di produzione, aumentati vertiginosamente per effetto della siccità degli ultimi mesi e delle maggiori lavorazioni. I produttori hanno pagato a caro prezzo acqua per la maggiore irrigazione, corrente elettrica e manodopera. La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all’enorme contributo pugliese, l’Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale e la provincia di Bari fa la parte del leone, con 10500 ettari e 2,2 milioni di quintali di produzione».

«La maggiore esigenza di manodopera nelle differenti fasi produttive e della raccolta – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Bari, Marino Pilati farà emergere l’efficacia del nuovo contratto di lavoro per operai agricoli, braccianti e florovivaisti, perché in uno scenario reso sfavorevole da crisi di mercato, accordi internazionali negativi per le produzioni pugliesi, clima impazzito con bruschi cambiamenti delle condizioni meteorologhe, il mondo economico e lavorativo nel suo complesso va accompagnato da azioni concrete e utili al sistema Puglia. Il rinnovo del contratto di lavoro va letto in una chiave innovativa perché oltre a fissare, dopo anni, parametri chiari e applicabili, apre ad un percorso di trasparenza dei rapporti tra imprese agricole e lavoratori, sostenuto dall’istituzione di un osservatorio che monitorerà passo dopo passo le evoluzioni in termini di aumento dell’occupazione in agricoltura nelle due province di Bari e BAT».

Le importazioni di uva da tavola in Italia ammontano a 25 mila tonnellate (circa il 3,2% dei consumi interni); di queste, una fetta consistente proviene dall’Europa (49%) e dall’America centro meridionale (circa il 25%), ed in particolare dai suoi due principali paesi produttori Cile e Perù. La restante parte proviene da Africa (13,5%) ed Asia (4,6%).

Per questo Coldiretti Puglia ribadisce la necessità di intensificare i controlli per verificare l’indicazione obbligatoria dell’origine del prodotto agricolo in etichetta e rilancia l’importanza degli studi condotti in campo agroalimentare che riguardano la definizione dell’impronta digitale dell’uva da tavola pugliese, mediante l’analisi metabolomica per evitare che un prodotto straniero possa continuare ad essere spacciato per ‘made in Puglia’. I primi risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all’origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione. Ad esempio, l’impronta digitale con la risonanza magnetica è un potente strumento per distinguere un prodotto biologico da uno convenzionale.

sabato 12 Agosto 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 22:58)

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