Attualità

“Le Iene”, don Vito Piccinonna tra le vittime del più grande truffatore d’Italia

Annarita Cariello
Don Vito Piccinonna
Il rettore della Basilica dei Santi Medici è stato truffato da Stefano Ramunni, che gli ha rubato l'identità per chiedere finanziamenti alle banche, oltre che soldi e documenti ad un 39enne malato di distrofia muscolare
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È un servizio di quelli che lascia a bocca aperta, tra l’incredulità e quasi l’ammirazione, quello che è andato in onda ieri in tarda serata su Italia Uno, durante la puntata del programma televisivo “Le Iene”.

Nel servizio, dal titolo “I mille colpi del più grande truffatore d’Italia” di Giulio Golia, infatti, è stata raccontata l’incredibile storia di Stefano Ramunni e delle sue peripezie in tutta la penisola per rubare soldi ed identità alla gente, spacciandosi di volta in volta per dietologo, consulente informatico, medico, sacerdote, funzionario, avvocato. Avrebbe addirittura falsificato diplomi di laurea e aperto studi medici nel nord Italia.

Il racconto parte da Lizzano, dove vive la famiglia Quarta e dove Adele e Antonio si prendono cura del figlio Marco, colpito dall’età di 20 anni dalla distrofia muscolare che lo ha costretto a letto, attaccato al respiratore e all’ossigeno, incapace ormai di essere autonomo. La storia triste di questo 39enne pugliese si intreccia, casualmente, con quella di don Vito Piccinonna, rettore della Basilica dei Santi Medici di Bitonto. O almeno con colui che si spaccia di essere il vero don Vito Piccinonna, residente, però a Pesaro.

Infatti, dopo aver assistito a diversi appelli dei genitori in tv per chiedere un aiuto economico per far fronte a tutte le spese e poter accudire Marco, il presunto don Vito Piccinonna, di Pesaro, invia alla famiglia Quarta un telegramma, in cui si dichiara disponibile a donare per le cure di Marco un contributo di mille euro. Il prete, dopo essere stato contattato dalla famiglia, fa però una richiesta a dire poco strana: chiede ad Antonio, il padre di Marco, di inviargli carta di identità, codice fiscale e stato di famiglia di Marco. Dopo l’invio, però, don Vito sparisce. Ma alla famiglia Quarta accade una cosa ancora più incredibile: l’America Express invia loro un telegramma in cui si afferma che Marco – paralizzato a letto – avrebbe aperto una carta di credito presso il loro ente. Tutti i dati della richiesta corrispondevano a Marco Quarta, a dimostrazione che la sua identità era stata rubata e a suo nome erano stati prelevati soldi e affittata una casa a Pesaro, proprio nel civico accanto a quello in cui risiedeva il presunto don Vito Piccinonna.

Giulio Golia e “Le Iene”, allora, decidono di recarsi a trovare il vero don Vito Piccinonna, che, però, risiede a Bitonto, e non a Pesaro. Da un confronto con il vero rettore della Basilica, si apprende che non solo don Vito non c’entra nulla nella truffa, ma è una vittima, come Marco, dei raggiri di un truffatore seriale. «In estate io ho ricevuto due fatture in cui risultava che io avessi preso un cellulare e un navigatore», ha affermato don Vito, scoprendo, grazie a “Le Iene”, che il cellulare da lui “acquistato” corrispondeva al numero con il quale il truffatore aveva contattato il povero Marco. A settembre, poi, sempre don Vito Piccinonna riceve una telefonata in cui gli si chiede se avesse chiesto un prestito. Alla negazione del parroco, il titolare dell’ente rivela di essere in possesso di un documento di identità corrispondente ai dati del sacerdote, ma con una foto diversa da quella originale. Tutti dettagli che lo hanno fatto insospettire, e, per fortuna, contattare il vero don Vito. Una storia che dimostra come anche il rettore della Basilica sia stato vittima del truffatore che, con i suoi dati personali, ha cercato di attivare finanziamenti presso banche ed istituti di credito.

Nel corso del servizio, pubblicato poi sul sito de “Le Iene”, si prosegue con l’inchiesta che porterà a scoprire la vera identità del truffatore seriale: Stefano Ramunni, 55enne originario di Castella Grotte, definito “il genio della stangata”, che negli anni ha truffato centinaia di persone e avuto centinaia di identità. Arrestato nel 2001, ha scontato 17 anni di carcere.

giovedì 1 Marzo 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 21:11)

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