Tradizione olearia

Frantoio Lamonarca, settant’anni di qualità

La Redazione
L'inaugurazione del frantoio Lamonarca
Ieri l'inaugurazione della nuova sede alla presenza del sindaco Chieco, del consigliere regionale Damascelli​ e di tanti ruvesi che hanno festeggiato l'importante traguardo imprenditoriale e familiare
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Fu il capostipite “nonno Rocco” Lamonarca a creare nel 1947, esattamente 70 anni fa, il primo frantoio di famiglia. A ricordare quegli anni in bianco e nero ci pensa una grande foto che campeggia nella nuova struttura di via Galvani, inaugurata ieri sera in grande stile, alla presenza del sindaco Pasquale Chieco, del consigliere regionale Domenico Damascelli e di tanti, tantissimi ruvesi che hanno affollato la zona industriale per condividere questo importante traguardo.

«Ho perso mio padre quando avevo 26 anni, mio fratello Pinuccio 20 e Mario appena 18», racconta commosso il signor Francesco Lamonarca, che ha preso in mano le redini dell’attività e, grazie a una vera e propria “passione”, si è anche dedicato all’azienda vinicola, altro fiore all’occhiello dei Lamonarca, che oggi vende ben 15 milioni di litri di imbottigliato e altrettanto prodotto in cisterna e dà lavoro a circa 30 persone.

L’attività olearia, nonostante sia stata la prima a nascere, è rimasta in sordina, ma l’entusiasmo della terza generazione, composta da figli e nipoti, ha spinto la famiglia a un grande «investimento di cui siamo orgogliosi e per il quale ringraziamo i nostri genitori», dice Rocco, che porta degnamente il nome del nonno.

La nuova sede, che ha richiesto più o meno sei mesi di lavori, è già attiva, ma si partirà ufficialmente da domani. La grande sala si compone di tre linee di produzione, due per conto proprio e una per conto terzi, tutte con metodo di lavorazione a freddo (al di sotto dei 27°), per salvaguardare il bouquet aromatico e soprattutto le qualità organolettiche (polifenoli e sostanze antiossidanti) tipiche dell’oro verde di Puglia, con tutti i loro benefici per il consumatore. Le olive, ben in vista anche durante l’inaugurazione di ieri, sono rigorosamente a chilometro zero: provengono per quasi il 95% dalle campagne di Ruvo e la restante parte dalle vicine Corato e Terlizzi.

Attualmente nel frantoio sono impegnate sette unità, compresi gli amministrativi, e si produce anche olio biologico, esclusivamente sfuso, specie per la grande distribuzione. Ma «il nostro obiettivo è imbottigliare un prodotto di nicchia Made in Puglia e creare un marchio proprietario», spiega ancora Rocco Lamonarca. Un desiderio condiviso da “zio Franco”. «Sono contento di quest’opera – commenta pochi minuti prima del taglio del nastro -. I miei nipoti e le mie figlie riescono a stare bene insieme e ciò mi ha spinto a questo grande passo. Sono certo che sapranno portare avanti benissimo il lavoro e mi auguro che riescano a fare un po’ di imbottigliato.

Spero che quest’anno la raccolta vada bene. In Puglia si prevede il 45-50% in più di olive rispetto al 2016, ma siamo ancora al di sotto delle quantità di 4 o 5 anni fa».

Un aiuto potrebbe – e dovrebbe – arrivare anche dalle istituzioni, come sottolinea il consigliere regionale Domenico Damascelli, imprenditore agricolo oltre che politico, e da sempre sensibile al tema. «L’apertura di un nuovo frantoio è un segno importante, rispetto per esempio all’importazione selvaggia di olio tunisino a cui assistiamo quotidianamente e che cerchiamo di combattere. È impensabile che nei ristoranti delle nostre città si trovi olio proveniente dall’Unione europea e non il nostro prodotto che non ha eguali nel resto del mondo».

domenica 5 Novembre 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 22:16)

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