Cronaca

Le ferite di Michele, pestato senza motivo fuori da un locale a Milano

Danilo Cappiello
Michele e il suo amico dopo le medicazioni
Il 24enne bitontino è stato picchiato insieme a un amico da un branco di otto bruti
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«Che sia di matrice omofoba o no, e che sia avvenuta a Milano piuttosto che a Bari o Palermo, non ha importanza. Un'aggressione violenta e immotivata, come quella subita da me e dai miei amici, non può essere assolutamente tollerata o giustificata». Inizia così il racconto di Michele, 24enne bitontino che da un anno vive a Milano. Sabato sera, all’uscita da un locale gay del capoluogo lombardo, è stato pestato  assieme a due amici da un branco di otto ragazzi. Un'aggressione in stile Arancia Meccanica.

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Il racconto

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«Erano le 3.50 circa della notte tra sabato e domenica – racconta Michele a BitontoLive – quando io e due amici, dopo essere usciti dal locale nel quale avevamo trascorso la serata, ci siamo diretti verso la nostra auto parcheggiata poco distante. Siamo stati avvicinati da uno degli otto ragazzi, che ci ha accusati di averlo spintonato precedentemente, quando ancora eravamo nel locale. Non ho avuto neppure il tempo di controbattere. Sono stato colpito da un pugno in pieno volto, crollando a terra privo di sensi, salvo poi svegliarmi in una pozza di sangue. Uno dei miei due amici, per sua fortuna, è riuscito a fuggire e mettersi in salvo nell’auto, chiamando anche i soccorsi. All’altro mio amico, che era accanto a me, è andata peggio: è stato aggredito, pestato e derubato del telefono e del portafogli dal resto del branco che, noncurante del fatto che fosse già a terra, l'ha colpito con una bottiglia di vetro in testa, rompendogli il cranio. Eravamo due maschere di sangue e terrore. Finito il pestaggio, gli aggressori sono fuggiti a piedi dileguandosi».

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Fuggiti fra l’indifferenza e l’omertà di tutti i presenti. Omertà che non ha lasciato indifferente Michele: «Ciò che mi lascia più rammaricato e che forse mi fa più male delle botte prese, è vedere che, di tutti i presenti nel momento del’aggressione, non c’è stato nessuno che abbia tentato di aiutarci sedando la rissa, né tantomeno ci abbia aiutato ad alzarci da terra ad aggressione finita, o anche solo per chiederci come stavamo e chiamare i soccorsi. Siamo stati lasciati soli. Questo mi ha fatto molto riflettere».

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I bollettini medici non lasciano dubbi: «Io – afferma Michele – ho riportato la frattura del setto nasale, e verrò operato penso già domani, con prognosi di 30 giorni. Al mio amico è stato riscontrato un trauma cranico con frattura, e dovrà anche lui sottoporsi ad un intervento chirurgico» .  

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L'aggressione porterà con sé diversi strascichi. Ma quello che Michele porterà addosso di questo brutto episodio, oltre alle ferite – confessa – «è sicuramente molta amarezza. Nonostante tutto devo guardare avanti e continuare a pensare positivo, perché poteva anche andarci peggio. Indubbiamente faremo partire una denuncia contro ignoti, con la speranza che qualche telecamera della zona abbia ripreso i responsabili, in modo tale da individuarli. Al momento la pista omofoba non è esclusa né confermata. Per noi, comunque, conta poco. La violenza è violenza. Punto e basta».

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Lividi e ferite si cicatrizzeranno. Ma resterà il ricordo, terribile, di una violenza cieca e immotivata. Un filo rosso di brutalità che percorre l'Italia da nord a sud. E che ancora non conosce argini, alimentato da ignoranza e pregiudizio.

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martedì 24 Gennaio 2017

(modifica il 29 Giugno 2022, 0:31)

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