Cronaca

Blitz antidroga a Molfetta, il gip di Trani: “Indagati sprezzanti delle regole del vivere civile”

La Redazione
Le auto dei carabinieri intervenute nel blitz
Tra i 17 arrestati, anche un bitontino
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I comportamenti delle persone coinvolte nel blitz che, ieri, ha portato all’arresto di 17 persone – tra cui un bitontino per traffico di droga e tentato omicidio tra Molfetta e Giovinazzo, “appaiono del tutto distonici rispetto alle norme di legge, oltre che delle minime regole di vita civile. Essi dimostrano una visione delle relazioni umane improntate a sfruttamento delle peggiori esigenze altrui, come il consumo di sostanze stupefacenti”. Lo scrive il gip del Tribunale di Trani, Francesco Messina, nell’ordinanza di 200 pagine che si conclude con l’emissione di 12 misure cautelari in carcere e 5 ai domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. La richiesta della pm Silvia Curione ha riguardato complessivamente 20 persone, ma solo per 17 sono state applicate misure cautelari.

L’inchiesta subisce una svolta, nel novembre 2015, con l’arresto di un 26enne per spaccio di stupefacenti e detenzione di arma clandestina. In particolare, il ragazzo aveva iniziato a collaborare con gli inquirenti per poi cambiare idea. Ma, tra le altre cose aveva raccontato che, la sera del 12 settembre 2015, dopo l’agguato fallito a Cosma Damiano Grosso durante la fiera di Molfetta, il barese Nicola Abbrescia (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) si sarebbe recato a casa minacciandolo di morte se non avesse nascosto a casa della nonna la mitraglietta, quella usata per il tentato omicidio. Inoltre, la natura del tentato omicidio sarebbe stata di natura passionale – secondo quanto raccontato sempre dal 26enne ai carabinieri – perché Abbrescia aveva scoperto contatti telefonici tra la sua compagna (Maria Fiore) e Grosso, all’epoca “suo carissimo amico”.

Ma in merito all’attività degli indagati, rappresentata dal traffico e spaccio di droga, il gip rileva come venga prospettata dagli stessi come “valoriale”: nelle intercettazioni parlano spesso di “lavorare”, riferendosi allo spaccio di droga. E questo appena usciti dal carcere o nonostante fossero ai domiciliari.

E, infatti, gli indagati “non hanno altro scopo che ripetere comportamenti delittuosi sempre riferibili all’acquisizione e vendita di droga sul territorio, magari affidandoli nelle modalità esecutive al fine di ottenere migliori guadagni e di sfuggire alle conseguenze della legge”.

Riguardo al disprezzo delle regole del vivere civile questo si manifestava davvero in ogni singola condotta della vita quotidiana. In una conversazione telefonica Nicola Abbrescia dice a Domenico Ponte (anche lui finito in carcere), avvenuta la sera dell’1 maggio 2016, dice di stare al parco di Ponente a Molfetta “a festeggiare…il compleanno di Michele”. “…Stiamo bene qua, non stiamo a capire niente, stiamo a staccare tutte le panchine nel parco”. I danni provocati al teatro del parco di Ponente sono stati poi accertati dai militari.

mercoledì 1 Novembre 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 22:19)

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