Cultura

No Lombroso, il Centro Ricerche aderisce alla sottoscrizione

Marino Pagano
Cesare Lombroso
Nel museo di Torino dedicato al padre della teoria fisiognomica sono esposti i resti dei briganti, soprattutto del Sud
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Pseudo scienziato, quantomeno con riferimento alle sue più astruse teorie. Razzista conclamato, tale e tanto fu il suo disprezzo ostentato verso gli uomini del Sud e verso le forme di ribellione sociale o politico legittimista, a tutti i costi viste come l'espressione sgorgante di una presunta e atavica tendenza alla delinquenza delle nostre genti. Basta questo per considerare Cesare Lombroso, noto e assai controverso studioso di antropologia dell'800, un personaggio storico e "scientifico" da studiare con assoluta e marcata capacità di discernimento e spirito critico.

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Spirito critico non avuto a Torino, presso il Museo di antropologia criminale dedicato alla sua memoria, quando anche i risultati più oggettivamente aberranti delle sue maliziose e tendenziose ricerche sono stati esposti, certo a fine di studio ma senza le dovute prese di distanza. A questo aggiungiamo anche la fortemente discussa teoria fisiognomica, per cui un criminale è tale già dalle sue espressioni facciali e dalle sue caratteristiche somatiche. Un po' come noi lettori comuni quando, di fronte a foto di detenuti o malviventi squadernate dai giornali, ricolleghiamo il tutto proprio alla "faccia". Con la differenza che noi non siamo scienziati mentre il Lombroso aveva la presunzione (e purtroppo i titoli) per dichiararsi tale. A Torino sono addirittura esposti resti di cosiddetti "briganti" anti sabaudi, proprio quelli che Lombroso studiava ed etichettava come costituzionalmente votati e predestinati al crimine, per chissà quale biologica e triste tara ereditaria.

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Capirete bene. Siamo alla follia. E il fatto che Lombroso facesse e dicesse tutto ciò per mera e semplice tutela dell'appena nato Stato unitario, dunque a garanzia esplicita del potere, mette ancora più in oggettiva crisi la sua dignità di supposto uomo di scienza. Un potere che, tra l'altro, proprio quelle forme di rivolta, troppo sbrigativamente riassunte sotto il nome di "brigantaggio", stava sedando nel peggiore e più truce dei modi. E come medico Lombroso accompagnava proprio l'esercito in queste "missioni".

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È da tempo nata una richiesta, ormai veramente di popolo, soprattutto del popolo meridionale e dei discendenti o concittadini di quei "briganti" i cui resti ancora sono esposti al museo di Torino, di chiudere la struttura stessa o, quantomeno, di eliminare tali resti consegnandoli alle città di provenienza come atto di umana e doverosa pietà. È nato un moto spontaneo di vicinanza a queste richieste, con la partecipazione attiva di enti, amministrazioni comunali, provinciali e regionali, associazioni, sodalizi civici e culturali.

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Alla sottoscrizione No Lombroso – che chiede di rimuovere ufficialmente le teorie criminologiche di Cesare Lombroso dai libri di testo e di sopprimere le commemorazioni odonomastiche e museali a nome "Cesare Lombroso" – ha aderito anche il Centro ricerche di storia e arte di Bitonto, facendo proprie le considerazioni già espresse dal Ministero della Giustizia in merito al sentimento di pietas verso i defunti.

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Stefano Milillo, presidente del Centro Ricerche, così come gli altri componenti, non hanno avuto dubbi sul tema.

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Anche il Comune di Bitonto, già tempo fa, ha fatto propria la proposta. Al netto di ogni polemica, la questione non è né storica né scientifica: è piuttosto umana, strettamente umana. E come tale va assecondata. Senza revanscismi di sorta. 

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domenica 15 Gennaio 2017

(modifica il 29 Giugno 2022, 0:34)

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