Cultura

Le macchine hanno un’anima? Risponde Paolo Gallina

La Redazione
Paolo Gallina
Il professore sarà ospite domani a Bitonto dell'Accademia Vitale Giordano. Doppio appuntamento: in mattinata al liceo scientifico Galilei, in serata nella biblioteca comunale
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Come una chiocciola se ne va in giro perennemente col suo guscio, l'uomo moderno non lascia mai la tecnologia, tanto che potrebbe essere definito Homo technologicus. Questo rapporto di dipendenza dalla tecnologia, ormai necessario come l'ossigeno, è al centro del libro "L'anima delle macchine. Tecnodestino, dipendenza tecnologica e uomo virtuale" (Edizioni Dedalo) di Paolo Gallina, docente di Meccanica applicata alle macchine all’Università di Trieste.

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Gallina sarà ospite domani a Bitonto dell'Accademia Vitale Giordano.

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In mattinata, alle 10, terrà la lectio magistralis "Le macchine hanno un'anima?" nell'auditorium del liceo scientifico Galileo Galilei. L'appuntamento rientra nelle Pillole di scienza dell'accademia, che promuove eventi Docg (Divulgazione scientifica di origije controllata e garantita).

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In serata, alle 18, il professore presenterà il suo saggio nella biblioteca comunale Rogadeo. Ai saluti di Silvio Vacca presidente dell'Accademia Vitale Giordano, seguiranno gli interventi di Mario Altamura (ricercatore del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale all'Università di Foggia ed esperto di neuroscienze), Angela Balzotti (psicologa clinica, esperta di scienze cognitive, specialista in psicoterapia familiare), Francesca Alessandra Lisi (ricercatrice del dipartimento di Informatica dell'Università di Bari, membro del direttivo dell'Associaizone Italiana per l'intelligenza artificale).  

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Modera il giornalista Mario Sicolo.

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nIl libro
n“L’anima delle macchine”, vincitore del premio per la divulgazione scientifica Galileo 2016, ruota attorno ad un’ipotesi impopolare: abbiamo bisogno di macchine e tecnologia come di amore e ossigeno. L’autore dà corpo alla tesi descrivendo sia gli aspetti tecnologici delle macchine, che tendono a diventare sempre più “simili all’uomo”, sia il rapporto emotivo dell’uomo con la macchina. Forte di un’attiva ricerca sul campo, Gallina mescola con irriverenza ed equilibrio casi scientifici a esperienze quotidiane di vita domestica, fornendo un quadro insospettato e convincente della nostro dipendenza tecnologica. Per raggiungere tale scopo, adotta uno stile semplice e lineare, a tratti divertente, condito di molti esempi, come “la tortura di una formica”, “i fumetti manga” e la “ricerca della felicità”.
nLo stesso autore presenta il libro come un tentativo di dimostrare che, alla luce del livello evolutivo raggiunto, l'uomo non potrà più scrollarsi di dosso completamente la tecnologia e i traguardi raggiunti grazie ad essa. Continuerà ad evolvere portando con sé il suo guscio di ingranaggi ed elettronica.
nUna dipendenza che passa sia attraverso le caratteristiche delle macchine, che tendono a diventare sempre più "simili" all’uomo sia attraverso il rapporto emotivo dell’uomo con la macchina.
nNelle maggior parte dei casi le macchine non sono essenziali, rileva Gallina. La loro esistenza ci semplifica la vita, ma possono essere "spente" in ogni momento. Tuttavia alcune macchine possono risultare estremamente invasive fino a diventare "protesi", quasi fossero estensioni della mente. È il caso dei navigatori satellitari o degli smartphone.
nSi è innescato un processo che ha portato le macchine a sostituire un po' alla volta alcune funzioni del cervello umano, come saper fare i calcoli mentalmente, e che Gallina definisce "fossilizzazione cognitiva": come nel processo di fossilizzazione i minerali si sostituiscono poco alla volta alla materia organica, così le macchine si sostituiscono ad alcuni schemi di pensiero.

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venerdì 20 Gennaio 2017

(modifica il 29 Giugno 2022, 0:32)

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