La rubrica del giovedì

Pietro Stallone, un bitontino all’opera per la salvezza di Bari ​

Marino Pagano
Bombardamento al porto di Bari
Fu tra i protagonisti nel drammatico 1943
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9 settembre 1943. La guerra lasciava scorie. Ma fu proprio in quell’atmosfera di dolore che venne fuori la dignità.

Ecco i fatti che stiamo per narrarvi e che riguardano un sindacalista, nativo di Bitonto, che si distinse in quel frangente così pericoloso e delicato. Siamo a Bari. Caduto il regime, la città è occupata dai nazisti che, ritirandosi, intendevano distruggere gli edifici più noti a conferma del passaggio, soprattutto in chiave anti-alleata. Porto incluso. Ma la reazione della città fu determinante.

Fu proprio in quei momenti così dirimenti che Pietro Stallone, all’epoca giovane antifascista, presiedette un comitato presso il Palazzo delle Poste: da lì fu organizzata la resistenza barese.

Un ruolo, dunque, importante e centrale, il suo.

“Fu così creata quella spontanea reazione che immediatamente si manifestò appena i tedeschi spuntarono con alcuni autocarri carichi di uomini armati”, ricordò anni dopo Stallone.

La città di Bitonto conosce poco l’impegno di questo suo figlio ma, al di là di qualsiasi lettura degli eventi -così storicamente spigolosi-, egli fu protagonista indiscusso. Bari, invece, lo ricorda così nella delibera istitutiva della piazza che gli ha dedicato qualche anno fa: “Fra le personalità che hanno contribuito alla ricostruzione della città, ricordiamo Pietro Stallone, cavaliere di Vittorio Veneto e della Repubblica, dirigente sindacale, giornalista, di origini contadine, che tenne sempre fede con modestia ed umiltà ai suoi principi”.

Il ruolo di Stallone fu notevole anche per il suo volto umano e sociale: egli, insieme ad altri antifascisti, fece vibrante appello a civili e militari. L’unica scelta possibile era infatti quella di imbracciare i fucili, vista la sproporzione di forze coi tedeschi. Anche la milizia fascista -particolare interessantissimo- prese le armi contro i nazisti.

E alla fine i baresi sorpresero l’occupante proprio per questa spontanea reazione, invocata dallo Stallone ma da tutti condivisa. Che poi fu anche la reazione delle donne di Bari vecchia, che a fiumane sciamarono in centro a dare l’allarme, avendo notato sin da subito gli attacchi tedeschi al porto.

Porto che, in effetti, fu in parte distrutto. Ma fu anche l’arrivo dei giovanissimi allievi ufficiali bersaglieri, che subito lasciarono gli accampamenti tra Bitonto e Palese (bellissime le pagine di Luciano Bianciardi dedicate ai ragazzini bersaglieri delle campagne di Puglia, costetti a sfamarsi di fichi), a trarre ancora una volta in sorpresa i teutonici, che forse si aspettavano una passeggiata in quel di Bari. L’ordine ai ragazzi era di attaccare i tedeschi, qualora non arresi. Ma fu resa: agli sconfitti fu concesso di portare in patria feriti e prigionieri. Sette i morti tedeschi, sei gli italiani.

Pietro Stallone morirà negli anni 70. Oggi è il figlio Giuseppe a vivificarne sempre più la memoria. Dovere di figlio, si dirà. Ma forse anche di cittadino.

giovedì 4 Maggio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:44)

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