Cultura

Raffaele Licinio: i libri, la storia, l’ironia

Marino Pagano
La copertina del libro dedicato a Licinio
​Grande medievista di origini bitontine
scrivi un commento 36

Tra i medievisti più importanti d’Italia, studioso e conoscitore di ogni dettaglio della storia biografica e culturale di Federico II e così di tanti altri personaggi dell’età di mezzo, acuto e istrionico uomo del dubbio e dell’irriverenza. In più dalle chiare origini bitontine, sempre rivendicate, per quanto venuto al mondo a Ceglie del Campo, centro di cui era nativa sua madre.Parliamo di Raffaele Licinio, classe 1945, per anni docente di Storia medievale alla facoltà di Lettere di Bari (e prima anche di Istituzioni medievali), assistente ordinario già dal 1974, formatore di generazioni di ragazzi cresciuti con la passione per lo studio di un evo storico che ancora tanto ha da dire e mostrare di sé ai posteri. Licinio è da sempre impegnato su questo, sulla lettura non ideologica del medioevo, la cui visione negativa, già nei prodromi figlia di un certo Rinascimento, trovò poi terreno fertile in alcuni pregiudizi partoriti dall’enciclopedismo di natura illuminista (cui pure tanto dobbiamo e che non s’intende qui ora discutere).La cifra, anzitutto umana, di Raffaele Licinio, al netto dell’ineffabile ricercatore di vaglia quale egli è, tanto deve al suo simpatico e ironico spirito: uno spigliatissimo piglio mentale dal proverbiale stile sardonicamente corrosivo, con un incedere brillante e capace di smorzare i vani tentativi dell’eventuale avversario con estrema lucidità, infine un argomentare mai capziosamente polemico ma, anzi, densamente ricco di quanto ha significato e ancora significa la sua stessa vita di insonne indagatore.Checché egli stesso ne dica («La pensione è la pensione»), noi lo sappiamo e lo vediamo continuamente alle prese con novità bibliografiche e originali spunti di esplorazione storica, certo con maggior calma e serenità rispetto agli anni scorsi. Oppure lo scorgiamo, magari sui social (su cui è mordacemente attivo), a donare in pasto ai suoi amici e seguaci i testi classici della storiografia d’impianto medievista, vere chicche a volte anche introvabili nel panorama editoriale italiano del momento.Tantissime le “chiavi” dello scandaglio storiografico a sua firma nel corso dei decenni. Per delinearle a dovere, non basterebbe lo spazio di un articolo, soprattutto di questo, pezzo che nasce come dono alla sua figura, righe pensate e scritte anche sul filo di una conoscenza che ci onora profondamente.

Licinio, si diceva, figlio di bitontino e cegliese, è vissuto e si è formato a Bari, mentre ora vive a Foggia.

Nonno capo mugnaio e nonna responsabile di una storica tabaccheria cittadina in piazza Cavour, a Bitonto, ci informa la cugina Maria Bufano, che ringraziamo, veniva tutte le domeniche per il consueto pranzo di famiglia. Una famiglia, quella bitontina, cui Raffaele è molto legato.

Impegnato politicamente, in decenni particolarmente “caldi”, nel Pci, s’inserisce dunque nel corposo nucleo di intellettuali protagonisti di quella che è stata definita “école barisienne”, interessante anche a livello filosofico letterario: un marxismo tutto levantino e dal taglio innovativo, seppur pienamente rappresentativo dell’impostazione gramsciana e togliattiana.

Quanto al settore degli studi propriamente medievali, la sua figura si colloca nel glorioso filone barese e pugliese che dal pioniere liberale anticrociano Gabriele Pepe porta a lui e a studiosi come Pasquale Corsi (con Licinio docente di Storia medievale a Bari), Francesco Magistrale, Pasquale Cordasco, tramite la grande lezione dell’indimenticato Giosuè Musca.

Federico II è per Licinio personaggio assolutamente centrale, riconsegnato però alla sua più giusta dimensione storica di monarca e imperatore medievale, scevro dalle superfetazioni metastoriche o mitiche che attorno gli si sono costruite nei secoli. Per non parlare del suo impegno di storico contro tutte le varie teorie sull’interpretazione misterica di Castel del Monte, per lui e per la sua scuola “semplicemente” un bellissimo castello medievale.

Tra i suoi lavori, impossibile non citare, escludendo le recensioni, gli articoli e i saggi pubblicati sulle più importanti riviste di studi storici, almeno le monografie “Uomini e terre nella Puglia medievale. Dagli Svevi agli Aragonesi”, 1983; “Castelli, foreste, masserie. Potere centrale e funzionari periferici nella Puglia del secolo XIII”, 1991; “Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d’Angiò”, 1994 e poi nuova edizione nel 2010; “Masserie medievali. Masserie, massari e carestie da Federico II alla Dogana delle pecore”, 1998; con il suo amico Franco Cardini, “Il naso del templare. Sei saggi storici su templari, corsari, viaggiatori, mastri massari e monstra medievali”, 2012.

Infine, fresco di stampa, “Uomini, Terre e Lavoro nel Mezzogiorno Medievale (secoli XI-XV)”, appunto 2017.

Ha poi curato numerosi atti di convegni, a partire da quelli delle celebri Giornate normanno sveve, seminari biennali internazionali da lui personalmente organizzati in qualità di direttore del Centro Studi Normanno Svevi, carica ricoperta dal 2004 al 2010.

Ha inventato i Mercoledì con la Storia, ricorrente e fortunato appuntamento culturale per presentazioni di libri e approfondimenti.

Studioso anche, sulla scia gramsciana, di questione agraria, ha contribuito a fondare a Montalcino (Siena) il locale Centro di studi per la storia delle campagne e del lavoro contadino. Dal 1976, anno della sua fondazione, sino al 1979, ha fatto parte, inoltre, della redazione della rivista “Quaderni medievali”.

È nato poi principalmente a sua cura il sito mondimedievali.net, visitatissimo dagli appassionati.

Raffaele Licinio è stato anche prolifico come traduttore, soprattutto dal francese e non certo solo per lavori di storia medievale ma anche di politica, storia contemporanea, analisi delle mentalità (qui nel solco anche annalista). Una personalità, dunque, estremamente poliedrica.

Scrive di se stesso: «La mia attività scientifica è stata incentrata in particolare sui rapporti tra strutture sociali e produttive, assetto del territorio e realtà istituzionali all’interno del Mezzogiorno bassomedievale, con particolare attenzione verso gli ambiti territoriali pugliesi».

S’intitola, infine, significativamente “Apprendere ciò che vive” una miscellanea in suo onore appena edita da Edipuglia e curata da Victor Rivera Magos e Francesco Violante.

Pensata in occasione del suo collocamento a riposo (sarà presentata a Foggia il 17 maggio), raccoglie i contributi di importanti rappresentanti della ricerca, non solo pugliese: ancora Cardini e poi Pina Belli d’Elia, Cosimo Damiano Fonseca, Angelo Massafra, Corrado Petrocelli, Giuliano Volpe, Francesco Tateo, Vito Sivo (anch’egli bitontino).

Raffaele Licinio è personalità scientifica il cui apporto alla conoscenza della storia, e in particolare a quella degli aspetti legati al medioevo nelle sue varie sfaccettature, merita di essere conosciuto nei dettagli, ben più di quanto possa aver fatto questo nostro pezzo, scritto, come detto, in nome della stima verso il prof e, se permettete, vergato persino con quel filo di emozione che mai dovrebbe mancare quando si scrive e si cerca di tracciare una testimonianza. Perché, capovolgendo il titolo della pubblicazione in suo omaggio, vive in noi quel che, grazie a lui, abbiamo appreso. Una conoscenza e una frequentazione che si fanno fermento e, solo in quell’istante di crescita e ricrescita, si trasformano in rigenerante cultura.

Postilla: questo pezzo non sarebbe mai nato senza l’ausilio ricevuto dagli amici Victor Rivera Magos, Giuseppe Losapio e Francesco Mastromatteo. A loro un sincero ringraziamento.

giovedì 11 Maggio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:42)

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti