Cultura

Festival Ecomuseale, appuntamento a Torre Ricchizzi

La Redazione
Torre Ricchizzi
Oggi il via alla rassegna, nella masseria appartenuta alle nobili famiglie bitontine Calò e Ricchizzi
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Prende avvio oggi la quinta edizione del Festival Ecomuseale delle Arti, organizzato dall’Associazione ecomuseale del Nord Barese. Un impegno di valorizzazione delle risorse territoriali attraverso le più varie espressioni artistiche. Partenza alle 19 a piedi da piazza Capitaneo, a Palese, per raggiungere in pochi minuti l’antico complesso di Torre Ricchizzi.

Dopo una presentazione del festival e il racconto storico a cura dell’architetto Eugenio Lombardi, seguirà la lettura di alcune poesie e brani di narrativa, per poi cedere spazio alla voce e alla musica dello stornellista Ivan Dell’edera della cooperativa Kokopelli, con “Penultima notizia, notiziario politico-satirico”.

Collabora alla serata l’associazione Puglia Domani.

Torre Ricchizzi, la torre dei bitontini a Palese

Non si dispone di notizie di epoca medievale, ma è da supporre che doveva trattarsi di un importante complesso massariale dedito all’olivicoltura rientrante nella categoria di clausurae o claustrum che si affermarono in poca angioina. La torre a base rettangolare, che costituisce il nucleo più antico, dovrebbe risalire al XIII-XIV secolo e dovrebbe rientrare in un sistema di torri di avvistamento a guardia dell’entroterra. Altri corpi di fabbrica furono aggiunti tra XV e XVI secolo, mentre un’elevazione posteriore della torre può essere attribuita ad interventi settecenteschi. La masseria è denominata in alcuni catasti con il nome di Torre Calò che lascia supporre una proprietà del complesso da parte della nobile famiglia bitontina Calò, che tra XV e XVI secolo fece realizzare grandi progetti edilizi nella sua città. Nella santa visita del vescovo bitontino Crescenzi (1663) è menzionata una cappella nel cortile di Torre Calò sulla via della Marina di Santo Spirito. Il presule dopo averla visitata disponeva che si ripristinasse la pietra sacra dell’altare e si ponesse una tela cerata alla finestra e che il sacro edificio fosse chiuso a chiave. Nella Visita di monsignor Gallo (1674) il vescovo la trovava ben ornata e ne indica l’intitolazione a San Francesco. Non è certo però che la cappella sia da individuare con certezza presso il complesso di Torre di Ricchizzi in quanto non vi è un riscontro architettonico, ma l’ubicazione sulla via di Santo Spirito e la denominazione lo lascerebbero supporre. Successivamente il complesso apparteneva alla famiglia bitontina Ricchizzi che tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX possedeva anche una villa a Santo Spirito che poi cedette a Giacinto Giannone de Maioribus.
Il complesso è realizzato in dura pietra calcarea squadrata in modo irregolare, si compone da un’alta e snella torre a base quadrata, un tempo dal caratteristico tetto “chiancarelle” poi crollato, un edificio a base rettangolare e l’annesso cortile a cui si poteva accedere dal portale a tutto sesto incorniciato da ghiera in bugnato rustico. Nella chiave di volta del portale si trovava uno stemma araldico, purtroppo trafugato da ignoti, probabilmente databile stilisticamente al XV-XVI secolo. Lo scudo di forma esagonale era inquadrato da cartigli molto schiacciati, non a rilievo, ed era impartito da una banda orizzontale, nella metà superiore di scorgeva una croce, mentre la parte inferiore era illeggibile. All’interno del complesso si possono ancora vedere i resti del frantoio realizzato in due grandi ambienti voltati a botte presenti al piano terra, nei quali sono ancora visibili le botole per il deposito delle olive o dell’olio.
Tra i due cornicioni modanati al limitare con il tetto, la torre presenta alcune strette feritoie per archibugi, realizzate probabilmente durante la fase di ampliamento del XV secolo. Il complesso è vincolato con D.M. del 21/01/91

(ricerche a cura dell’architetto Eugenio Lombardi).

sabato 29 Luglio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:02)

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