La rubrica del giovedì

Michele Carelli, maestro bitontino “cantore del dolore”

Marino Pagano
Processione dell'Addoloorata
Nella musica trovò la sua ispirazione: rimase quasi cieco a causa probabilmente dello sforzo sugli spartiti
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Continuiamo il nostro “tour” attraverso i musicisti bitontini. Ecco oggi Michele Carelli, eminente esponente di quelli che in maniera efficace Nicola Morea ha definito “cantori del dolore” (in un libro del 1985), nato a Bitonto il 6 gennaio del 1838.

L’associazione “Davide Delle Cese”, molto attiva sul territorio (con anzi numerosi sconfinamenti) lo ha degnamente ricordato nel 2011, in occasione del centenario della morte (1911). Si segnalano sulla sua figura studi anche di Luigi Lauta, apprezzato docente di musica e cultore di storia artistica cittadina. Studi, i suoi, di cui auspichiamo una nuova e più diffusa pubblicazione.

Educazione umanistica, Carelli fu davvero segnato dal dolore: la sua esistenza fu già una purtroppo solerte composizione di giorni e anni riflessi all’amaro gusto del senso della sofferenza. Il suo lavoro artistico fu dunque la sua stessa vita e la sua arte ne fu immediata filiazione e veridica rappresentazione.

Musicalmente fu allievo di Francesco Ventafridda (altra figura da approfondire), studiò poi già quattordicenne al conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli.

Tornò però da noi per la morte del padre e la sua fama presto si diffuse. Sposatosi, rimase non molto tempo dopo vedovo, con tre figli da accudire e crescere.

Nella musica Carelli trovò la sua ispirazione, diremmo il suo compiuto sacrificio: rimase quasi cieco a causa probabilmente dello sforzo sugli spartiti.

1878-1891: questi i suoi anni più produttivi come compositore di opere dedite a cantare la Passione di Cristo (studiate anche dall’indimenticabile professor Giuseppe Moretti).

Siamo dunque nell’ambito della pretta musica sacra, opere composte anche come responsabile della liturgia dei canti presso la nostra cattedrale, uomo di fiducia del clero locale.

Nel 1870 aveva già composto la messa “Domine Deus, qui tollis peccata mundi” e l’anno successivo “Le sette ultime parole di Cristo”.

Sue le 14 marce funebri della Settimana Santa, dal maestro Vito Vittorio Desantis significativamente definite l’autentica “colonna sonora” dei riti bitontini della Passione.

Ma “esiste ancora un gran numero di opere che andrebbero studiate e riproposte alle nuove generazioni, non solo sacre” (ancora il Desantis).

Per allievi ebbe Biagio Abbate, Pasquale La Rotella e Francesco Vacca.

Quest’ultimo affiancò alla direzione dei concerti bandistici sia Carelli sia Delle Cese.

Michele Carelli morì nel gennaio del 1911.

La messa funebre fu accompagnata dalla “Schola Cantorum” della Basilica di San Nicola di Bari, diretta dal suo allievo e compositore Pasquale La Rotella.

Sulla figura del maestro Michele Carelli siamo convinti possano e debbano compiersi adeguati e scientifici studi. Esiste un patrimonio da valorizzare assolutamente. Se ne prenda sempre più coscienza.

giovedì 21 Settembre 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 22:40)

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