Cultura

L’anima ‘essenziale’ della città negli scatti di Domenico Fioriello

Marino Pagano
Anteprima della rivista e prima pagina della rivista stessa
Di professione architetto, autore di scatti dal notevole taglio "essenziale", cifra apprezzata già da tempo dalla critica più aggiornata e prestigiosa
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Quando parliamo della nostra città come luogo d’arte e cultura, evidentemente la qualifica fa riferimento non solo alle dotazioni in termini di monumenti o realtà fisiche. Anzi, siamo sicuri il senso vada cercato nella vitalità cittadina quanto a creatività, estro, capacità.

Pensando all’arte, non avremo forse avuto la coerenza di una scuola artistica come è stata Molfetta, forse abbiamo giocato anche qui a dividerci, sta di fatto che non sono certo mancati ottimi nomi, nella prima e seconda metà del secolo. E così oggi. Nell’arte figurativa, in quella sperimentale, nella fotografia.

Con riferimento a quest’ultima branca, non può tacersi l’opera di valore di un nostro concittadino, Domenico Fioriello, di professione architetto, autore di scatti dal notevole taglio “essenziale”, cifra apprezzata già da tempo dalla critica più aggiornata e prestigiosa. Dove essenziale vuol dire minimalista e denso di significati, parco nell’espressione e però loquace nel senso del significato stesso.

Fioriello, laureato con lode in Composizione e Progettazione Urbana alla facoltà di Architettura di Pescara, dopo un breve periodo di ricerca con l’università, si dedica esclusivamente all’attività professionale, specializzandosi in Architettura degli Interni.

All’architettura si aggiunge l’interesse per la fotografia, mezzo con cui ama indagare spazi, strutture e paesaggi nei loro molteplici aspetti, per ambiti specifici, osservando sia il contesto urbano sia quello rurale. Da qui un’approfondita conoscenza del territorio comunale di Bitonto. E non solo. Per vie familiari, è legato alla Lucania, specie a quella dei borghi dell’interno materano.

E così è arrivato ultimamente per lui un bel riconoscimento che va ad unirsi ad una serie di notevoli traguardi. Ci riferiamo alla pubblicazione di alcuni suoi scatti sulla rivista Rest, diretta da Fulvio Bortolozzo, tra i più innovativi e stimati interpreti del cammino della fotografia come arte in Italia e non solo. Arte e, chiaramente, osservazione della realtà. Da qui numerosi suoi progetti in giro per l’Italia. Ma tante anche le mostre all’estero e così le iniziative editoriali di Bortolozzo, dal 1998 docente all’Istituto Europeo di Design di Torino. Rest è una rivista di fotografie volutamente senza parole. “I fotografi selezionati realizzano serialità con immagini interessanti. Rest cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi”. Questi i propositi della rivista.

Fiorello pubblica assieme ai fotografi Briatta, Giannotta, Guzzardi, Puglisi e Raffini.

Dieci le sue fotografie. Raccontano una particolare e a suo tempo anche difficile area cittadina di espansione, tra le prime del dopoguerra. Parliamo del complesso Ina Casa, mole di edifici popolari su via Giovanni XXIII. Una volta estrema periferia, oggi zona più integrata a livello urbanistico. Quanto agli scatti, non aggiungeremo molte parole, probabilmente ridondanti e inopportune rispetto a tanto silenzio comunicante. Il bianco, tra i colori il prediletto di Fioriello (forse per eterna e fanciullesca dimensione dell’animo?), rassegna l’agognata meta del candore, spazio libero dal frastuono che confonde, attanaglia, opprime.

Un bianco di libertà. Fotografie di verità. Scatti che provengono da un osservare attento e scrupoloso, mai prono ad ogni conformismo, anzi spinto spesso alla necessaria denuncia, con ironia non solo sottile, soprattutto onesta, l’ironia che nasce dai cuori magari anche amari perché strettamente legati ad una mente in ricerca, desiderosa del bene, talvolta delusa ma mai rassegnata.

Belle, davvero belle, nella loro ostentata appunto essenzialità, queste foto di un quartiere particolare della città del nostro secondo novecento. Un’area come detto non priva di difficoltà, in una città che ne ha tante, assieme alle bellezze, aspetti che un esteta come Fioriello non si stanca mai di figurare (molti gli angoli del centro storico da lui ritratti), ma che sempre sottopone alla fruizione estetica accompagnata dalle domande e da vigorosi dubbi, intensi nella loro origine irrinunciabilmente civica.

domenica 14 Gennaio 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 21:38)

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