Ancora il ricordo di un grande e forse ancora non adeguatamente conosciuto bitontino del XX secolo. Già, perché quando la città di Foggia nell’estate del 1943 fu drammaticamente e barbaramente colpita dagli Alleati con nove bombardamenti e relative 20mila vittime civili, il centro dauno sapeva che, nel dolore estremo, poteva contare su un grande uomo. Quest’uomo era padre Odorico Tempesta, nato nella città degli ulivi nel 1912.
Fu tra i protagonisti assoluti, col vescovo Farina e altri sacerdoti che si trovarono a reggere il difficile momento, della ricostruzione di Foggia.
“Per onorare l’abito che indosso“, amava dire. Fu un testimone e un maestro allo stesso tempo. Incarnò il volto autentico del sacerdote che, nel tempo della barbarie, si erge per amore del suo popolo.
Morì novantenne nel convento francescano di San Luca a Valenzano (che fece riaprire dopo decenni di chiusura).
Un uomo di gran valore, persino nella sua umiltà e discrezione: un bitontino che a Bitonto si dovrebbe ricordare di più. Uno dei figli migliori della storia di questa città. Ricordiamo sempre il genio dei musicisti, dei pittori, dei letterati. Non dimentichiamo il genio del bene.
Sugli eventi di Foggia scrisse anche un libro diario, rimasto famoso.
Disse anni dopo: “Credo che ancora oggi, in Italia, sia difficilmente immaginabile ciò che avvenne a Foggia nel 1943. La città fu immolata per la patria e per questo motivo, ancora oggi, bisogna battersi per avere la medaglia d’oro al valore militare, perché in quei giorni Foggia fu un bersaglio militare e basta“.
La medaglia è poi arrivata nel 2007.
Se ad inizio ‘900 Foggia era ammirata da Ungaretti e poi si ridusse a essere ingiustamente dileggiata da Moravia (“la città più brutta del mondo”), lo si deve anche a quelle bombe.
Non sappiamo come definire esattamente l’operato di padre Tempesta, simile a quello di credenti e non credenti che nei momenti drammatici, senza perder tempo, si mettono a scavare, a lavorare, ad offrire aiuto e assistenza. Nel suo caso, anche ad organizzare e guidare materialmente la macchina dei soccorsi, la ricostruzione. Sporcandosi le mani.
La speranza, dunque.
L’etica porta e dovrebbe portare ogni uomo ad agire così, ma è forte dentro di noi il felice “sospetto” che nel suo caso – considerati il suo abito religioso e il suo ardore di fede – si possa parlare di un qualcosa di assolutamente avvicinabile alla santità. Nel titolo usiamo le virgolette, ma esistono tanti santi sconosciuti a noi e anche alle definizioni (cui pure dobbiamo attenerci, da credenti) della Chiesa. Essi sono però conosciuti a Dio. Padre Tempesta è stato conosciuto compiutamente anche dagli uomini.
“Raggiunta la mia celletta, avvertivo il sonno, ma quando la testa, appesantita, si ripiegava sulle braccia, mi svegliavo di soprassalto, con apprensione e angoscia, perchè avevo il saio e le maniche ancora bagnate del sangue di tanti feriti e di tanti morti da me raccolti! (…) E pregavo per gli innocenti, caduti per l’ingordigia di potere di dissennati dittatori” (Padre Odorico Tempesta).
Sono sempre stata orgogliosa di essere nipote di Padre Odorico Tempesta, in famiglia Zio Michelino.
Come dimenticare la sua pacatezza, la saggezza e la sua bontà.
Resterà sempre nel mio cuore.
Salve, sono Tommaso Palermo, residente a Foggia, sto cercando note biografiche di Padre Odorico Tempesta per una conferenza che si terrà a Foggia nell’autunno del 2023 e che mi vede coinvolto. Le sarei grato se riuscisse a contattarmi e a fornirmi informazioni e ricordi per ricostruirne la figura storica e spirituale. Grazie di cuore. postatommasopalermo@gmail.com