Cultura

Quando nel XV secolo i Gerosolimitani misero radici a Bitonto

Marino Pagano
Vito Ricci
Un saggio di Vito Ricci su "Studi Melitensi"
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Un approfondimento sulla storia del Sud con al centro la Bitonto del 1400. Ecco il saggio “La Commenda di San Giovanni Gerosolimitano a Bitonto nel XV secolo” a firma di Vito Ricci.

Una trattazione che appare grazie al Centro Studi Melitensi di palazzo Ameglio a Taranto, istituto di ricerca nato nel 1993. Dal centro si dipana da tempo una ormai consolidata tradizione di saggi, mostre e appartamenti dedicati all’esame di tanti aspetti inerenti la storia dell’Ordine di Malta. Seminari organizzati con coerenza nel tempo, convegni, pubblicazioni e una biblioteca fornitissima. Una realtà viva.

Lo studio di Ricci è stato pubblicato sul numero XXV del 2017 della rivista, appunto, “Studi Melitensi”. Detentore di una vasta bibliografia personale sul tema, Ricci, appassionato di storia medievale, con particolare riguardo alla Puglia e al Mezzogiorno, collabora con alcuni siti di storia e con diverse riviste del settore.

È socio ordinario della “Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani” (Larti) e fondatore dell’associazione del Centro Studi Normanno Svevi. Le strategie insediative ed economiche degli ordini monastico-religiosi sono da sempre al centro della sua ricerca. Al suo attivo i volumi “I Templari nella Puglia medievale” e “Province e maestri provinciali templari nel Mezzogiorno italiano” (2009 e 2017).

Il saggio di cui vi parliamo fa il punto sulla documentazione al momento nelle mani degli studiosi, con preciso riferimento ai giovanniti in un centro importante come Bitonto. Se per il ‘300 manca completamente materiale, sulla prima età angioina è documentato il possedimento di uliveti nella zona. Non solo, c’è anche una chiesa, presidio giovannita: San Benedetto de Fracta, chiaro toponimo indicante zona rurale, con fusti e siepi. La chiesa dipende dal complesso di Santa Maria de Mari di Canne. Siamo nel 1224. Tuttavia, l’insediamento vero e proprio sorge già in epoca sveva.

Decisamente più interessante la mole di documentazione inerente il XV secolo. Al 1436 data il primo atto ufficiale in cui è nominato il precettore, fra’ Antonius de Branucio, con la struttura bitontina dipendente ora, probabilmente, dalla famosa abbazia della Santissima Trinità di Venosa. Aumenta la prosperità con sempre più alberi di ulivo. Non a caso troviamo citato il precettore in un patto di compravendita di olio. Così come crescono le case concesse in enfiteusi ai giovanniti stessi.

Da qui l’ingente ricchezza della domus locale con ricavi e introiti davvero cospicui. Da qui anche i contrasti in seno alla precettoria bitontina, ad esempio nel 1468, quando insistono due pretendenti alla carica di titolare. In sintesi, lo studio di Ricci serve a farci comprendere la rilevanza di questa terra per i giovanniti.

Tutta l’area sulla via Traiana e la Capitanata erano, non certo fortuitamente, al centro delle strategie territoriali dell’ordine. Una storia che non può non essere anche di potere. Una storia in cui questo territorio è ben inserito. A Ricci il merito di aver fatto luce sul tema, conscio di quanto ancora possa studiarsi per arrivare alla piena luce sul ruolo giovannita a Bitonto.

Siamo certi di un suo pronto ritorno sull’argomento, tra un saggio e l’altro, tanto forte è la curiosità che lo anima nella ricerca.

venerdì 30 Marzo 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 20:56)

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