Cultura

Al Traetta in scena la Canzone petrarchesca, con Francesco Salamina

La Redazione
"Due sonetti e tre Canzoni" al teatro Traetta
Ieri sera il poeta-attore si è esibito nel recital "Due sonetti e tre Canzoni" declamando poesie di Petrarca e Leopardi
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Al teatro Traetta, ieri sera, è andata in scena una performance teatrale alquanto originale, nell’ambito del programma di “Bitonto Cortili Aperti“. Si tratta di “Due sonetti e tre Canzoni, recital di Francesco Salamina“. Il poeta-attore di origine calabrese, pugliese d’adozione, ha fatto rivivere la tradizione della Canzone, il genere letterario portato al suo massimo splendore da Francesco Petrarca.

La Canzone è uno dei generi più usati nella letteratura italiana dal Duecento in poi e deriva dalla Chansòn di origine provenzale. I poeti della Scuola siciliana e in seguito gli stilnovisti, che si rifanno alla tradizione provenzale, eleggono proprio la Canzone al metro per eccellenza, tanto che lo stesso Dante Alighieri la colloca al primo posto tra le strutture metriche.

Colui però che la eleva alla sua massima forma è senza dubbio Francesco Petrarca, che ne ricaverà un modello universalmente imitato nei secoli successivi: la Canzone Petrarchesca. Nel corso dei secoli avvengono poi delle modifiche nella struttura metrica della Canzone. Uno dei primi ad attuarle è Alessandro Guidi, che compone Canzoni con strofe indivise e schema molto variabile sia per il numero dei versi, sia per la struttura della strofa, conosciute con il nome di “canzoni a selva”, composte da endecasillabi e settenari.

Da questa base parte Giacomo Leopardi che esprime una assoluta libertà di composizione pur non dimenticando le forme della canzone petrarchesca. Egli darà vita alla Canzone libera (o leopardiana) che, dunque, è molto più moderna.

Salamina è partito proprio da Petrarca (“Chiare, fresche e dolci acque“), composta nel 1343, per poi giungere all’altrettanto celebre “La Sera del dì di festa” di Giacomo Leopardi, composta nel 1820. Con un salto di due secoli è così giunto al 2016, anno di composizione della Canzone “La luna e il mare“, composta dallo stesso Salamina.

«Quello che mi piace fare quando recito le liriche di questi grandi autori – spiega il poeta a BitontoLive – è personalizzarle ma senza stravolgere il testo. Per fare questo mi servo di reiterazioni, ridondanze e anche sostituzioni, che rendono l’interpretazione molto più realistica. In questo modo ottengo l’effetto dell’immedesimazione nello spettatore, mettendomi al suo stesso piano. Questo è il motivo per cui, quando recito, preferisco scendere dal palco e posizionarmi alla stessa altezza degli spettatori».

Salamina sembra dunque rinnovare antiche tradizioni teatrali, rifacendosi, per esempio, alle metodiche utilizzate nell’Ottocento dal grande attore Gustavo Modena, che incantava le platee con le sue suggestive ‘Lecturae Dantis’. Oltretutto, prima di lui, pochi attori, tra cui il grande Carmelo Bene, si sono cimentati nell’interpretazione di poesie leopardiane, generalmente considerate impegnative.

Ieri al Traetta la voce di Salamina era accompagnata da quella dell’arpa di Jacub Rizman, che ha interpretato celebri brani della tradizione barocca. L’introduzione e i commenti sono stati curati dalla giornalista Mariagrazia Lamonaca, mentre l’associazione culturale “Cenacolo dei Poeti” ha prodotto la realizzazione del recital.

lunedì 28 Maggio 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 20:24)

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