Verso le amministrative

«Da solo al comando? Ho 240 persone con me». Intervista a Michele Abbaticchio, 2

Annarita Cariello
Michele Abbaticchio
I contrasti politici, il rapporto con le frazioni, le progettualità in corso e la visione futura di Bitonto
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Prosegue l’intervista a Michele Abbaticchio, sindaco uscente e nuovamente candidato alla guida di Palazzo Gentile alle prossime elezioni amministrative. Lo sostengono dieci liste.


In che rapporti è con Emanuele Sannicandro, candidato sindaco del centrosinistra, dopo la rottura anche con Insieme per la Città che prima l’appoggiava, e le conseguenti dimissioni di Michele Daucelli da assessore alle finanze?

Io ho ancora in archivio il messaggio che gli mandai chiedendogli di incontrarci e parlarne, dopo che i toni si erano accesi da entrambe le parti. Non vedevo un punto d’intesa generale, ero un po’ stufo di assecondare alcune richieste – come la presentazione ad ottobre della mia candidatura, che per me era prematura e che non volevo fare e ciò nonostante di dover sentire voci discordanti. Poi la questione del famoso pranzo a cui Sannicandro, Daucelli e gli altri di Insieme per la Città non si presentarono, a me fa sorridere. Quel pranzo fu organizzato affinché tutti i rappresentanti della coalizione che mi appoggia alle elezioni, che è molto estesa, si potessero presentare e conoscere tra loro, una sorta di team building, come si fa nelle aziende. Quel pranzo è diventato invece una questione di Stato e le motivazioni per cui lo disertarono cambiavano a seconda dei casi. Io ho solo detto che la loro decisione di non voler partecipare a questo momento di aggregazione – tra l’altro erano gli unici a mancare come forza politica – avrebbe assecondato le voci e i pettegolezzi delle altre liste sulla veridicità del loro atteggiamento a volte critico nei miei confronti. Quindi ho detto loro: evidentemente ci dobbiamo chiarire su alcuni aspetti, fermiamoci un attimo e parliamo. Ma a quell’invito non ho mai ricevuto risposta e poi le cose sono precipitate.

E alle accuse che le hanno rivolto, sia il Partito Socialista che Insieme per la Città, di essere un uomo solo al comando della città, di voler essere sempre lei a decidere, cosa risponde?

Per essere solo, 240 candidati consiglieri al mio fianco sono parecchi. Credo che sia arrivato il momento, per tutti e anche per loro, di fare un po’ di autocritica. Io ho dieci movimenti politici che mi sostengono, tra partiti e liste civiche, composte da persone di grande autorevolezza, in grado di intendere e di volere e che non si fanno comandare da me, e che mi onoro di avere al mio fianco. Penso agli assessori che hanno avuto sempre carta bianca nei loro settori di competenza, e a tutti i candidati consiglieri che mi supportano, professionisti che hanno una posizione sociale ben definita e non hanno bisogno della politica per campare. Ci si candida in parte per volontà di servizio politico e in parte per desiderio personale di voler essere ricordati per aver fatto qualcosa di buono per la propria città. Io per primo non ho rinunciato a metà del mio reddito personale per puro altruismo, rinuncio perché vorrei che un domani mia figlia, guardando ad un parco giochi o ad un’opera pubblica importante, possa dire: “Queste cose esistono perché all’epoca c’era papà a fare il sindaco di Bitonto”. Questo, per me, è un motivo di retribuzione.


Ci sono, quindi, 240 consiglieri per 15 posti in consiglio comunale, qualora lei vincesse le amministrative. Pensa di poter contare su una maggioranza stabile per governare?

La stabilità si guadagna con un percorso che si instaura insieme. In questi cinque anni da sindaco ho imparato a gestire momenti di confronto complessi, avendo una coalizione molto variegata e vedendo che le liste civiche parlavano un linguaggio e i partiti un altro. La prima esperienza politica mi è molto preziosa per valutare ciò che mi aspetterebbe nei prossimi anni, qualora fossi riconfermato. Nelle dieci liste che mi sostengono ci sono molte persone valide, che hanno un importante consenso personale alle spalle e che rappresentano strati sociali diversi, con le quali mi trovo benissimo a lavorare. Con tutti i segretari della coalizione, di cui conosco punti di forza e di debolezza, abbiamo punti d’incontro forti e molti hanno vissuto con me la prima esperienza da sindaco, affrontando tempeste di ogni tipo, ed uscendone molto più uniti. I numeri possono anche impressionare, ma dobbiamo pensare alle teste che organizzano i movimenti politici, i segretari politici, ovvero persone che conosco da tempo e che stimo. E poi ci accomuna un obiettivo unico: la ricongiunzione del centrosinistra, dimostrando che la stragrande maggioranza crede che ci debba essere una guida politica diversa da quella che negli ultimi anni ha portato avanti la segreteria del Partito Democratico.


Cosa rimprovera al Pd locale?

Non condivido la linea politica che ha avuto in questi anni contro un’amministrazione comunque di centrosinistra, con la quale si poteva benissimo avviare un rapporto di collaborazione. Ritengo che Franco Natilla sia il responsabile di questo clima politico di tensione, che si è acceso anche con toni personalistici nei confronti dell’ex assessore Daucelli che ora, curiosamente, fa parte della sua stessa coalizione a sostegno di Sannicandro, ma anche verso miei collaboratori e assessori e di chiunque volesse costruire qualcosa con la mia amministrazione. Lui è il vero responsabile politico di questo mancato rapporto di collaborazione con il Pd, insieme al segretario del partito locale (Biagio Vaccaro, ndr) che avrebbe dovuto porre in atto dei rimedi, ma non l‘ha fatto. Questo è il mio parere, ma è anche condiviso da tutti quelli che sono ora nella mia coalizione. Poi vedremo cosa la città delibererà in merito. Questo non significa che io, un domani, non possa riaprire un dialogo di confronto con gli esponenti del Pd per il bene della città perché, ripeto, per me la politica è una cosa e i rapporti personali sono un’altra.


E i rapporti con gli altri esponenti dell’opposizione, in questi cinque anni, come sono stati?

Sostanzialmente buoni, a parte l’ultimo episodio di scontro con Domenico Damascelli (Fi) che è sfociato in un attacco personale, e che non sta né in cielo né in terra come validità, visto che ha detto cose oggettivamente false. Aspetto ancora le scuse, pensi un po’ come sono ingenuo.


Nella campagna elettorale del 2012, in un’intervista rilasciata proprio a BitontoLive, lei dichiarò: “Se fossi eletto, tra cinque anni voglio essere cacciato perché la politica è un servizio non un lavoro, perché il cittadino deve essere il datore di lavoro del sindaco e non viceversa”. Perché invece si ricandida?

Il discorso era molto più generale, parlavo del fatto che non mi piacciono le persone che vivono la politica come se fosse il loro lavoro. Ho detto che non avrei sentito la necessità di trovare, dopo cinque anni, il modo per continuare a vivere grazie alla politica, perché ho un lavoro. Solo che molte persone mi hanno chiesto di ripropormi come sindaco di Bitonto, di continuare il percorso, anche perché in questi cinque anni ho “giocato”, come finanziamenti europei, con i rimasugli della programmazione precedente. Ora sta partendo la nuova programmazione europea, con fondi molto ingenti, ecco perché a me piacerebbe tagliare il nastro di tutte le opere pubbliche già finanziate e vincere altri progetti che potremmo realizzare nel futuro.


Cosa pensa degli altri candidati sindaci?

Dino Ciminiello non lo conoscevo, aspetto di vedere il programma del Movimento 5 stelle. Da quello che ho ascoltato, non sono convinto sull’avvio del circuito economico della canapa, non lo condivido e non credo che il Comune possa promuoverlo. Non condivido neanche l’approccio al sistema gestionale del Comune: capisco che voglia stare tra i cittadini ma non si può delegare tutto alla squadre degli assessori tecnici. Il sindaco deve stare anche al Comune, firmare le delibere di giunta, studiarle, dialogare e lavorare con gli uffici, dare una mano alla macchina comunale che non è perfetta, creare rapporti istituzionali, guidare gli assessori. Le intenzioni sono positive, però amministrare comporta tante capacità che spesso dall’esterno non vengono capite. Per quanto riguarda Carmela Rossiello, abbiamo due modi d’intendere la politica completamente diversi. Credo che abbia forti competenze nel suo settore, che è quello scolastico, mentre su altri temi penso che debba necessariamente confrontarsi con altre persone, ma non ho avuto modo di parlare con lei di determinate tematiche. Lillino Sannicandro viene da un’esperienza politica nell’ente locale che aveva una normativa completamente diversa da quella attuale, non so come si troverebbe a gestire il Comune con le regole del gioco di oggi. Me ne ha dette di tutti i colori, ma preferisco non rispondere agli attacchi personali perché credo che ai cittadini non interessino. L’unica proposta programmatica che conosco, fatta dalla sua coalizione, è l’appalto esterno per la ditta di raccolta dei rifiuti, e credo che vada completamente nella direzione contraria a ciò che il Pd ha votato in consiglio comunale, cioè mantenere nel pubblico la gestione dei rifiuti attraverso la Sanb o la capitalizzazione pubblica dell’Azienda Servizi Vari.


Quali sono i suoi rapporti con le frazioni, Palombaio e Mariotto, dopo cinque anni di amministrazione?

Non vado a farmi il caffè la mattina nelle frazioni, cioè ritengo di non essere stato presente fisicamente come lo sono stato a Bitonto. Tuttavia penso di aver portato due opere importanti – a parte l’illuminazione a led, la fibra ottica, le aree ludiche, gli sportelli dei servizi sociali, i rallentatori che verranno installati a breve – che sono il recupero del canale di guardia a Mariotto e la riqualificazione dell’istituto comprensivo scolastico don Tonino Bello a Palombaio. Non vedo, nel passato, altre amministrazioni che hanno realizzato altrettanto in cinque anni. Sinceramente non mi vergogno di essere sindaco di Mariotto e Palombaio, alla luce di quello che ho fatto. Sempre si può fare di più, ovviamente.


Come immagina Bitonto tra cinque anni, se sarà rieletto sindaco?

La immagino con il lungolama riqualificato, più turistico e accessibile, con aree di parcheggio in prossimità che stiamo individuando tramite un sistema di convenzione con privati. Una Bitonto più attenta alla qualità della vita dei propri residenti, anche nel loro rapporto con il patrimonio culturale. Mi piacerebbe vedere i cittadini che si sentono più turisti della propria città, come accade in occasione di Cortili Aperti, più aperti nei confronti degli altri. Una città più serena nel vivere le proprie strade e piazze. Immagino le periferie con centri sportivi, servizi per le famiglie. Vorrei investire nel recupero dei tanti ragazzi a rischio della nostra città, in collaborazione con le parrocchie e le cooperative locali, per combattere la microdelinquenza sul nostro territorio e rendere Bitonto più sicura.

domenica 21 Maggio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:38)

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