Politica

I primi sindaci di Bitonto 4. Dai tumulti post fascisti al boom delle opere pubbliche

Annarita Cariello
Mercato coperto di Bitonto
Nuovo appuntamento domenicale per ricordare gli amministratori locali che si sono succeduti alla guida della città dal 1860 ai nostri giorni
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Nell’ultima delle tre rassegne sui sindaci di Bitonto che BitontoLive ha proposto ai lettori, protagonisti sono stati i primi cittadini che hanno amministrato Bitonto fino all’avvento del Fascismo e al primo governo retto da un podestà.

Oggi, sempre seguendo il fil rouge tracciato da Antonio Castellano e Michele Muschitiello nel volume “Sindaci di Bitonto dall’Unità d’Italia a oggi”, raccontiamo le tappe più significative di quei sindaci bitontini che contribuirono alla rinascita della città, dopo i tumulti post fascisti, con opere pubbliche che ancora oggi costituiscono parte fondamentale del tessuto urbano locale.

Serafino Santoro

Eletto podestà di Bitonto nel 1930, l’avvocato Santoro vi rimase come amministratore fino al 1938, contribuendo in maniera significativa alla realizzazione d’importanti iniziative in diversi settori della vita cittadina. Ideò e organizzò la Festa dell’olio e dell’uva, per valorizzare i prodotti tipici locali, che ebbe rilevanza anche a livello nazionale e diede il via ai festeggiamenti per il bicentenario della Battaglia di Bitonto e l’apparizione dell’Immacolata. Santoro restaurò anche la Cattedrale, nel 1932, chiedendo e ottenendo dal Governo un finanziamento di 35mila lire per riportare il duomo cittadino al suo aspetto originario. Inoltre, da sindaco, fece costruire l’edificio scolastico Principe di Piemonte, costato un milione di lire alle casse comunali e realizzato a tempo di record, in soli due anni, con 36 aule, ampi spazi esterni ed interni, 40 altoparlanti per la rete audio. E ancora, sistemò e riaprì il campo sportivo per la Festa della ginnastica, acquistò il nuovo Palazzo Gentile (per 540mila lire) per stabilirvi il Municipio e costruì il Mercato coperto su piazza XX Settembre.

Giovanni Battista Dragone

Rimasto al governo della città per cinque anni, dal 1938 al 1943, Dragone fu l’ultimò dei podestà eletti dal prefetto, e non dal consiglio comunale. Grazie alla collaborazione di celebri insegnanti e artigiani locali, contribuì allo sviluppo di Bitonto, acquisendo tra l’altro la Biblioteca dell’istituto Carmine Sylos, che andrò ad integrare il già ricco corpus librario della Biblioteca comunale Vitale Giordano (oggi Eustachio Rogadeo).

Arcangelo Pastoressa

Dopo il breve governo di transizione del commissario prefettizio Giuseppe Zaza (1943-1944), Pastoressa, figlio di contadini e valente agricoltore egli stesso, fu eletto sindaco di Bitonto e rimase al governo della città nel biennio 1945-46 e poi dal 1952 al 1953. Fervente antifascista, s’iscrisse al Comitato di liberazione nazionale e da lì passò al Partito comunista italiano. Arcangelo Pastoressa visse i tumulti del 1947 a Bitonto, a causa delle frizioni tra i partiti politici della città. Una notte, alcuni esaltati diedero fuoco alla sede della Democrazia Cristiana in piazza Cavour, a quella del Movimento Sociale in via Ilderis e al Circolo Unione in piazza Margherita. Per tre giorni fu bloccata la viabilità nelle arterie principali, impedendo l’entrata e l’uscita dei cittadini, assaltando le abitazioni e provocando il panico generale. I pochi Carabinieri della città non riuscirono a reprimere i tumulti fino all’arrivo della Polizia di Bari, che pose fine al caos e arrestò i responsabili. L’amministrazione Pastoressa si distinse anche per l’istituzione della tassa di famiglia, che colpì i ceti più abbienti. Sfiduciato nel 1953, il sindaco si ritirò a vita privata.

Nicola Calamita

L’ingegner Calamita fu la prima voce cristiana della libera radio di Bari, sin dal 1943. Prima commissario prefettizio, poi sindaco di Bitonto, governò dal 1946 al 1952, tra il primo e il secondo mandato di Pastoressa. La sua amministrazione fu travagliata dai contrasti interni nella Democrazia Cristiana ma riuscì a realizzare fondamentali opere per la città: la prima poligonale, che diede lavoro a moltissimi braccianti disoccupati; il Bosco di Bitonto, con il rimboschimento di oltre 100 ettari di terreni comunali; il restauro di Palazzo di Città e il rifacimento di lapidi e targhe stradali distrutte nel ventennio fascista.

Angelo Custode Masciale

Da segretario della coalizione di sinistra, nel 1953 fu eletto primo cittadino di Bitonto. L’amministrazione Masciale è ricordata per il grande impulso ai lavori pubblici, anche attraverso la redazione del Piano regolatore generale nel 1954 e la sistemazione degli uffici comunali, per la prima volta dotati di regolamenti e strumenti urbanistici. Nel 1958 lasciò la carica di sindaco perché fu eletto senatore nel Collegio di Bitonto e fece parte, negli anni successivi, delle commissioni tecniche del Senato. A Masciale si deve anche l’avvio a Bitonto della fase politica del centrosinistra, grazie alla promozione di nuovi rapporti tra Cattolici e Socialisti.

domenica 21 Maggio 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:38)

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