Spalla

Petizione europea contro il consumo del suolo nella Giornata mondiale della Terra

La Redazione
Cemento selvaggio
Nel vecchio continente la superficie coperta di cemento e asfalto è raddoppiata negli ultimi cinquant'anni. In Puglia la percentuale di consumo più alta d'Italia: fra il 7 e il 9%
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Oggi, 22 aprile, si celebra la Giornata mondiale della Terra. Cinquecento associazioni si mobilitano per dire stop al consumo di suolo con la petizione europea #salvailsuolo. Lanciano un appello al presidente Juncker perché si contrasti il consumo del suolo, che in Puglia è il più alto d’Italia: fra il 7 e il 9%. Ogni giorno in Europa vengono degradati 500 ettari di terra fertile.

Il suolo è la risorsa naturale più preziosa e scarsa in Europa. Negli ultimi cinquant’anni la superficie coperta din cemento e asfalto è raddoppiata, arrivando a 20 milioni di ettari: due nvolte la superficie agricola italiana. Senza contare tutte le altre nminacce a carico dei suoli: tre milioni di siti contaminati, dieci milioni din ettari gravemente danneggiati dall’erosione e quattordici milioni a rischio ndesertificazione sono alcune cifre di danni già registrati.

La task force italiana denuncia anche l’impasse parlamentare: da anni il progetto di legge contro il consumo di suolo è al palo. La superficie agricola europea, pari a 170 milioni di ettari, benché ragguardevole, non è in grado di rifornire il mercato europeo delle materie prime, che dipende in larga misura dalle importazioni. Se abbiamo un così forte bisogno di terre coltivate, la priorità dovrebbe essere proprio quella di proteggere il nostro suolo. E invece ogni giorno vengono urbanizzati o degradati 500 ettari di suolo europeo, e in molti casi il degrado corrisponde a una perdita definitiva della risorsa, ad esempio in seguito ad urbanizzazioni.

L’appello, rivolto a Claude Juncker e inviato in occasione della Giornata mondiale della Terra, fa riferimento all’obiettivo delle Nazioni Unite di “fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030” ed è rivolto alla Commissione europea affinché faccia la sua parte, con la consapevolezza che le politiche europee hanno un’impronta molto profonda sui suoli e i territori del resto del mondo. A lanciarlo sono i promotori dell’iniziativa dei Cittadini europei “People4Soil”, a nome delle 500 organizzazioni che hanno aderito al network europeo (www.salvailsuolo.it). Al presidente della Ce si chiede di fermare il consumo di suolo sviluppando un quadro legislativo vincolante per gli Stati membri, che riconosca al suolo lo status di “bene comune” proprio come l’aria e l’acqua.

In Italia la task force formata da Acli, Coldiretti, Fai, Inu, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf punta il dito anche sulla grave impasse del progetto di legge nazionale contro il consumo di suolo, da tre anni rimpallato dalle commissioni delle due Camere, e da undici mesi impantanato al Senato: “L’Italia per una volta poteva essere capofila europea, come primo Paese a darsi regole per il contenimento del consumo di suolo, ed invece quel provvedimento, che pareva sospinto da consenso unanime, sembra essersi infilato in un tunnel di cui ancora non si vede la fine”.

In Puglia la percentuale di consumo di suolo è tra il 7 e il 9%, la più alta d’Italia. L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.

«La terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali – denuncia il presidente di Coldiretti Puglia Gianni Canteleper fattori diversi, a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate. Ciò fa emergere la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni».

Eppure una politica attiva a difesa del suolo è anche una politica di sicurezza e sviluppo economico: suoli sani e ricchi di sostanza organica consentono produzioni agricole di maggior qualità e più resistenti ai rischi climatici; allo stesso tempo fermare la cementificazione di suoli agricoli è l’unico modo per concentrare gli investimenti edilizi nei luoghi che hanno davvero bisogno di rigenerazione: le città. Si tratta di una politica di sviluppo di lungo termine, che salvaguarda le risorse e il patrimonio europeo, ma è anche il caposaldo delle strategie di mitigazione e adattamento climatico. Per questo nella Giornata mondiale della Terra le 500 associazioni che hanno sottoscritto la lettera a Juncker chiamano a raccolta tutti i cittadini, invitandoli a sottoscrivere l’Iniziativa dei Cittadini europei su www.salvailsuolo.it.

«Proprio nell’ottica della prevenzione abbiamo avanzato una proposta di ddL all’assessore regionale all’agricoltura – aggiunge il direttore di Coldiretti Puglia Angelo Corsettiutile ad arrestare la pericolosa avanzata della copertura artificiale del nostro territorio. Con il dispositivo legislativo intendiamo valorizzare i terreni agricoli e promuovere l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, per impedire che il suolo, bene comune e risorsa non rinnovabile, venga sottratto alla sua utilizzazione agricola e stravolto nelle sue connotazioni naturalistiche attraverso l’eccessivo consumo. Riusciremmo così ad impedire lo sfruttamento e la sempre maggiore sottrazione di suolo dai contesti tipicamente naturali e rurali, che sta determinando cambiamenti radicali nel paesaggio, nell’ambiente, negli ecosistemi».

La Puglia convive, tra l’altro, con un vero e proprio paradosso idrico. Se da un lato è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi, dall’altro è colpita da alluvioni e piogge torrenziali, con l’aggravante che l’acqua non viene riutilizzata a fini irrigui, a causa della carenza e/o mancanza di infrastrutture ad hoc. L’andamento climatico impazzito, poi, si abbatte su un territorio fragile, dove 232 Comuni su 258 (78%) è a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica. Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni (dati Ispra).

sabato 22 Aprile 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:50)

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