Spettacolo

‘Il Diavolo e la Vergine’, intervista all’autore

Mariagrazia Lamonaca
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L'intervista a Marco Grossi
Lo spettacolo, ideato dal regista Marco Grossi, è andato in scena sabato scorso al Traetta
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Può un racconto radiofonico trasformarsi in una pièce teatrale? Secondo Marco Grossi sì. Per il regista romano, autore dello spettacolo “Il Diavolo e la Vergine“, andato in scena sabato scorso al Traetta, il teatro si adatta meglio del cinema alla trasposizione del lavoro radiofonico “L’Occhio del Diavolo”, di Oluf Bang.

Da questo racconto, nel 1960, il grande regista svedese Ingmar Bergman trasse l’omonimo film e, quasi sessant’anni dopo, Grossi ci riprova con una trasposizione teatrale di tutto rispetto, portata in scena dalla compagnia teatrale ACU – Associazione Compagnia Urbana, da lui stesso fondata a Bitonto.

BitontoLive ha intervistato Grossi, che ha raccontato la genesi di questo spettacolo e i progetti futuri dell’Associazione Compagnia Urbana.

Come è nata l’idea per questo spettacolo teatrale?

«L’idea nasce da un racconto radiofonico svedese, ma proprio perchè racconto radiofonico, dove la parola è predominante, secondo me era più facile adattarlo per il teatro che per il cinema. Questa trasposizione parte dall’idea di un Don Giovanni redivivo che si ritrova in un mondo molto simile a se stesso, dopo 400 anni, e ha grosse difficoltà a vedere se stesso nel contesto degli anni ’50 (periodo in cui la pièce è ambientata, ndr.)».

So che lei è romano ma ha fondato qui a Bitonto una compagnia teatrale, vero?

«Sì, sto cercando di mettere in piedi una compagnia teatrale con lo stesso procedimento che mettevo in pratica a Roma. I ragazzi che preparo sono molto bravi, partecipi e interessati al teatro».

Quanto avete lavorato per mettere su questo spettacolo?

«Abbiamo lavorato abbastanza per questa piece, soprattutto sulle dinamiche dei personaggi, che è l’aspetto più difficoltoso da mettere in piedi. È importante utilizzare quei detti e non detti che lasciano libertà allo spettatore di capire la situazione come andrà a finire. Lasciamo sempre molto spazio alla fantasia del pubblico».

Progetti per il futuro?

«Vorremmo mettere in piedi un testo di Shakespeare e lo stiamo già progettando».

lunedì 9 Aprile 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 20:52)

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