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«Il rugby? Non è solo un gioco per “maschiacci”»

Annarita Cariello
Annalisa Marrone
La 23enne giocatrice bitontina Annalisa Marrone racconta la sua esperienza sportiva nella squadra femminile Rugby Bitonto 2012
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Bitontina doc, classe 1994, Annalisa Marrone ha due grandi passioni: il rugby e la matematica. Due interessi apparentemente inconciliabili, che, però, si fondono benissimo nella personalità della 23enne giocatrice della squadra Rugby Bitonto 2012. Studentessa universitaria di giorno, rugbista di sera, Annalisa ha scoperto la passione per lo sport sin dagli anni dell’adolescenza, cimentandosi, di volta in volta, in esperienze sempre nuove.

«La mia passione per lo sport è iniziata il primo anno di Liceo, con il lancio del disco e la partecipazione ad alcune gare, tra cui le finali nazionali studentesche del 2009, classificandomi 12esima. Ho provato anche il lancio del martello, poi a 17 anni ho scoperto il rugby e mi si è aperto un mondo nuovo, grazie anche alla mia squadra, il Rugby Bitonto 2012 e al mio attuale allenatore Marco Marcario», spiega la 23enne a BitontoLive.


Come si gioca a rugby? Occorre una fisicità particolare per potersi cimentare con questo tipo di sport?

«Ci sono due grandi rami nel rugby : il rugby a 15 e quello a 7. Nel primo caso ogni squadra schiera 15 giocatori in campo, nel secondo 7. Essendo nata da solo 1 anno, la squadra femminile di rugby a Bitonto è riuscita a costituire una squadra solo per 7 giocatrici , ma la mia ambizione è di riuscire a portarla a 15. Il nostro sport permette ad ogni tipo di fisicità di trovare il proprio ruolo nel campo: chi è più scattante gioca in trequarti , chi è più di “impatto” gioca in mischia. La cosa che accomuna tutti i ruoli è il divertimento derivante dal gioco di squadra: più i componenti della squadra sono complici in campo , più ci si diverte».


Perché hai scelto proprio il rugby, che non è considerato uno sport prettamente femminile?

«Non penso ci siano sport da donna e sport da uomo. Il rugby è uno sport di contatto , e per questo l’ho scelto. A differenza degli altri sport , nel rugby ci sono delle regole ben precise che regolano il contatto con l’avversario affinché nessuno si faccia male. Ho provato anche zumba, ma non ci si diverte allo stesso modo. Dopo aver provato il rugby ho capito che era lo sport adatto a me».


Cosa ti ha insegnato questo sport?

«Il rugby mi insegna ogni giorno che per arrivare ai propri obiettivi ci vuole perseveranza, e che ogni metro, ogni centimetro, è un passo in avanti verso la meta. Mi ha insegnato che con una squadra alle spalle, si può affrontare ogni problema: l’unione fa la forza».


Consiglieresti ad altre ragazze di approcciarsi al rugby, superando il pregiudizio che sia uno sport solo da uomini?

«Per iniziare a giocare a rugby non ci vogliono delle caratteristiche fisiche particolari: serve solo tanta voglia di mettersi in gioco. Consiglierei ad altre ragazze di avvicinarsi al rugby perché durante gli allenamenti e le partite, nonostante la divisa si appesantisca per il fango e sudore, si alleggerisce il cuore da tutte le preoccupazioni della vita quotidiana. Dopo un bell’allenamento, la vita di tutti i giorni vi sembrerà un gioco da ragazzi».


Quali sono i tuoi desideri per il futuro? Vorresti continuare a giocare a rugby o hai altre aspirazioni?

«Vorrei continuare con il rugby e far crescere la mia squadra. Spero che presto riusciremo ad arrivare ad una ventina di componenti e, chissà, magari anche ad iscriverci in serie A!».

lunedì 7 Agosto 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:00)

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