Calcio

Grazie di tutto, capitano! Lettera a Vincenzo Modesto

Danilo Cappiello
Vincenzo Modesto
'Stavolta è davvero finita': il saluto alla bandiera neroverde che non continuerà la sua avventura bitontina con l'Usd Bitonto
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“Stavolta è davvero finita, Vincenzo”.

Quante volte lo hai pensato e quante volte una vocina interna te lo ha suggerito?

Poi però un miracolo sportivo, ogni volta diverso, ma sempre con la sua discutibile puntualità, metteva tutti d’accordo, e ciò che sembrava destinato a finire, poi, non finiva mai. Anzi, rinasceva ancora più forte di prima.

Ma stavolta, Vincenzo, è finita davvero.

Son sicuro non starai pensando ad altro, e la vocina interna che ti suggerisce la fine, stavolta, non è altro che la voce della tua coscienza.

Però sappi, Vincenzo, che anche se il tuo tempo qui a Bitonto è giunto al capolinea, tu non passerai mai.

Lo scrivo, perché ne sono sicuro.

Son sicuro che non ti dimenticherà chi era sugli spalti quando, in un pomeriggio uggioso e dal cielo grigio, ti regalasti da under, la prima gioia personale in maglia neroverde contro la Viribus Unitis.

Da quella prima rete, all’ultima ufficiale siglata quest’anno, sempre in un pomeriggio uggioso, sempre in casa, e sempre nella stessa porta, contro il Novoli, vi è tutta una vita in neroverde da raccontare.

E, fa quasi strano pensare di dover raccontare con le parole, uno che di parole ne ha sempre dette poche.

Talvolta forse anche meno di quelle che andavano dette.

Hai quasi sempre preferito tacere e tenerti tutto dentro, anche a costo di morire internamente. Per te però era sempre più importante la squadra, piuttosto che tu.

Ci hai messo la faccia quando tutto girava male ed era molto più semplice nascondersi e lasciare che le acque si calmassero da sole.

Hai proclamato verità scomode da accettare ad agosto, quando i proclami erano ben altri, e lo hai fatto anche a costo di andare contro una folla intera.

Hai accettato scelte, ruoli, disposizioni tattiche e panchine talvolta immeritate e difficili da digerire.

E solo chi ti conosce, sa quanto tu ne abbia sofferto.

Sei rimasto in silenzio.

Ti hanno dato per finito cento volte e tu, per centouno volte, sei rinato nuovamente. Ancora più forte, ancora più completo ed intelligente tatticamente.

Chi se le scorda le partite giocate sui campi in terra battuta nelle categoria minori, dove fango e pietre la facevano da padrone?

Chi se li scorda gli occhi rosso fuoco colmi di rabbia, delusione e pianto, per quella vittoria sfumata in casa all’ultimo contro il Cerignola?

Che ne sanno della tua delusione cocente per non aver giocato neanche un singolo minuto nel derby di ritorno contro l’Omnia?

Hai preferito andar via senza fare rumore anche quella volta. Perché tanto sapevi in cuor tuo che sei Vincenzo Modesto, e che tanto, prima o poi, l’ennesima occasione di riscatto personale sarebbe arrivata.

Anche nelle stagioni che sembravano vederti destinato ad un ruolo marginale, anche nelle stagioni colme di problemi fisici ed in quelle che erano impossibili da decifrare, il tuo momento arrivava sempre, ma soprattutto, c’eri tu.

Sono passati giocatori, allenatori, staff tecnici, presidenti e quant’altro, ma tu c’eri. Sempre.

Non sei mai stato solo. Hai sempre avuto con te la maglia numero 7.

E, quando il fato ha voluto affidarti la maglia numero 10, non hai fatto altro che rendere tutto ancor più magico, regalandoti e regalandoci un goal da antologia in casa da centrocampo, contro il Casarano. E, ironia del destino, sempre in quella stessa porta…

In questi dieci anni sei stato il faro, la bandiera, l’uomo simbolo ed il punto di riferimento assoluto non solo di una tifoseria intera, ma di una parte di città, quella più difficile, che in te si è rivista, si è rispecchiata, ha fatto i conti con la propria realtà, e vi ha trovato una via di speranza per il futuro.

Perché non vi è bambino nel centro storico che, giocando a palla fra i vicoli, ed immaginando di essere un giocatore del Bitonto, non abbia fatto il tuo nome.

Hai fatto da scudo e da corazza a tutti i tuoi compagni di viaggio, e poi ti sei sciolto nella bontà d’animo e nella dolcezza di un padre, quando nelle apparizioni casalinghe hai avuto l’onore ed il privilegio di scendere in campo mano nella mano dei tuoi pargoli.

Ne avrai giocate centinaia di partite, Vincenzo, ma quella lì è stata la tua più grande vittoria.

Non avere rimpianti per ciò che avresti voluto fare, sii piuttosto orgoglioso di quello che hai fatto.

Sii orgoglioso di essere il protagonista della storia che tutti noi avremo il privilegio di raccontare.

La storia del bambino che è cresciuto fra i vicoli del centro antico, divenuto poi il simbolo di un’intera città, con la maglia neroverde numero sette sulle spalle, una fascia da capitano al braccio ed un leone stampato sul petto.

La storia dell’uomo che ha sempre messo dietro di sé il denaro, che ha fatto parlare per lui le sue giocate, i suoi assist, i suoi dribbling ed i suoi goal.

La storia del padre che sarà da esempio per i propri figli.

La storia di Vincenzo Modesto, per sempre capitano dell’U.S. Bitonto 1921.

Anche stavolta l’ultimo ad abbandonare la nave, dandole l’ultimo saluto.

Anche stavolta, l’ultimo ad arrendersi ed a credere che un altro miracolo potesse accadere.

Ma stavolta no, Vincenzo. Stavolta è davvero finita.

Ed ora che l’armadietto sarò svuotato per l’ultima volta ed il tuo posto nello spogliatoio non sarò più il tuo, a noi non resta altro che dirti una sola cosa:

Grazie di tutto, capitano!

Per sempre Vincenzo Modesto #7.

lunedì 9 Luglio 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 20:02)

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