Attualità

Antonella Muschitiello: «Casa per la Vita non è l’ultima spiaggia»

Mariella Vitucci
Gli ospiti preparano l'impasto per la focaccia
Intervista alla coordinatrice della struttura di Palazzo Adriani che ospita pazienti psichiatrici con sintomi cronicizzati
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Al centro di Bitonto, nel Palazzo Adriani in piazza Moro (uno tra i più belli e in vista della città), ha sede la Casa per la Vita, la struttura della cooperativa sociale Anthropos che ospita i pazienti psichiatrici con sintomi cronicizzati. Sintomi da cui non si guarisce. Questo è l’unico approdo alternativo alla famiglia per chi è uscito dal circuito riabilitativo ed ha bisogno di aiuto per vivere dignitosamente.

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Nata a luglio del 2011, la Casa per la Vita accoglie al momento sedici pazienti tra i 43 e i 70 anni, che hanno a disposizione quattro appartamenti, una sala da pranzo ed ampi spazi in comune dove svolgere le attività quotidiane e ricreative.

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A seguirli è un’equipe di quattro educatori e sei operatori sociosanitari, uno psichiatra ed una psicologa, coordinati da Antonella Muschitiello.

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“L’idea – spiega a BitontoLive – è quella di rendere il più possibile autonome le persone che vivono qui h24. I pazienti arrivano da noi dopo essere stati valutati da un’équipe di specialisti dell’area medica, sanitaria e sociale. Per ognuno di loro viene redatto un piano assistenziale individualizzato della durata di due anni, in collaborazione con il Distretto sociosanitario. Non siamo l’ultima spiaggia dei disperati, accogliamo persone fragili con un percorso di malattia lungo e doloroso alle spalle, ma crediamo fortemente nella possibilità di aiutarli a migliorare, e abbiamo assistito a veri e propri miracoli”.

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Alla Casa per la Vita ci sono alcuni ospiti “di lungo corso” che hanno reimparato a vivere, passo dopo passo, assolvendo a piccoli compiti di auto accudimento: lavarsi, vestirsi, gestire la propria pensione…

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“Quando ci stabilimmo qui, ormai quasi dieci anni fa, la nostra presenza fu considerata da qualcuno uno schiaffo alla cittadinanza: i matti in uno dei palazzi più prestigiosi di Bitonto. Ma questa visibilità l’abbiamo cercata e voluta proprio per non passare inosservati, per educare il territorio contro lo stigma della malattia mentale, per cercare un’integrazione che si è realizzata giorno dopo giorno, con fatica e pazienza, aprendo le braccia alla città e trovando muri ma anche ponti. E su quelli abbiamo costruito la nostra realtà”, racconta Antonella Muschitiello.

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Gli stessi condomini del palazzo, all’inizio diffidenti, hanno finito per “adottare” gli ospiti della Casa per la Vita. A Natale 2019 hanno preparato i biscotti al burro con loro, e quest’anno, non potendo stare insieme per via del Covid, hanno inviato dei video messaggi di auguri. Qualcuno perfino le poesie recitate dai nipotini.

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L’idea è partita dal personale della struttura, con l’iniziativa “Regala un video per Natale”.

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“Un modo per far entrare i nostri amici nel salotto di Casa per la Vita – spiega la coordinatrice – e la risposta è stata sorprendente: ci sono arrivate video lezioni di cucina, musica, canto, perfino di taglio dei capelli dal nostro barbiere di fiducia. Messaggi di auguri dal cinese del negozio qui sotto, del pescivendolo accanto, del barista, di tutto il vicinato… Questo è il frutto di un lavoro quotidiano fatto per 365 giorni all’anno, per dieci anni. Abbiamo spalancato il portone del nostro palazzo e abbiamo invitato tutti ad entrare”.

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Durante il lockdown non è stato facile trovare attività in cui coinvolgere i pazienti. “Ci siamo inventati di tutto: risveglio muscolare, lettura, ascolti guidati, cucina, dolci a non finire. C’è stata anche la nostra amica Arduina che ci ha inviato la video ricetta della sua sublime focaccia. L’abbiamo impastata, fatta lievitare, condita e naturalmente mangiata!”, racconta Antonella.

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E poi ancora il mini concerto di musiche natalizie regalato da due amici che suonano chitarra e mandolino</strong>; la video ricetta delle orecchiette e rape cucinate da Modesto, che provvede ai loro pasti ogni giorno; la preparazione dei dolci natalizi di un’altra ristoratrice, Nunzia, insieme a sua madre. Insomma, una grande famiglia allargata.

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Ma l’attività più sorprendente è stato il laboratorio di scrittura. “Scrivere è un orgoglio – dice Atonella – perché produci qualcosa che prima non c’era. Ti costringe a pensare, a ricordare, a creare, ad animare oggetti, a dare spazio all’immaginazione. La sfida del martedì è diventata ormai un appuntamento fisso. Ogni settimana assegniamo una traccia, e i nostri ospiti s’immergono nella scrittura. Sono venuti fuori dei testi profondissimi. Una grande emozione”.

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La convivenza – ammette – non è tutta rose e fiori: “Ci sono piccole ostilità ma anche forti amicizie, come in una normale famiglia. Non ci siamo scelti, arriviamo anche da paesi diversi, ma con il tempo siamo diventati una seconda o una prima famiglia. Litighiamo e facciamo pace. La figura degli operatori è un filtro importante per le loro dinamiche comportamentali, facciamo azioni preventive quando si verificano eventi sentinella che ci mettono allerta. È un lavoro continuo, incessante”.

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Antonella parla di un caso in particolare: un’ospite arrivata da una situazione di violenza domestica grave, con un passato di fughe e incontri sfortunati. “È entrata qui in sedia a rotelle – ricorda – non per problemi di deambulazione ma perché non si reggeva in piedi. Dopo due giorni dal suo inserimento eravamo disperati: non parlava, non si sapeva alimentare da sola, rifiutava ogni contatto. Poi, piano piano, l’abbiamo vista rinascere. Oggi è la gioia della nostra struttura. Lei è il sorriso”.

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Racconti che scuotono, da cui traspare l’amore che c’è alla base di ogni programma terapeutico. “Non puoi fare questo lavoro senza passione. Lo percepiscono immediatamente, colgono ogni segnale, capiscono le giornate storte e sono loro a rincuorare noi”, dice Antonella Muschitiello.

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La Casa per la Vita è davvero un luogo di rinascita.

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sabato 23 Gennaio 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:10)

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