Attualità

Scuola, studenti e insegnanti chiedono di tornare alla normalità

Marco Lovero
La protesta degli studenti
Dopo le manifestazioni di protesta e i disagi per i doppi turni, si aspetta il 3 novembre come una liberazione
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Dal prossimo 3 novembre i disagi creati dai doppi turni avranno fine, grazie alla decisione assunta dal prefetto di Bari al termine del vertice di ieri, che ha stabilito il ritorno del turno unico. Nel corso dell’incontro, Antonia Bellomo ha richiamato comunque al massimo rispetto delle misure di cautela sanitaria (mascherina e distanziamento) sui mezzi di trasporto pubblico, che potranno viaggiare all’80% della capienza massima.

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Questa decisione, tanto attesa, rasserena gli animi dopo le proteste delle scorse settimane, quando più di tremila studenti del Barese sono scesi in piazza per dire no ai doppi turni nelle scuole superiori (ingresso alle 8 per il 75% degli alunni, e alle 9.40 per il 25%) stabiliti lo scorso 10 settembre con ordinanza del prefetto di Bari. Risoluzione dettata dall’esigenza di evitare assembramenti sui mezzi di trasporto pubblico, del tutto insufficienti e inadeguati a trasportare gli alunni pendolari nel rispetto delle norme anti Covid.

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Alla luce di questo provvedimento che ha inaugurato l’ennesimo anno scolastico precario, BitontoLive ha sondato gli umori di docenti e studenti per raccoglierne dubbi, timori e aspettative.

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Cosa pensano gli studenti

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La prima tappa della mobilitazione studentesca barese è stata l’organizzazione di un corteo per le strade del capoluogo pugliese (partendo da piazza Umberto e arrivando in piazza Libertà, sede della Prefettura). I manifestanti hanno sfilato con striscioni e cartelli estremamente evocativi e creativi, diventati virali sui social con l’hashtag #noaidoppiturni. Non solo un momento di protesta ma anche di confronto fra gli studenti, mossi dal desiderio di poter rientrare a scuola in sicurezza dopo due anni di didattica a distanza, ma delusi per il mancato potenziamento dei servizi di trasporto.

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Nel confronto sono emersi anche altri problemi logistici che appaiono incompatibili con i doppi turni: l’orario di uscita innanzitutto, che costringe gli studenti a tornare a casa dopo le 15, con ben poco tempo per riposarsi e difficoltà a svolgere i compiti e ad incastrare le attività extrascolastiche. Nel caso degli alunni pendolari i problemi sono ovviamente più esasperati (con lo scaglionamento degli orari alcuni di essi rientrano a casa anche dopo le 17). È quindi assolutamente necessario garantire il giusto equilibrio fra i tempi di studio e di vita, attuando un concreto potenziamento dei trasporti.

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L’unica nota positiva è stato l’incontro di una delegazione di studenti con il prefetto Antonia Bellomo, che si è mostrata aperta al dialogo e pronta ad ascoltare i disagi e le criticità evidenziate dai ragazzi.

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Cosa pensano i docenti

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Anche se spesso si tende a dimenticarlo, studenti e insegnanti sono due facce della stessa moneta, condividendo gioie e dolori ma anche (specialmente in questo periodo storico) paure e timori. Non c’è da stupirsi se la stessa rabbia e delusione dei ragazzi è stata totalmente condivisa dai loro docenti. I doppi turni sono stati pesanti anche per loro, tanto più se si considera che nel nostro Paese la percentuale d’insegnanti con almeno 50 anni d’età varia dal 53% negli istituti secondari di primo grado al 62% in quelli secondari di secondo grado. Per loro, il peso dello stress mentale e fisico a fine giornata, con lo scaglionamento in due turni, ha finito per incidere inevitabilmente sulla qualità delle lezioni. Ma ciò che più ha deluso i docenti è stato il fallimento del ruolo delle istituzioni, incapaci di riorganizzare il sistema scolastico e di trasporto pubblico nonostante quasi due anni di pandemia. Soprattutto nei paesi più piccoli, i collegamenti restano sporadici e inadeguati.

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L’auspicio è che il ritorno alla “normalità” non sia più un miraggio. Il 3 novembre è vicino!

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giovedì 14 Ottobre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:32)

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Franco
Franco
2 anni fa

Ce ne è voluto però per convincere le autorità che il provvedimento era inutile.