Attualità

Nuccio Cappiello e la ricerca del suono perfetto

Mariella Vitucci
Nuccio Cappiello
Il musicista, compositore e arrangiatore bitontino, che curerà le selezioni preliminari regionali per il Premio Lucio Dalla, racconta la sua vita tra musica, acustica e fisica
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Sarà Nuccio Cappiello, con il suo staff, a curare le selezioni preliminari regionali per la nona edizione del Premio Lucio Dalla, in programma a Roma dal 3 al 5 marzo 2022. Il musicista, compositore e arrangiatore bitontino è stato delegato dalla direzione del premio a curare la fase preliminare per l’intera Puglia. Le selezioni si terranno negli Studi Adm in via XXIV Maggio, a Bitonto, l’11 dicembre (per informazioni e adesioni: info@studi-adm.com – https://www.studi-adm.com/ – info@premioluciodalla.eu – https://www.premioluciodalla.eu).

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Questo mandato è l’ennesimo riconoscimento dell’alta professionalità di Nuccio Cappiello, all’anagrafe Giuseppe Antonio, 57 anni dedicati alla musica. Ci racconta come questa passione è nata e “dilagata” nel tempo, rompendo gli argini del percorso canonico in conservatorio: «Ho studiato pianoforte a Bari fino all’ottavo anno, poi ho deciso di ritirarmi per divergenze con i professori, che mi consideravano un eretico perché mi ero appassionato al jazz».

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Un fuoco alimentato dalla madre Raffaella, ex soprano, e inizialmente contenuto da papà Michele, commercialista. Le due anime della famiglia, artistica e razionale, hanno prodotto due figli commercialisti e due musicisti: Annamaria, insegnante di canto jazz, e Nuccio. «In realtà – precisa – io ho unito le due cose, perché alla musica ho affiancato un percorso di studi dedicato all’acustica e alla fisica. Ho una mancata laurea in fisica e una laurea in sound engeneering presa a Londra all’età di 26 anni. Avevo frequentato la facoltà di matematica e fisica a Bari e mi sono stati convalidati alcuni esami».

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E aggiunge: «Mia madre ha sempre appoggiato le mie scelte in maniera incondizionata, ma anche da mio padre ho avuto un grande sostegno. Ho frequentato il liceo artistico a Bari, dipingevo e mi piaceva molto la grafica, lavorare con le matite bianche su cartoncino nero o carta da imballaggio. Ho tenuto mostre anche a Bitonto, e con il ricavato delle mie opere compravo strumenti all’epoca sconosciuti e difficili da procurare. Non c’era internet e le uniche informazioni le “rubavo” attraverso le mie letture. E poi suonavo, c’erano gruppi che mi chiamavano per suonare le tastiere, affascinati dall’avanguardia dei miei strumenti».

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Musicista inventore, Cappiello ancora oggi modifica e costruisce apparecchiature e strumenti, meccanismi per ottenere esattamente il suono che vuole. Fisica e musica: un binomio alla Brian May, il mitico chitarrista astrofisico dei Queen che si è dedicato allo studio degli asteroidi. «Un vero mito, anche per la sua incredibile umiltà: non ha mai ostentato la sua laurea, i suoi successi accademici e i risultati delle sue ricerche scientifiche». E poi scherza: «Qualcosa in comune ce l’abbiamo: la chioma riccia e indomabile».

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Un ingegnere del suono – spiega – può prendere strade professionali diverse: il cinema, la televisione, la radiofonia, l'edilizia, la scienza forense. E poi c’è il ramo discografico, quello scelto da Nuccio Cappiello. Già a 11-12 anni era appassionato di ricerca sonora e s’interessava di sintetizzatori e musica elettronica, allora all’avanguardia. «Mentre studiavo pianoforte al conservatorio – racconta – chiesi un organo elettronico per poter cambiare registri. Poi a 12 anni raccolsi tutti i miei risparmi per comprare un primo piccolo sintetizzatore e mi esercitavo da autodidatta. Prendevo il treno per andare a Bari e facevo tappa fissa in edicola per comprare riviste specializzate in lingua inglese, che arrivavano dall’America e dal Regno Unito. Compravo anche libri di elettronica. Volevo capire…».

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Il percorso musicale di Nuccio Cappiello è stato costellato di collaborazioni importanti, come quella con Gloria Gaynor, la regina della disco music. E poi un rapporto mai interrotto con i Matia Bazar. «Con Piero Cassano, fondatore della band, produttore di 143 album tra cui quelli di Eros Ramazzotti, e hit maker di brani che spaziano dalla sigla tormentone del cartone “Pollon combina guai” a canzoni di Mina e Anna Oxa, come “Quando nasce un amore”) e con Fabio Perversi, ex tastierista del gruppo, abbiamo anche organizzato “A viva voce”, una manifestazione nazionale senza gara per consentire agli artisti di esprimersi e avere una ribalta. Un progetto che abbiamo realizzato a fine 2013 proprio qui a Bitonto, al teatro Traetta».

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Music is a mission, not a competition: questo il suo motto, scelto come frase profilo di Facebook. Vuol dire che la musica non è una gara ma una missione. È contrario ai talent – spiega – per la deriva in cui sono scivolati per inseguire il mercato. Lui stesso ha prodotto il primo album delle Lollipop, vincitrici del primo talent musicale di Italia 1, Pop Star, dieci anni fa. «Ma la musica non si confeziona a tavolino, mischiando gli ingredienti di successo del momento. Quando sono stato chiamato in giuria per le mie competenze tecniche, è capitato che mi sia alzato e sia andato via. Non mi piace la competizione fine a se stessa, se non posso portare il mio contributo umano. Non dev’essere una sfida ma un confronto per crescere. Nella musica, e nell’arte in generale, c’è sempre da imparare. Esprimersi è un privilegio, tutti i mestieri si possono fare con passione e cuore, e invece spesso nel mio mestiere si utilizzano gli artisti come prodotti di mercato. Essendo musicista questa cosa ce l’ho a cuore: non offenderei mai la musica, l’arte e soprattutto i ragazzi».

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Anche nel suo studio capita che si presentino giovani aspiranti artisti affamati di successo facile, alla ricerca di un brano che “spacchi”. Allora dà consigli scomodi che non tutti accettano, e c’è chi va via. Ma negli anni ha coltivato molti talenti, come Francesco Pio Naglieri che ora è ingegnere del suono per Radio Rai 1, Gabriele Acquafredda che ha aperto l’accademia musicale John Cage a Bitonto, Enrico Cacace che compone musica per il cinema e la pubblicità. Il suo attuale collaboratore, Pasquale Garofalo, è un ex allievo, anche lui ingegnere del suono e musicista.

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Nuccio Cappiello ama insegnare. Tiene corsi tecnici di mixaggio audio e di utilizzo delle piattaforme daw digital, le audio workstation che sostituiscono il registratore in studio, oppure corsi di musica elettronica sulla programmazione dei sintetizzatori.

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«Il punto di arrivo della mia professione – confessa – è amare la musica a 360 gradi. I miei gusti trascendono i generi perché chi suona, suona e basta».

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Da ragazzo era ispirato dai Pink Floyd per l’assoluta originalità dei suoni, ma anche dai Kraftwerk pionieri della musica elettronica tedesca e dal funky degli Earth, Wind & Fire. Tra gli italiani, i preferiti erano i Pooh di “Parsifal”, la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso, Demetrio Stratos con le sue sperimentazioni tra voce e sintetizzatori. E poi il rock. Una passione che non conosce confini e generi e va dritta al cuore della musica: il suono. «Non ascolto musica in auto quando guido perché mi distrae, mi cattura il dettaglio del suono. Anche quando guardo i film mi attardo sulle colonne sonore e sui suoni. Poi però ci sono brani che mi prendono per la melodia o per i testi profondi, come le poesie in musica di Fabrizio De André o Lucio Dalla».

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Nuccio ha trasmesso quest’amore sconfinato ai figli: Dario, musicista, è maestro di viola e violino; Miriam, medico chirurgo, è laureata in violino. Ed anche il nipotino Michele «promette bene».

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domenica 28 Novembre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:16)

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