Attualità

Da Bitonto al confine fra Ucraina e Polonia, in missione per i bambini

Mariella Vitucci
Partenza dalla scuola Cassano
Il racconto della spedizione umanitaria che nei giorni scorsi ha portato aiuti e farmaci in due orfanotrofi, organizzata dall'Avis Bitonto e finanziata dall'istituto comprensivo Cassano-de Renzio
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Cinquemiladuecento chilometri in tre giorni, per portare aiuti ai bambini dell’Ucraina. La missione umanitaria è partita il 1° giugno da Bitonto, dalla scuola primaria Cassano, ed è giunta al confine tra il Paese in guerra e la Polonia.

Organizzata dall’Avis Bitonto, è stata finanziata con i fondi raccolti tra i genitori e il personale dell’istituto comprensivo Cassano-de Renzio. Il dirigente scolastico Saverio Pansini ha voluto partecipare in prima persona, insieme al presidente dell’Avis Bitonto Massimo Rutigliano (alla sua seconda missione in Ucraina) e a quattro volontari dell’associazione: Annalisa Miccione, Giada Liso, Gioacchino Devanna e Dino Masciale. Con loro anche il giornalista bitontino Pier Girolamo Larovere. A bordo di un pullmino noleggiato, in quattro si sono dati il cambio alla guida per un viaggio spinto dalla benzina della solidarietà.

Prima tappa a Vicenza, dove si sono uniti alla spedizione bitontina alcuni volontari della Croce Bianca e della Croce Verde locali e di un’associazione di clown terapia di Padova, contattati da Rutigliano per condividere il progetto di andare negli orfanotrofi per portare aiuti materiali e sorrisi ai bambini ucraini. In un istituto di Bojanòw, al confine fra Polonia e Ucraina, sono stati consegnati i primi pacchi di viveri e farmaci raccolti a Bitonto, ed anche un elettrocardiografo e un otoscopio. Questa struttura ospita trenta bambini, tutti provenienti da un orfanotrofio di Mariupol, la città ucraina devastata dai bombardamenti russi.

«A Bojanòw – racconta Massimo Rutigliano – il sindaco e il Consolato ucraino in Polonia hanno organizzato una festa per i bambini, con zucchero filato e giochi. È stata una parentesi di spensieratezza nel clima di angoscia in cui si vive. Sentivamo fischiare le bombe a circa 30-40 chilometri da noi…».

«Quello che colpisce di questi bambini – conferma il professor Saverio Pansini – è la loro tristezza. I sorrisi sono lampi in mezzo al buio in cui vivono. Per loro la guerra è una sofferenza che si aggiunge all’abbandono».  

La vera “botta al cuore”, però, è arrivata con la visita ad un’altra struttura che accoglie bambini e ragazzi con disabilità anche molto gravi. Si trovano in condizione di estremo bisogno, accuditi nelle necessità primarie solo da tre volontarie senza competenze sanitarie e senza piani di riabilitazione, armate solo di umanità.

Gli infermieri della Croce Bianca di Vicenza e la volontaria dell’Avis Bitonto Annalisa Miccione, anche lei infermiera, si sono prodigati per medicare i bambini. Le cure sanitarie, qui, sono molto precarie, e l’Italia sta offrendo assistenza per i casi più gravi. La missione partita da Bitonto, infatti, nel viaggio di ritorno ha fatto tappa negli ospedali di Noale e Cesena per accompagnare alcuni profughi ucraini, trasportati in ambulanza. Tra loro un bimbo di tre anni con gravi problemi polmonari e pazienti oncologici.

«È stata un’esperienza molto diversa rispetto alla prima missione al confine con la Romania – commenta Massimo Rutigliano – perché qui ho conosciuto il dolore dei bambini orfani e disabili, ed è stato terribile. Ci sono venuti incontro correndo e, quando siamo andati via, ci baciavano le mani per dirci grazie e ci chiedevano di non dimenticarli».   

Per il giovane presidente dell’Avis Bitonto questa non sarà l’ultima missione umanitaria. La prossima, a luglio, lo porterà negli orfanotrofi e nelle scuole africane.

La spedizione che si è conclusa qualche giorno fa è stata possibile grazie alla generosità della “grande famiglia” del comprensivo Cassano-de Renzio. Ne va fiero il dirigente scolastico Saverio Pansini, che sottolinea: «I bambini aiutano i bambini: è stato questo lo spirito che ci ha animati. Sono stato felice di fare da ambasciatore della mia scuola, ed uno dei momenti più intensi di questa esperienza è stato il collegamento in diretta con i bambini di due classi della Cassano, al quale ha partecipato anche Alycia, la bimba ucraina che abbiamo accolto da due mesi nella nostra scuola. Ha scambiato alcune parole in ucraino con i bambini dell’orfanotrofio di Bojanòw  e ho capito quanto sia importante per loro parlare la stessa lingua. Questi bambini stanno vivendo sulla propria pelle la tragedia di un conflitto che sta costruendo l’identità nazionale dell’Ucraina, la coscienza di essere un popolo che si riconosce nei colori gialloblù della sua bandiera».

«Le volontarie della struttura che accoglie i bambini disabili – continua il professore – ci hanno pregato di aiutarle, di non abbandonarle. Le loro parole e gli sguardi di quei ragazzini non si possono dimenticare. Ho conosciuto un popolo che soffre con dignità e chiede solo di tornare a vivere. Ora che la guerra si è concentrata al confine opposto, in Donbass, i profughi che vivevano al confine con la Polonia non vedono l’ora di poter tornare a casa, per ricostruire ciò che è stato raso al suolo e il loro futuro».

mercoledì 8 Giugno 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:27)

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