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Fabio Natilla: «Io, arbitro quasi per ripicca». Il fischietto bitontino promosso alla Can Pro

Danilo Cappiello
Fabio Natilla
27 anni, dieci dei quali passati negli stadi a dirigere partite anche "difficili"
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«Sono arbitro quasi per ripicca al mondo del calcio giocato e, per quanto paradossale possa sembrare, su proposta di un mio compagno di classe».  Comincia così il racconto per i lettori di BitontoLive della vita – da arbitro e personale – di Fabio Natilla, bitontino classe 1989, promosso alla Commissione Arbitri Nazionale Lega Pro al termine della passata stagione sportiva.

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Una storia, quella di Fabio, che da dieci anni lo lega alla passione per quella “divisa nera” e quel fischietto. Dieci anni passati ad arbitrare su tutti i campi della penisola, da quelli periferici etichettati come luoghi pericolosi, a quelli che nei tempi d’oro hanno calcato anche i palcoscenici di serie A.

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«Ora che sono qui mi godo i frutti del mio lavoro, non mi pongo limiti e mi gioco tutte le carte che ho a disposizione. Ricordo bene da dove sono partito, da quei campetti di periferia in terra battuta dove spesso siamo bersagli. Fortunatamente a me non è mai successo. Quando ho arbitrato in questo tipo di strutture ho sempre avuto un po' di preoccupazione. Ma paura mai, altrimenti non sarei arrivato dove sono».  

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Essere lì, in campo, arbitro di una partita. Solo contro 22 uomini che si contendono tre punti e non si fanno sconti. Solo quando tutti ti urlano contro sugli spalti, e le panchine fanno da eco alle proteste dei tifosi. Solo quando una decisione errata può far calare un velo nero sull’intera partita, mentre i giocatori ti urlano in faccia il loro disappunto e la loro rabbia.

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Solo, ma forse no. Fabio confessa: «Anch'io ho vissuto momenti in cui sono stato pienamente cosciente di aver preso un abbaglio, danneggiando una squadra a favore di un’altra. Sbagliare è umano e può capitare ad un giocatore come ad un arbitro. Per noi arbirtri due sono le categorie di errori: la prima è la mancata preparazione alla partita, la seconda sono gli errori di valutazione. Ma mentre un giocatore ha il supporto di tutti, un arbitro non ha il supporto di nessuno. Cosa fondamentale, però, è prendere atto dell’errore commesso, e resettarlo per potersi poi riscattare. Piangere su quell’errore significa compromettere l’intera gara. Ecco perché, dopo gli errori arbitrali che ho commesso, non ho mai pensato di smettere. Anche nei momenti più difficili non mi sono mai sentito solo perché, anche se è capitato che non fossero presenti allo stadio, sapevo di poter contare sempre sul sostegno dei miei genitori, dei miei amici e della mia ragazza».

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I novanta minuti di una gara – sottolinea – sono solo l’atto finale di un lavoro a 360 gradi che comincia già dal lunedì. «Il nostro lavoro parte dal lunedì, dal momento della designazione e dunque della destinazione assegnataci. Studio tutto nei minimi dettagli: il campo nel quale dovrò arbitrare, il tipo di gioco delle due squadre, l’ambiente che mi si prospetterà davanti e i giocatori che mi troverò di fronte la domenica. Mi preparo mentalmente a tutto questo, per poi passare al lavoro atletico su me stesso. Bisogna essere sempre al top dal punto di vista fisico, per arrivare alla domenica in condizioni ottimali sia fisiche che mentali e per cercare di sbagliare sempre meno, sino al triplice fischio finale».

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Fischio finale che decreta la fine dell’operato da arbitro e dà il via alla vita di tutti i giorni di Fabio Natilla. «Quando non arbitro – racconta – sono un geometra libero professionista e direttore tecnico di un’impresa edile bitontina. Sono fidanzato da dieci anni con una ragazza laureata in giurisprudenza. Al di fuori dell’arbitraggio sono comunque appassionato di calcio, e aperto a mille interessi. Come in campo con i giocatori, anche fuori sono un tipo che predilige dialogare con chi gli sta di fronte».

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Bitontino e orgoglioso di esserlo, Fabio chiude l'intervista con un auspicio: «Spero che Bitonto possa vantare sempre più arbitri giovani, nel più breve tempo possibile, fra i professionisti, perché sono un valore aggiunto per la città».

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martedì 2 Agosto 2016

(modifica il 29 Giugno 2022, 1:42)

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Gianvito Rubino
Gianvito Rubino
7 anni fa

Anche se non ti vedo da tempo sono orgoglioso di te, Fabio. Un caro abbraccio. Gianvito Rubino

FRANCO SANTORUVO
FRANCO SANTORUVO
7 anni fa

Congratulazioni Fabio.