Come è noto, da agosto scorso i “cento uomini” mandati a Bitonto dal ministro Minniti per fronteggiare l’escalation criminale si sono considerevolmente ridotti. Per una decisione dell’attuale ministro dell’Interno Salvini, infatti, molti di questi uomini sono stati dirottati a Bari.
Attualmente nella nostra città, di quel contingente extra sono rimasti 25 uomini che vanno ad aggiungersi al tradizionale organico di 10 poliziotti, 21 carabinieri e 28 finanzieri. Da quando la notizia si è diffusa tramite la stampa, il sindaco Michele Abbaticchio ha sempre invocato a gran voce l’invio di rinforzi, ricevendo da Salvini la promessa di un vertice sulla sicurezza ad hoc per Bitonto.
Il vertice non c’è ancora stato ma nei giorni scorsi si è svolto a Bari, in Prefettura, un Comitato per la sicurezza, cui ha partecipato anche il nostro primo cittadino.
“Ho partecipato al Comitato per la sicurezza in Prefettura“, fa sapere Abbaticchio su facebook. “L’impegno del Prefetto e di tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine – continua – va riconosciuto, ma senza l’intervento del Ministero, Bitonto non potrà ricevere il cambio di passo promesso dall’onorevole Salvini un mese fa, come riportato da vari articoli di stampa“.
“Presto – rimarca il primo cittadino – gli uomini ‘mobili’ dei rinforzi rimasti (da 100 a 25 già in agosto scorso) potrebbero andare su altre destinazioni. Qualcuno a Bari ha detto «dipende dalla politica del Governo»: io continuerò a chiedere mettendo in discussione tutto ed alzando il più spesso possibile i riflettori sull’importanza della nostra Città. Ma su questo dobbiamo essere uniti, ivi compresi coloro che hanno creduto nel ‘governo del cambiamento‘”.
“Le divisioni di Bitonto – sottolinea il sindaco – riducono all’esterno la credibilità delle questioni poste su Bitonto stessa. E spero sia chiaro“.
“Intanto, – conclude – per la fase della prevenzione contro le maledette droghe, il Comune continua il suo lavoro: ieri è partita la terza edizione di ‘Dipendi da te‘, coinvolgendo altri settanta studenti delle scuole superiori in un programma che li rende protagonisti del proprio talento. Li rende, appunto, dipendenti da se stessi, non da qualcosa di artificiale. Continuiamo a lavorare“.