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Epifania, storia e tradizioni di una festa millenaria

La Redazione
Epifania
Oggi si celebra l'arrivo dei Re Magi alla capanna di Betlemme e la discesa della Befana, che porta dolci e doni ai più piccoli
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Il 6 gennaio, nell’immaginazione e della memoria comune, coincide con la festa cristiana dell’Epifania, prima manifestazione dell’umanità e divinità di Cristo ai Re Magi giunti per recare doni al Messia. Ma l’ultima festività natalizia, soprattutto per i più piccoli, ai nostri giorni viene associata alla figura della Befana, gentile vecchina a bordo di una scopa, che, attraverso i comignoli delle case, giunge a fare visita ai bambini buoni. Oro, incenso e mirra, un tempo donati per celebrare la venuta del Redentore, oggi vengono sostituiti da dolci e doni, ma anche frutta e canditi, raccolti nelle calze appese ai caminetti.

La figura della Befana è, infatti, legata ad una serie di tradizioni folcloristiche connesse ai riti di Capodanno, e che nel corso dei secoli hanno finito per sovrapporsi e identificarsi al ciclo cristiano del Natale. La parola “Befana” ha 452 anni, e risale alle rime di Agnolo Firenzuola del 1549. Tuttavia, esiste una connessione tra la Befana e l’Epifania cristiana: il 6 gennaio, secondo la leggenda, i tre Magi vennero fermati durante il loro viaggio da una vecchia con una scopa che chiese loro dove stessero andando. Le dissero che seguivano una stella che li avrebbe portati da un bambino appena nato e la invitarono a seguirli. Ma lei rispose che aveva troppo da fare, doveva spazzare e pulire, e non si unì a loro. Quando capì che il Bambino era il Redentore che tutto il mondo aspettava, il suo rimpianto fu tanto grande che decise di vagare per l’Italia e in occasione dell’Epifania, il 6 gennaio, giorno in cui si commemora l’arrivo dei re Magi davanti a Gesù Bambino, ella porta regali ai bimbi buoni e delude coloro che meritano una punizione per i loro capricci.

Ma la figura della Befana vede la sua origine anche nell’antica tradizione della “vecchia” che veniva bruciata in piazza per festeggiare la fine dell’anno: simbolo della ciclicità del tempo che continuamente finisce e ricomincia. Nella cultura contadina era il momento per trarre presagi e auspici per il futuro, e si vegliava attorno al focolare per raccontare storie fantastiche. Nella magica notte della vigilia del 6 gennaio i nonni anticipavano il futuro dei nipoti, interpretando i fenomeni naturali, da sempre punto di riferimento per le popolazioni contadine.

domenica 6 Gennaio 2019

(modifica il 28 Giugno 2022, 18:48)

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