Dai Giovani Democratici di Bitonto riceviamo e pubblichiamo:
“I Giovani Democratici di Bitonto, in occasione del Pride Month, nella fattispecie della manifestazione che, a Bari, è partita da Piazza Umberto il 29 c.m., hanno fatto esplicita richiesta al primo cittadino Michele Abbaticchio, di poter esporre pubblicamente dal balcone di Palazzo Gentile, la bandiera della comunità LGBTQI+, manifestando la propria vicinanza alle persone che ogni giorno si battono per la promozione e tutela della parità dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali, nel pieno rispetto delle differenze di genere.
Il sindaco, previa autorizzazione a procedere, ci ha incontrati in data 28 giugno 2019, ribadendo in maniera sinergica l’attività che debbono svolgere tanto l’amministrazione comunale, tanto noi ragazzi al fine di sostenere questa ed eventuali ulteriori iniziative finalizzate al medesimo scopo.
Il giorno 29, poi, abbiamo partecipato attivamente al Bari Pride, manifestazione partita alle 17 da Piazza Umberto. Il lungo corteo, a cui hanno partecipato oltre cinquemila persone, si è snodato nelle vie del centro per raggiungere parco Perotti. Bandiere arcobaleno dipinte sul volto, sventolate nell’aria o “indossate” attraverso spillette, cappelli e ghirlande, hanno animato il tutto. Noi Giovani Democratici di Bitonto, insieme a vari circoli della provincia, abbiamo sfilato con uno striscione rappresentante il nostro slogan “Nessun Dorma”, in quanto riteniamo sia necessario non rimanere inermi dinanzi a situazioni in cui i diritti della persona vengano privati o non rispettati.
È necessario quindi costruire una città in cui ognuno si senta libero di essere quello che è e di amare chi vuole. Una città in cui tutti rispettano tutti”.
I Giovani piddini dovrebbero sapere che i “diritti civili” rivendicati dal Pride barese dovrebbero andare a braccetto ai diritti sociali (lavoro, pensioni etc) e non essere in alternativa a quelli. Altrimenti si fa solo vetrina.
A Milano (a Bari non è dato saperlo) il Pride è stato finanziato dai grandi del web: Google, Amazon, Just Eat, Deliveroo, Vodafone. Insomma sei libero di manifestare ma sei anche libero di farti sfruttare a 3 euro l'ora. Del resto senza sponsor la festa non si può fare, non si potrebbero pagare i figuranti in costume e la coreografia di arcobaleni. No Google no party.
Aziende gay friendly che poi sfruttano i lavoratori, qualunque tendenza sessuale abbiano. Ottenuta la parità quindi?
Infatti, il Pd manda i suoi giovani al Gay Pride per i diritti civili ma intanto combatte contro i diritti basilari come il Reddito di cittadinanza o la pensione a quota 100. Come si fa ad andare al Pride e poi essere favorevoli alla legge Fornero e contrari al salario minimo per i giovani?
Lgbtqi una sigla misteriosa a cui periodicamente si aggiungono consonanti che per essere spiegate necessitano di un trattato di medicina. Secondo l'Arcigay sarebbero, al momento, ben 58 le differenze sessuali catalogate. Si dovrebbe quindi dire Lgbtqi+58. Ma anche cosi capire non è facile.
Sul web sta spopolando la vecchietta barese che incrociando ai confini della città vecchia il sindaco Decaro alla testa del corteo del Pride ha esclamato ” c' peccat Decar, pareva nu brav 'uagnon”. Irresistibile.