Attualità

Scozia, Inghilterra, Germania, Australia: come stanno vivendo la pandemia i bitontini nel mondo

Tommaso Cataldi
Bitontini all'estero
Tutti rispettano le regole imposte dal Governo e sperano in un pronto ritorno alla normalità
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La situazione Coronavirus in Italia la conosciamo tutti, ormai da settimane. Quasi tutti restano a casa, chi può lavora in modalità smart working, non ci si può spostare da un Comune all’altro se non per comprovate necessità, la maggior parte delle attività chiuse o limitate al servizio a domicilio. Abbiamo superato i 6 mila decessi e siamo ad oltre 40 mila casi di persone risultate positive al Covid-19.

Ma qual è la situazione negli altri Paesi del mondo? È vero, i telegiornali e siti Internet ci informano delle misure che i vari governi hanno intrapreso per fronteggiare ed arginare l’avanzare del Coronavirus. Noi però entriamo ancor di più nel dettaglio. Abbiamo infatti chiesto ai nostri concittadini che vivono sparsi nel mondo quali sono le situazioni che stanno incontrando.

Iniziamo facendo un salto in Scozia, precisamente nella cittadina di North Berwick, dove vive Vincenzo (bitontino, 22 anni), che lavora in un ristorante italiano. «In Scozia siamo uno step sotto rispetto alla situazione in Italia – ci racconta Vincenzo –. Lunedì scorso, con le nuove parole del primo ministro Boris Johnson, sono state adottate nuove misure più restrittive. Ma già dallo scorso venerdì un decreto ha imposto la chiusura di i ristoranti, pub, club, cinema e ogni esercizio che potesse provocare assembramento di persone. Avevamo continuato a lavorare con consegne a domicilio però dall’altra giorno ci hanno fatto capire che non possono esserci più di due persone a lavorare nel ristorante quindi siamo stati costretti a chiudere. Domenica scorsa qui era giorno di festa perché era la festa della mamma: molta gente era in giro incurante della situazione e questo ha portato a restringere ulteriormente le misure di sicurezza. Si può uscire solo e soltanto per situazioni importanti quali fare la spesa (e non più di due persone insieme), andare in farmacia o a lavoro, ovviamente mantenere sempre la distanza di sicurezza da ogni persona. Per il momento questi paiono essere solamente consigli, non sembra ci possano essere delle sanzioni importanti per la gente che non rispetta queste restrizioni però ci sono sanzioni sicuramente per gli esercizi commerciali che non rispettano le norme di sicurezza. Le scuole sono state chiuse venerdì scorso e pare possano riaprire solo a settembre, in coincidenza con l’inizio del nuovo anno scolastico. In Scozia dovrebbero esserci circa 500 contagiati e 14 decessi, si legge che circa 10 mila persone sono state sottoposte a tampone».

Poco diversa la situazione a Londra, dove vive un altro nostro concittadino, Giovanni (25 anni). «Da lunedì hanno chiuso tutti i negozi e gli spazi di intrattenimento – racconta – mentre chi lavora in ufficio utilizza lo smart working per evitare troppe persone nello stesso palazzo. ‘Bojo’ (Boris Johnson, ndr) Ha detto che tutti gli eventi pubblici sono annullati eccetto i funerali e che le persone devono cercare di rispettare la distanza di sicurezza di almeno 2 metri l’uno dall’altra. Ha anche consigliato (non ancora vietato però) di non uscire di casa se non per cose essenziali, ad esempio comprare beni di prima necessità e si può uscire in un numero massimo tre persone. Un semi-lockdown, se vogliamo chiamarlo così. Non ci sono ancora misure estreme come in Italia ma questo non vuol dire che i contagiati e i morti non aumentino. Penso che gli inglesi non abbiano ancora capito che devono stare a casa e rispettare le regole. Molte persone girano ancora per strada: bambini e adulti erano nei parchi oggi a giocare sotto il sole primaverile. Persone che fanno file immense fuori ai supermercati, che si presentano letteralmente vuoti o litigano all’interno per accaparrarsi un rotolo di carta igienica. Sono molto spensierati ma non tutti fortunatamente. Attualmente i dati di lunedì parlano di 336 persone morte e 6650 positivi (ovviamente c’è ne sono molte più positive perché non fanno il test a tutti) in tutto il Regno Unito e aumenteranno sempre più».

Completamente diversa invece la situazione pare essere dall’altra parte del globo, in Australia, continente falcidiato da incendi devastati ed infiniti nelle prime settimane del 2020, i quali hanno mutato la morfologia del territorio, facendo strage della tipica flora e fauna. Due nostri concittadini si trovano nella metropoli di Sydney e ci raccontano di scuole e parecchie attività ricreative per bambini chiuse ma non di una situazione critica come in Europa, anzi ancora molto gestibile e con sparuti casi di positività al Coronavirus.

Torniamo in Europa e andiamo in Germania, nella bassa Baviera, precisamente a Füssen, dove Gianluca (24 anni) lavora in un ristorante: «Qui le autorità hanno cominciato a prendere decisioni ferme e in maniera seria da circa due settimane, chiudendo prima di tutto le scuole e successivamente le attività commerciali non indispensabili, anche il ristorante in cui lavoro è chiuso e dovremmo riaprire ad inizio aprile, se le misure di sicurezza verranno allentate, ma è tutto ancora fortemente in dubbio. Le scuole dovrebbero riaprire dopo Pasqua mentre si può uscire per un massimo di 3 persone insieme o comunque con chi si convive in casa. La popolazione ha preso molto seriamente gli obblighi imposti dalle autorità e infatti per strada non c’è quasi nessuno, in Germania si è molto ligi al dovere. I numeri al momento parlano di più di 44 mila persone risultate positive al Coronavirus e oltre 300 decessi in tutto il Paese, con la Baviera ai primi posti purtroppo per contagi e decessi».

CHI VOLESSE RACCONTARE LA SUA ESPERIENZA DI BITONTINO ALL’ESTERO, PUO’ SCRIVERCI A: redazione@bitontolive.it

venerdì 27 Marzo 2020

(modifica il 28 Giugno 2022, 16:00)

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