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Coronavirus. Licia, mariottana a Marsiglia: “Continuiamo a sognare e diventiamo persone migliori”

Annarita Cariello
Coronavirus
La 34enne biologa, in Francia da 8 anni, racconta come sta vivendo questa situazione d'emergenza, lontana dall'Italia ma col cuore sempre vicino alla sua famiglia
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“Non pensavo sarebbe stato così difficile descrivere questo periodo, ma ci sono così tante sensazioni e sentimenti contrastanti che è davvero dura svelare agli , ma in primis a se stessi, cosa si cela dietro quella maschera che indosso tutti i giorni. No, non parlo della maschera in tessuto e con i filtri che è maledettamente diventata il nostro incubo, ma quella col sorriso stampato e con l’atteggiamento ironico che ci permette di andare avanti. Pensandoci bene, sempre di auto-difesa contro il virus si tratta!”. Comincia così il racconto di Licia, 34enne mariottana, biologa trasferitasi a Marsiglia 8 anni fa, dove ha trovato lavoro, l’amore e una nuova casa. A lei abbiamo chiesto di raccontarci, quasi in un flusso di coscienza, come sta vivendo la situazione della pandemia in un altro Stato, lontana migliaia di chilometri dalla famiglia e dagli affetti più cari.

Ed eccolo, il suo racconto, vero, profondo, senza filtri. Che sia per tutti un monito a non arrendersi, ma ad utilizzare questa “parentesi” per diventare ciò che vorremmo essere, una volta per tutte.

“Andrà tutto bene, ma per adesso mica tanto! Ringrazio Dio ogni giorno perché i miei affetti vicini e lontani stanno bene e il virus li sta risparmiando. Però quanta paura, quanta preoccupazione e quanta tristezza mi fa sapere che nel mio Paese c’è una media di 600-700 morti al giorno..con picchi di mille.

Qui in Francia i primi casi di coronavirus sono apparsi alla fine di gennaio, mentre la decisione del confinamento è arrivata la sera del 16 marzo, circa una settimana dopo rispetto al sud Italia. Al momento si contano 3000 morti, più di 20.000 persone sono ricoverate in ospedale di cui più di 5000 in rianimazione. Le cifre cambiano di giorno in giorno a velocità esponenziale.

Non mi sento di dare un parere di biologa in questo momento, se ne sentono così tante che ormai è meglio tacere, la gente non sa più a chi e cosa credere. Il senso di rabbia è notevole perchè tra le cause di questo alto numero di contagiati c’è sicuramente l’incoscienza di noi cittadini (del Mondo, perchè poi alla fine ci stiamo comportando tutti alla stessa maniera): sarebbe bastato rispettare semplici gesti e norme di igiene per limitare tutti questi danni, sarebbe bastato evitare la fuga da nord a sud per risparmiare almeno l’altra metà del Paese, sarebbe bastato rispettare in maniera seria il confinamento per evitare ancora e ancora contagi. Sarebbe…sarebbe..sarebbe..ma non è! E la situazione attuale ci tiene tutti col fiato sospeso tra la paura che possa non finire mai e la speranza di svegliarsi domani e accorgersi che era solo tutto un brutto sogno.

Come vive questo periodo una mariottana trapiantata in territorio marsigliese da più di 8 anni?

Personalmente guardando l’andamento dell’infezione in Italia sapevo che a breve sarebbe arrivata anche qui e che nell’arco di pochi giorni anche noi ci saremmo ritrovati rinchiusi in casa per chissà quanto tempo. È come quando vedi un’onda alta venire da lontano: ti toglie il respiro, ti fa paura, ma sai che non potrai mai nuotare più velocemente dell’onda stessa e che finirà per travolgerti. Ecco, è così che mi sono sentita ed è così che ho immaginato tutta la mia famiglia e i miei amici che vivono nel sud Italia. Sapevo e sapevano che stava arrivando ma ormai era troppo tardi per evitare di esserne travolti.

Mi sento fortunata perchè il mio lavoro di ingegnere mi permette di lavorare anche da casa, le télétravail o smart work come dite voi. Quindi tra lavoro, cucina, lettura, sport, punto croce e hobbies vari si cerca di far passare le giornate più o meno regolarmente.

Con il pensiero (e un occhio continuo al telefono perchè hai sempre paura che succeda qualcosa a qualcuno!) incessante alla tua famiglia e ai tuoi amici.

Qui a Marsiglia abbiamo uno dei virologi di fama mondiale che conosco molto da vicino essendo stato il mio professore di PhD. Lo stimo incredibilmente come scienziato, anche se umanamente criticabile (immaginate Doctor House moltiplicato per mille) ma non è questo l’essenziale adesso. Ha proposto una terapia che sta dando sempre più risultati positivi e sta facendo ben sperare, sebbene non sia la terapia di riferimento. Come in Italia, è solo una delle terapie testate. In più, a differenza dell’Italia purtroppo (altro fattore che mi rende triste e nervosa) tutte le persone che lo desiderano, possono presentarsi in ospedale e fare un tampone. Lo screening a tappeto, è una delle proposte a mio avviso intelligenti che è stata fatta al governo ma che non è ancora stata accettata perchè non si ha abbastanza materiale. Così come non si hanno abbastanza mascherine, nemmeno per il personale ospedaliero (8 milioni di mascherine sono arrivate ieri, 30/3, dalla Cina). Quindi per riassumere avremmo delle cartucce da sparare ma non le armi.

A proposito del personale ospedaliero, ogni sera alle 20 la gente si affaccia al balcone per applaudire urlare fischiare e ringraziare ognuno a modo proprio medici, infermieri e tutti i volontari che stanno lavorando fino allo stremo per salvare tante vite umane. Personalmente, non lo faccio perchè mi fa un pò strano fare un tifo da stadio in un momento così triste ma in cuor mio riservo sempre una preghiera per questi grandi eroi. E il mio pensiero va dritto ad una delle mie migliori amiche che lavora in Italia come infermiera, la abbraccio ogni sera con il pensiero e le ripeto spesso che tutto il bene che sta facendo adesso le tornerà indietro con tanta salute e serenità per lei e tutta la sua famiglia. Ed è quello che auguro ad un’altra mia amica pneumologa e a tutti coloro che si stanno occupando dei malati in questo momento.

Purtroppo, però, qui in Francia abbiamo da un lato gente che ringrazia e dall’altro gente che manda lettere intimidatorie agli infermieri chiedendo loro di lasciare l’appartamento perchè mettono a richio tutti gli abitanti del palazzo : anzichè riconoscere loro il merito, ne riconosco la colpa. La colpa di rientrare a casa per riposare qualche ora e “portarsi dietro” il virus. E si va avanti con dispetti, automobili aperte alla ricerca di materiale sanitario (gli infermieri liberi che vanno di casa in casa in realtà dispongono solo di qualche camice usa e getta, guanti e qualche mascherina) fino a vere e proprie minacce…

Insomma, è in questi casi che viene fuori l’istinto animale dell’uomo. Lo stesso che ha portato la gente a svaligiare i supermercati poco prima dell’inizio del confinamento: ho tentato di fare la spesa venerdì 13 marzo, 3-4 giorni prima del decreto, e i supermercati avevano già i reparti svuotati di pasta, riso, farina e carta igienica (questa poi, non la capirò mai). E forse anche lo stesso che spinge la gente a precipitarsi in farmacia a comprare delle scatole di plaquenil, farmaco contenente una delle due molecole che sembrano essere efficaci contro l’infezione. Così, giusto per prevenzione, una bella e malsana automedicazione! E vai con gli effetti collaterali…

Come vivo questo periodo lontano dal mio Paese natale è difficile da descrivere. È in assoluto una delle prove più difficili per chi vive all’estero.

Sento spesso il bisogno di scrivere e chiamare tutte le persone a me care per rassicurarmi che stiano bene. Penso al matrimonio della mia amica programmato per quest’anno,al viaggio di addio al nubilato che avremmo dovuto fare insieme, all’emozione che avevo già solo all’idea di vederla in con l’abito da sposa. Penso che avremmo dovuto festeggiare la comunione del mio nipotino, alle vacanze, al pranzo con i cugini, ai caffè e i gelati con gli amici di una vita, a quanto saranno cresciuti i loro figli quando ci rivedremo…

Con i miei genitori facciamo spesso delle videochiamate, tentando di strappar loro un sorriso e trasmettere un pò di allegria, per quel che si può. In un primo momento guardano me e mio marito straniti come per dire: “Ma che avete da ridere?”, però poi riusciamo a farli sorridere e tirarli fuori per un attimo dalla triste realtà. Ah, ovviamente, virus o no la prima domanda non può che essere “Avete mangiato?”, che tradotto vuol dire “Vi vogliamo bene”.

So bene a cosa pensano adesso, non solo alla paura dell’infezione ma anche al fatto che forse non ci si potrà abbracciare e vedere di persona ancora per un pò. Ma “ ancora per un pò ” non vuol dire “Per sempre”! Quel momento arriverà e lo apprezzeremo ancora di più.

Si, perchè è questo pensiero che mi dà forza ogni giorno: tutto questo tempo a casa ci sta dando la possibilità di riflettere sulla nostra vita, sui nostri affetti, sulle nostre colpe, su quante volte ci arrabbiamo e lamentiamo per futili motivi. Stiamo avendo una grande opportunità: quella di essere persone migliori e quando tutto sarà finito la nostra considerazione della vita sarà (deve esserlo) diversa. E ne apprezzeremo ogni istante, anche quello più banale che adesso ci manca.

Nulla arriva per caso: indipendentemente dalle cause di questa pandemia, ciascuno di noi dovrebbe mettersi in discussione. Ci sentiamo spesso imbattibili, l’uomo si sente invincibile vuole dominare la Terra e appropriarsene. E poi arriva un esserino invisibile a metterci in ginocchio e ricordarci che qui tutti siamo di passaggio. Le avete viste le foto di Venezia con le acque limpide? Avete visto com’è l’Italia con molto meno inquinamento? Non è, forse, questo un messaggio che la Terra ci sta mandando: di prenderci più cura del tesoro che ci circonda, delle creature che ci circondano e quindi anche di noi stessi?

E allora io voglio vedere questa come una parentesi, dura difficile e già troppo lunga, un periodo di transizione verso una vita migliore. Una “rinascita”, che richiederà molto impegno da parte di tutti.

Io continuo a sognare il momento in cui vedrò la mia amica in abito da sposa: quel giorno sarà ancora più bella e più forte. E la nostra gioia sarà moltiplicata per mille! Festeggerò il mio nipotino, riabbraccerò tutti i miei affetti. Il caffè con le mie care amiche di sempre avrà il sapore di un bene incommensurabile misto alla gioia di averle ritrovate e l’orgoglio di non esserci mai perse. Io continuo a impegnarmi a tirare fuori il lato positivo di tutta questa situazione (sì lo so, difficile credere che ci sia) e il lato migliore di me. Nella speranza di ritrovarci persone più umili, di vedere spariti i rancori basati sul nulla, di dare più importanza all’”essenziale”.

E concludo con una delle frasi che adoro di più di Manzoni, che è piena di speranza e fede:

“Dio… non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.”

mercoledì 1 Aprile 2020

(modifica il 28 Giugno 2022, 15:58)

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