Attualità

​Martin, dal Benin a Bitonto passando per il deserto

Mariella Vitucci
Martin Sotou
Arrivato qui ad ottobre 2019 dallo Sprar di Giovinazzo, vive e lavora al Banco delle Opere di Carità. Di mattina è impegnato nel servizio civile alla Fondazione Santi Medici
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Giornali e social hanno parlato di lui per due volte negli ultimi due mesi e mezzo. Martin Sotou è un ragazzo africano di 22 anni. Coraggioso ma schivo. Non parla volentieri delle vicende di cronaca che l’hanno visto coinvolto: la prima, a fine estate, come vittima di un furto; la seconda, pochi giorni fa, come custode del Banco delle Opere di Carità che è diventato la sua casa.

A Ferragosto gli hanno rubato la bici con cui andava ogni giorno a Bari, caricandola sul treno da Bitonto, per lavorare come addetto alla pulizie nella spiaggia di Pane e Pomodoro. A fine giornata l’amara scoperta, poi la denuncia ad un sovrintendente della Polizia ferroviaria che l’ha preso a cuore e ha deciso di regalargli la sua bicicletta. Su insistenza del ragazzo, il presidente del banco Marco Tribuzio ha ringraziato l’agente con un post su Facebook che ha fatto il giro del web. Questa bella storia di generosità è stata ripresa dalla stampa locale e nazionale.

Sabato sera, invece, Martin ha messo in fuga i ladri che si erano introdotti nel Banco delle Opere di Carità per rubare il cibo destinato agli aiuti alimentari per enti e associazioni caritatevoli delle province Bari e BAT. Al rumore del trapano usato per scassinare una saracinesca, il ragazzo ha allertato i Carabinieri e i malviventi si sono dati alla fuga a mani vuote.

“Martin è diventato una star, ormai è famoso”, lo prende in giro Marco. E lui ride alle battute di suo “fratello”.

Ci incontriamo in uno dei magazzini della struttura logistica alla periferia di Bitonto. Il ragazzo africano mi scruta con occhi nerissimi dal muletto su cui è seduto, ma abbassa lo sguardo per non incontrare i miei. La bocca invece si apre in grandi sorrisi ogni volta che Marco lo punzecchia.

Gli chiedo di raccontarmi della sua famiglia, della sua terra, del suo viaggio per arrivare fin qui. Tra lunghi silenzi e frasi lasciate a metà, i frammenti degli ultimi tre anni e mezzo di vita di Martin Sotou mettono insieme un puzzle da odissea.

“La mia famiglia è in Benin. Sento spesso mia sorella Rosalie, che ha 30 anni e tre figli, e mio fratello Emanuel. Ha 15 anni e mi manca molto”, confessa Martin.

È arrivato a Bitonto un anno fa. Il Banco delle Opere di Carità è ormai la sua residenza fissa. Di mattina è impegnato nel servizio civile alla Fondazione Santi Medici, dove ha trovato nuovi amici. “Si fa benvolere perché non si tira mai indietro quando c’è da lavorare”, dice Marco.

Ricostruiamo a ritroso il viaggio di Martin dall’Africa alla Puglia, dove si trova da circa due anni. Fino ad ottobre 2019 è stato ospite a Giovinazzo della struttura di accoglienza dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

“Non volevo venire in Italia”, ricorda.

Silenzio sulle ragioni che l’hanno spinto a lasciare il suo Paese per l’ignoto, ad appena 18 anni. Mi confida la parte più oscura del suo viaggio: quella dal Benin alla Libia. Parla del buio del deserto, attraversato a piedi camminando per un mese: “Un nero assoluto. Senza luci e senza rumori. Un buio che fa paura”.

Giunto in Libia, è stato tenuto in prigione, dove gli hanno rubato i soldi che aveva raccolto a fatica per pagarsi il viaggio in mare. Ha dovuto lavorare per racimolarli di nuovo. Poi una notte è stato caricato insieme ad altre 115 persone su un barcone partito da Sabratha in direzione Augusta, sulle coste siciliane. Era il marzo del 2017. Un viaggio da incubo, ma non aggiunge altro. Poi, dalla Sicilia in bus fino a Napoli, e da lì in Olanda, ad Amsterdam, dove ha lavorato per un anno nella cucina di un ristorante, senza sapere la lingua ma parlando solo qualche parola d’inglese.

Espulso dall’Olanda, è stato mandato a Roma e da lì allo Sprar di Giovinazzo.

Martin non parla ancora bene l’italiano, anche se lo sta migliorando per accontentare Marco, che lo prende in giro: “Sta seguendo i corsi per stranieri al centro permanente per l’istruzione degli adulti nella scuola Modugno in via Crocifisso, ma ha poca voglia di studiare”.

In compenso è un lavoratore instancabile: l’anno scorso è andato in campagna a raccogliere le olive, ha imparato a fare lavori di manutenzione, giardinaggio e pitturazione. Ed è un gran risparmiatore. Tutto ciò che mette da parte, lo manda alla sua famiglia in Benin. Racconta Marco: “Se compra una pizza, ne mangia solo metà e l’altra la tiene per il giorno dopo. Martin è un ragazzo d’oro”.

martedì 10 Novembre 2020

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:40)

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