Viaggio nel terzo settore

Banco delle Opere di Carità, gli aiuti per 25mila poveri partono da qui

Mariella Vitucci
Banco delle Opere di Carità
Entriamo nella struttura logistica alla periferia di Bitonto, che distribuisce aiuti alimentari a quasi 140 parrocchie ed enti benefici di tutta la Puglia centrale
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Superato il grande cancello d’ingresso marrone, ad accogliere chi arriva al Banco delle Opere di Carità è un bellissimo cane da pastore tedesco, Rania. Adottata a luglio scorso al canile di Bitonto, è lei la “padrona di casa” di questa grande struttura in via Sarago, in zona 167, costruita per ospitare un mercato agroalimentare mai realizzato.

Una superficie di 5mila metri quadrati, 1.200 dei quali al coperto, ospita i magazzini in cui viene stoccato il cibo destinato a parrocchie, enti e associazioni caritatevoli, che lo distribuiscono poi ai bisognosi: famiglie indigenti, anziani, mense, comunità per minori e centri di accoglienza, ragazze madri, persone con disabilità e dipendenze. A questo lungo elenco si sono aggiunti molti nuovi poveri, vittime della drammatica crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19.

Il Banco di Bitonto è a servizio di tutta la Puglia centrale, da Barletta a Gioia del Colle. Ma la città destinataria degli aiuti più cospicui è Bari, essendo la più grande. Operativa dal 2013, la struttura è andata a colmare un vuoto che lasciava scoperta una vasta porzione del territorio regionale, quella delle province Bari e BAT, dal momento che la base logistica più vicina si trovava a San Giorgio Jonico, nel Tarantino, sede del Banco Alimentare. In seguito sono state realizzate altre sedi, a Foggia e Alessano, in Salento. Da un paio d’anni anche Brindisi.

L’immobile è comunale, anche se fino all’anno scorso era stato affidato ad un privato. “La nostra presenza – racconta Marco Tribuzio, presidente del Banco delle Opere di Carità – ha impedito che venisse vandalizzato. Siamo qui da sette anni, ma ufficialmente ne siamo entrati in possesso solo a luglio 2019. La struttura è inserita nel Piano Rigenera 167 che mette in rete una serie di immobili, tra cui il campo di via Togliatti, l’ex Contessa (Villa Sylos), la Sala della Musica, affidati in gestione al consorzio Social Lab di cui facciamo parte, che riunisce varie associazioni in cooperative”.

Partito da zero, nel 2013 ha cominciato a servire una ventina di enti. Oggi sono quasi 140. In pochi anni questa è diventata la seconda struttura in Puglia, dopo quella storica di San Giorgio Jonico. Gli aiuti che partono da qui assistono una popolazione di circa 25mila beneficiari. “Praticamente una città – commenta Tribuzio – e questo dimostra purtroppo quanto il fenomeno della povertà sia esteso”.

Attingono al Banco quasi tutte le parrocchie di Bitonto, che assorbono circa il 5% dei viveri ripartiti.

Ogni aiuto viene tracciato mediante un sistema informatico, per evitare sovrapposizioni e garantire trasparenza.

Ma come funziona la macchina organizzativa? Spiega il presidente: “Qui facciamo da ingrosso, non abbiamo contatto diretto con i destinatari finali. Attraverso un calendario di distribuzione articolato in segmenti di venti minuti ciascuno, consegniamo gli aiuti a parrocchie, associazioni ed enti, che arrivano qui, caricano e portano via. Un’organizzazione ormai collaudata. Cerchiamo di accorpare le distribuzioni, concentrandole in una decina di giorni, in modo che i prodotti arrivino ovunque nello stesso periodo. Siamo qui dalle 8 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30, dal lunedì al venerdì. E c’è sempre tanto da fare”.

Oltre ai 24 box in cui vengono immagazzinate tonnellate di prodotti alimentari (per lo più a lunga conservazione come latte, farina e scatolame), ci sono le celle per la conservazione di frutta e verdura, gli uffici, una zona coperta per la movimentazione giornaliera delle merci e un’enorme spazio esterno.

Quasi tutti gli alimenti arrivano dalla Comunità europea. “Noi – spiega Marco Tribuzio – gestiamo il programma Ue FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti), che eroga prodotti non commerciabili, da destinare solo a mense, parrocchie ed enti benefici, che a loro volta li distribuiscono ai bisognosi. Questi prodotti costituiscono il 98% degli aiuti. In più ci sono le donazioni. Gli intermediari sono registrati su una piattaforma del Ministero delle Politiche sociali, dichiarano tutti i componenti dei nuclei che assistono, e in base al numero, ricevono gli aiuti necessari”.

Si tratta di merce trasformata, poi in cella c’è la l’ortofrutta che arriva attraverso un altro programma Ue che raccoglie i surplus provenienti dalle organizzazioni di produttori aderenti, in modo da destinare frutta e verdura invendute agli indigenti anziché al macero.

Otre a Marco, al Banco operano due collaboratori stabili, Francesca e Giovanni, affiancati da due tirocinanti: Martin, giovane africano proveniente dallo Sprar di Giovinazzo, e Francesco, il più giovane del gruppo.

Poi ci sono i volontari come Sabrina, che si dedica ogni giorno ad organizzare una parte degli aiuti donati dai privati; Raffaele, titolare di una piccola impresa edile che sta rifacendo gratis l’impianto di video sorveglianza e d’illuminazione; Vito che è una presenza fissa; Michele, papà di Giovanni ed ex poliziotto in pensione, che dà una mano preziosa per regolare la movimentazione delle merci; Franco, che vive nelle case popolari qui vicino e ha realizzato un piccolo orto.

“Siamo una grande famiglia – dice Marco – e ciascuno mette a disposizione tempo e competenze, senza mai guardare l’orologio”.

venerdì 13 Novembre 2020

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:38)

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