È stato fissato per domattina l’interrogatorio di garanzia di Giuseppe Rizzi, l’oncologo bitontino 65enne accusato di aver preteso 130mila euro da un paziente, poi deceduto, per somministrargli farmaci salvavita che in realtà erano gratuiti ed alimentare le sue speranze di guarigione. Per ogni fiala, che per il Sistema Sanitario Nazionale costano dai 5 agli 8 euro, venivano richiesti fino a 1.250 euro.
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Dopo l’arresto, avvenuto sabato scorso, piovono segnalazioni contro il medico, che gli investigatori stanno vagliando. Secondo una testimonianza, relativa ad una vicenda di quattordici anni fa, avrebbe spillato ingenti somme di denaro ad un’anziana paziente, poi morta, chiedendo ai parenti di pagare l’ultima visita domiciliare addirittura al suo funerale.
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Nell’interrogatorio di domani Rizzi dovrà fornire la sua versione dei fatti al gip Giovanni Anglana. A lui e alla sua compagna, l’avvocato Maria Antonietta Sancipriani, vengono contestati i reati di concussione aggravata in concorso. La donna avrebbe prestato gli uffici del suo caf per gli incontri tra Rizzi e il paziente.
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L’oncologo, che lavorava come dirigente medico all’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, fu licenziato a marzo scorso a seguito della denuncia del figlio del paziente truffato.
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