Cronaca

“Vorrei una porzione di pollo e patate”. Cacciato: “Qui i neri non li voglio”. Accade a Trani

Donato De Ceglie
Trani
L'episodio, avvenuto a inizio ottobre, è stato "denunciato" sui social solo ieri da Marco Tribuzio. Martin: "Ho perdonato ma queste cose non possono accadere"
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"Vorrei del pollo con patate". "Devi andare via, questo non è un ristorante".

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Martin è nato in Benin, è in Italia da qualche anno e lavora da circa quattro. "È una bella persona", dicono i suoi conoscenti. Non è mai stato fermo in attesa di chissà quale misura assistenziale economica, ha camminato per chilometri e si è recato al lavoro anche in bicicletta per ore ed ore tra agenzie del lavoro e per far visita alle aziende che pubblicavano annunci online. Da qualche mese ha trovato impiego in un'impresa che si occupa di posa e cablaggio della fibra ottica e l'ultimo cantiere, tutt'oggi attivo, è nella città di Trani. Martin vive a Bitonto e ogni giorno fa il pendolare con i mezzi pubblici.

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Questa premessa era dovuta, non per disegnare un quadro pietistico di Martin, quanto per ricordare sempre a tutti che dietro il volto di chi abbiamo di fronte c'è una vita che non possiamo immaginare, qualsiasi caratteristica somatica questa persona abbia. Ma purtroppo questa premesse è ancor più necessaria dati i contorni del dialogo che avete letto nell'incipit.

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Il cantiere nel quale lavora Martin è in una delle zone più belle della città di Trani, nei pressi della Cattedrale, nelle strette vicinanze del Tribunale. Per la pausa pranzo Martin solitamente mangia insalata ma nel giorno in cui è accaduto quanto vi scriviamo, i suoi colleghi si allontanano per tornare con una porzione di pollo e patate. Martin decide di concedersi del pollo con patate, lasciandosi ispirare dalle vaschette di alluminio contenenti cibo giallastro. Entra nella rosticceria presso la quale erano entrati i suoi colleghi ma nota che la signora dietro il banco gli fa segno di allontanarsi. Martin pensa – date le restrizioni che pochissime attività continuano a rispettare – di dover attendere il suo turno fuori. Una volta libero il banco dagli avventori, Martin rientra nella rosticceria ma la signora gli ribadisce il significato dei suoi gesti: "Devi uscire da qui, questo non è un ristorante". Martin non comprende il motivo, pensa di aver sbagliato rosticceria, vorrebbe tornare dai suoi colleghi per chiedere se ha capito bene quale fosse il posto in cui avessero comprato quel pollo, si rivolge nuovamente alla signora dicendo di voler comprare del pollo con patate ma la signora è intransigente. "Allora non hai capito, te ne devi andare, i neri qua dentro non li voglio". 

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Qualche secondo di interdizione per Martin, capisce di esser stato "scambiato" per un mendicante e ripete alla signora: "Ho i soldi, voglio pagare il pollo che devo prendere, ho la divisa del cantiere, lavoro qui vicino". Niente, nessun ripensamento. "Questo è un locale privato, te ne devi andare".

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Una ragazza seduta nel locale a quel punto cerca di dialogare con la signora ma quest'ultima resta del suo parere, la ragazza chiede a Martin se volesse il panino che ha già comprato lei ma anche Martin resta irremovibile: "No io volevo il pollo", e si allontana dal locale per tornare al cantiere. I suoi colleghi vedendolo a mani vuote immaginano non abbia trovato nulla ma dopo qualche reticenza iniziale di Martin, riescono a farsi raccontare cosa è accaduto. "I colleghi sì incazzano, perché Martin sta lì tutto il giorno a sollevare carichi con loro, a spellarsi le mani con loro. Parte la spedizione verso la rosticceria che fa impallidire persino il quarto stato di Pellizza da Volpedo", scrive Marco Tribuzio, il direttore del Banco delle Opere di Carità che ha denunciato questa storia sui social.

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La signora della rosticceria non fa un passo indietro, non cede di un millimetro, pone dinanzi al dialogo soltanto una misera giustificazione: "Sarò ignorante ma la penso così". Il pollo viene acquistato da un collega di Martin e tornano tutti al cantiere per riprendere il turno di lavoro.

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"I miei colleghi volevano denunciassi ai carabinieri l'episodio – ci dice Martin – loro forse erano anche più arrabbiati di me, mi dicevano che non possono accadere queste cose. Io lo so che non devono accadere ma non posso farci niente, anche quando mi fanno battute per strada o mentre lavoro, faccio finta di non sentire. A me basta il mio lavoro, alla signora le ho detto che quei soldi li avevo guadagnati, non volevo niente gratis, le ho detto sono sporco perché sto lavorando qui, i miei colleghi sono venuti qui prima di me, ma non voleva sentire niente".

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Al pomeriggio, dopo il lavoro, quel giorno stesso (inizio ottobre) Martin va al centro vaccinale per la seconda dose attende Marco per un passaggio dato che le coincidenze gli avrebbero fatto perdere circa due ore di tempo. "Iniziamo a chiacchierare su come sia andata la giornata e dopo un po' mi dice che era accaduta una cosa brutta. Un episodio indecente. Il giorno dopo sul cantiere si è presentato il figlio della signora per portare le sue scuse, venuto a conoscenza della disfida di Trani. I propositi bellicosi di denuncia vengono rimessi nel cassetto ma torneremo lì, tornerò con Martin, voglio almeno dare il mio giudizio sul pollo".

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Martin dice di aver già perdonato un mese fa la signora, ma è giusto tenere traccia di questo episodio. È giusto riflettere su quanta strada ci sia da fare ancora per scardinare l'ignoranza.

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domenica 7 Novembre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:24)

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Marco
Marco
2 anni fa

Sarei curioso di ascoltare la versione della signora però.

Carmelo giammona
Carmelo giammona
2 anni fa

Farei chiudere istantaneamente l'attivita.e impensabile che accadano ancora queste cose razziste.firmato un combattente di lotta continua.

Giuseppe
Giuseppe
2 anni fa

Concordo con il Post dell'altro lettore, e cioè quello che bisognerebbe sentire anche la titolare dell'esercizio. Troppo facile puntare il dito e parlare di razzismo. Il problema che vi e la sindrome del vittimismo

Palone Antonia
Palone Antonia
2 anni fa

Sarebbe bello sapere il nome della rosticceria per fargli pubblicità

Cristian Farano
Cristian Farano
2 anni fa

Chi al riguardo dei migranti,parla di ” sindrome del vittimismo ”
Evidentemente sa benissimo di cosa parla, sbaglio o noi italiani, siamo i campioni assoluti di un vittimismo elevato a comportamento??? Diamo sempre la colpa allo stato,alla politica, ai migranti, ai musulmani, ai rom ,agli zingari ,ai profughi,agli stranieri tout-court….e sta gente accusa gli africani di fare del vittimismo??? Tanto ci vuole ad ammettere che il ragazzo in questione ha subito un vergognoso episodio di razzismo??? Sempre ad autoassolverci noi italiani…sempre in pista con il ditino puntato sui ” bugiardi extracomunitari “….sempre a dire questi soffrono di sindrome del vittimismo……chi ha scritto questo ha semplicemente da vergognarsi…..il razzismo esiste caro Giuseppe non neghi evidenza razzismo