Politica

Romano Prodi, una vita fra politica ed economia

Marco Lovero
Prodi
Lunedì sera ha presentato il suo libro a Bitonto, in un dialogo al teatro Traetta con il professor Sabino Paparella
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“Ero un economista che si è ritrovato in politica. Ho subito capito che economia e politica sono due temi che non possono non essere legati, altrimenti la politica diventerebbe sempre più astratta”. Inizia così il suo racconto il professor Romano Prodi, due volte presidente del Consiglio (1996-1998; 2006-2008) e presidente della Commissione europea (1999-2004), durante la presentazione del suo libro “Strana vita, la mia” a Bitonto, al teatro Traetta, nella serata di lunedì.

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Dopo i saluti istituzionali del primo cittadino Michele Abbaticchio, si è aperto un dialogo tra Prodi e il professore bitontino Sabino Paparella, in cui l’ex premier ha analizzato il contesto politico economico passato e attuale, evidenziando l’odierna crisi della democrazia a confronto con l’autoritarismo.

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L’analisi si è poi spostata sulla Cina, potenza mondiale emblema dell’autoritarismo, e sul rapporto con i fenomeni della globalizzazione (come Amazon o l’abuso dei cellulari da parte dei più giovani) e con le nuove realtà economiche (come l’industria dei videogiochi o il mondo delle scommesse online). Prodi ha concluso la sua riflessione ammettendo che “l’autoritarismo usa mezzi che per noi sono inaccettabili. Tuttavia, il fatto che la Cina regolamenti queste nuove realtà, questi nuovi fenomeni, ascoltando quelle che sono anche le richieste e i timori dei genitori riguardo i cellulari, i videogiochi o le scommesse online, ci fa pensare a come le democrazie di oggi fatichino a regolamentare tutto ciò. Ed ecco che quindi gli autoritarismi prendono piede in tutto il mondo: Cina, Filippine, Brasile e, per un momento, anche negli Stati Uniti. Rischiamo quindi di subire l’influenza della dittatura, bisogna rafforzare la democrazia”.

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Il professore è poi tornato indietro nella memoria, ai suoi esordi nella politica attiva con un convegno di economia dove ebbe modo di conoscere diversi personaggi di spicco della Prima Repubblica come Giulio Andreotti e di farsi conoscere e apprezzare, tanto da diventare ministro dell'Industria, del Comercio e dell'Artigianato (1978-1979) nel quarto Governo Andreotti. Fu il primo di una lunga serie d’incarichi in cui si è ritrovato “per caso”, com’egli stesso ammette. L’unica sua iniziativa programmata – sottolinea – è stata la fondazione dell’Ulivo, un’alleanza riformista post Guerra Fredda creatasi in seguito alla scomparsa dei principali partiti di riferimento che ne avevano segnato la storia repubblicana: Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano. 

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Immancabile la critica alla politica attuale (in particolare al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle), troppo basata sui twitter senza comprendere le esigenze e le necessità delle categorie, dimenticando tutti i corpi intermedi della democrazia (come associazioni e sindacati). Non bisogna stupirsi – ha ammonito Prodi – se queste gravi mancanze indeboliscono il rapporto tra elettore e candidato e generano astensionismo.

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L’ex premier ha concluso il suo dialogo con il professor Paparella con una riflessione sulla storia dell’Unione Europea degli ultimi anni, partendo da quelli che lui ha chiamato “gli anni bui” (a partire dalla crisi del 2008 e proseguiti con quella che ha colpito la Grecia) in cui i Paesi dell’Ue (Germania in primis) si sono “chiusi”, diventando insofferenti ai problemi dei loro vicini,  fino ad arrivare alla crisi creata dalla pandemia che ha ricordato a tutti gli Stati dell’Unione l’importanza di stare insieme e collaborare, principi su cui si basa il progetto “Next Generation EU”, un’iniziativa che nasconde la “sensazione di pericolo” creata dalla Brexit e dai rapporti con USA, Cina e Russia.

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Il professor Prodi ha infine salutato i bitontini con un breve momento dedicato a foto e firmacopie del suo libro.

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mercoledì 20 Ottobre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:30)

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Franco
Franco
2 anni fa

E dopo una vita in economia e politica avrebbe diritto a un meritato riposo.