Calcio

Il Torrione Bitonto e gli anni d’oro del settore giovanile, il racconto di Daniele Verriello

Danilo Cappiello
Torrione Bitonto
L'ex calciatore racconta in esclusiva gli anni della "piccola" realtà cittadina che dominava la Puglia
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I ragazzi, che vincevano tutto. Seppur se ne sia parlato sempre poco ed ancora oggi vien da chiedersi il perché, c’è stato un periodo a Bitonto, vent’ anni o poco più, in cui oltre agli storici e meravigliosi colori neroverdi, all’interno del panorama calcistico all’ombra dell’ulivo, ha tessuto la propria storia anche un’altra favola pallonara, quella del Torrione Bitonto.

Infagottati sulle spalle e sul petto da gomitoli di cotone giallonero, con pantaloncini neri e calzettoni gialli, i protagonisti di quella società e di questa storia sono coloro che in quel periodo ventennale hanno avuto la capacità e l’onore di costruire quella che oggi, in un’Italia sempre più improntata sull’importazione, dalla lingua spagnola chiamano “cantera, ossia settore giovanile.

Cresciuti con l’odore della polvere dei campi in terra battuta nelle narici e con i suoi segni sulla pelle, i personaggi di quella società erano uomini, ragazzi e dirigenti che a cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Novanta investirono le loro capacità, il loro tempo, i loro sacrifici e la loro umanità, per dare vita ad un unico ideale: prendere ragazzi dalla strada e formare dapprima uomini maturi e poi giocatori in grado di sapersi costruire un futuro all’interno del mondo del calcio, vestendo sia la casacca della prima squadra della città, sia le casacche delle società più blasonate del sud Italia e non solo.

Ragazzi, come Daniele Verriello il quale, come già ci aveva anticipato in un suo precedente articolo, in esclusiva per i lettori di BitontoLive.it, ci porta all’interno del mondo del Torrione Bitonto, in un suggestivo racconto dal profumo di passato.

«In quegli anni, a Bitonto, c’erano tre società: il Club Juventus, il Torrione Bitonto ed il Bitonto Calcio. Da ragazzo qualsiasi, cominciai la mia avventura nel club Juventus che ai tempi era la società del popolo. Dopo due anni fui notato da alcune figure del Torrione Bitonto ed iniziai il mio percorso con quella società. Che dirvi, il Torrione era l’elite del calcio giovanile. Non a caso, infatti, è stata la società che per anni ha dominato in lungo ed in largo in tutta la provincia, in tutte le categorie giovanili. Dagli esordienti ai giovanissimi e giovanissimi regionali, passando per allievi provinciali, non esisteva vittoria che non fosse riconducibile al Torrione Bitonto ed ai colori gialloneri. Eravamo imbattili, vincevamo tutto quello che era possibile vincere e le società avversari si complimentavano con noi. E’ in quei campionati che ho imparato a mettermi in mostra, fino a guadagnarmi la convocazione in prima squadra a 16 anni, che disputava il campionato di Prima Categoria. Sono entrato in campo per la prima volta e di lì in poi non ne sono uscito più. Al Torrione si imparava a diventare uomini ancor prima che giocatori. Il Torrione ha sfornato talenti puri che poi hanno scritto le proprie carriere calcistiche in tutta Italia come Pippo Vitale preso dal Bari, Paolo Intini arrivato a disputare la juniores dell’Italia, Raffale Bulzis preso anch’egli dal bari, Amedeo Savoni, Piero Tullo ecc….»

Uomini dunque, che talvolta svestivano i panni dei lavoratori ed indossavano quelli da dirigenti, presidenti, allenatori; «Io non finirò mai di ringraziare Antonio Sblendorio, tutt’oggi presidente dell’Olimpia Genoa Torrione, per aver creduto in me quando nessuno avrebbe scommesso un euro su un ragazzo sedicenne. Mi ha fatto partire titolare in una gara di campionato contro l’Acquaviva avendo tutti contro e, convinto della sua scelta, ha fatto sì che diventassi il perno difensivo di quella squadra nel ruolo di libero. Una persona eccezionale, tanto quanto l’immenso presidente Francesco Stellacci. Un uomo d’altri tempi. Un uomo d’onore. Un uomo che sacrificava i suoi averi, rimettendoci molto spesso pur di mandare avanti la società fra mille difficoltà. Un uomo su cui sapevi di poter contare, sempre. Un uomo dall’infinita bontà d’animo. Era un padre per noi ragazzi».

I sogni, le speranze ed i sacrifici della piccola realtà dunque, che provava nel suo piccolo a scrivere la propria storia, in una città da sempre innamorata dei suoi colori principali, il nero ed il verde. Quel convivere col Bitonto Calcio e col suo prestigio, che Daniele ci racconta così: «Col Bitonto era inevitabile ci fosse una rivalità sportiva, ma era nella piena consapevolezza che loro fossero la prima squadra della città e che, dunque, fossero anche quella col maggior prestigio. Io stesso ero e sono tutt’oggi il primo tifoso del Bitonto Calcio e dei colori neroverdi. A quei tempi, ricordo di due derby giocati in prima categoria in cui uno fu vinto dal Bitonto per una rete a zero, l’altro fu pareggiato per uno a uno.

Nonostante tutto, però, un legame fra noi e loro c’era. Possiamo tranquillamente dire infatti che il Torrione era la “cantera” del Bitonto. Partendo dai colori gialloneri infatti, sono arrivati a vestire i colori neroverdi come ad esempio Massimo Pizzulli, lo scorso anno allenatore dei neroverdi in serie D e, come lui, tanti altri».

Un calcio genuino dunque, dove ancora contavano determinati valori e determinati principi: «Gli anni del Presidente Stellacci e di Tonino Sblendorio sono stati gli anni d’oro del Torrione per passione e professionalità. Forse, il giorno in cui queste due figure smisero di far parte di quella società, quella società iniziò a morire, assieme ai loro princìpi. Con Tonino Sblendorio potevi anche chiamarti Maradona o Platini, ma se non ti allenavi bene, non rispettavi le regole e soprattutto i dirigenti ed i tuoi compagni di squadra, la domenica la gara la osservavi dalla tribuna e senza neanche avere la possibilità di replicare o di difenderti. Era questa la forza del Torrione: l’umanità e l’equità di trattamento da parte di tutti. Tutti uguali. Tutti sulla stessa barca giallonera ad attendere di salpare ognuno nella propria isola felice.Si, ora lo posso davvero dire, sono stati quelli gli anni più belli della mia carriera calcistica e mai smetterò di ringraziare le persone che mi hanno permesso di farne parte. Spero che da oggi in poi qualcuno parli un po’ più spesso del Torrione perché, seppur non ha mai eccelso in prima squadra, a livello giovanile è stato un vero e proprio fiore all’occhiello di tutta la città e di tutta la regione»

venerdì 26 Giugno 2020

(modifica il 28 Giugno 2022, 15:25)

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Giulio Paparella
Giulio Paparella
3 anni fa

I due derby finirono 2 a 2 (andata) e 4 a 0 per il Bitonto al ritorno… Bellissimo quello dell'andata (il Bitonto pareggio ' allo scadere)

Antonio Brindisi
Antonio Brindisi
3 anni fa

ANNI FANTASTICI !!! Distante oltre 1000 km non ho mai dimenticato…Un commosso ringraziamento all'indimenticato presidente Stellacci e alla sua famiglia, un sincero grazie a tutto il suo staff che lo ha affiancato per anni, agli allenatori tutti (Pasquale Amendolagine re delle giovanili e Tonino Sblendorio mister e formatore e Adalberto Petta con lui nella foto). Un abbraccio a tutti i miei compagni dagli esordienti alla prima squadra con i quali ho condiviso polvere , botte (ne ho prese tante dappertutto ) e gioie nei campi della provincia in oltre 10 anni di militanza. In tutti i ruoli ho visto negli anni talenti meritevoli di platee superiori. Grazie a Daniele Verriello e a Bitontolive che hanno riaperto la preziosa miniera di ricordi e di valori. Ci vedremo presto.