Volley

Una vita per la volley: la nuova sfida di Michele Caldarola sarà in Abruzzo

Danilo Cappiello
Michele Caldarola
Dopo essersi fatto spazio nella provincia barese, il 31enne è stato protagonista nella Gs Pavic ed ora affronta la nuova esperienza all'Edas Torrevecchia
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Quelle degli sportivi sono vite all’insegna del continuo girovagare. Vite fatte di borsoni da allenamento, valigie, lavagnette tattiche, fischietti e dello stretto necessario che, se talvolta è tutto ciò che occorre, altre volte non basta mai.

Vite vissute macinando chilometri e contando caselli autostradali, con lo sguardo perso al di là del vetro, il cuore e le radici ben piantate negli affetti di casa e la mente rivolta alla prossima avventura.

Nuova avventura, come quella che vedrà protagonista il ct di volley bitontino Michele Caldarola. Il 31enne allenatore nostrano, infatti, dopo essersi fatto spazio nel panorama della Bat durante le esperienze con Bitonto, Palo e Bari, ha vissuto una stagione da protagonista in Piemonte con la G.S. Pavic dove, come direttore tecnico del settore giovanile, ha conquistato il secondo posto in campionato alla guida dell’under 16 ed il quinto posto al livello nazionale alla guida dell’under 18.

Esperienza questa, che ha permesso a Michele Caldarola di guadagnarsi la chiamata alla guida della prima squadra, da parte dell’EDAS Torrevecchia, in Abruzzo.

Una nuova possibilità dunque, che il bitontino commenta così: «Ho accettato questa sfida perché sono un tipo estremamente ambizioso. Credo che l’ambizione sia la componente che vada a muovere tutto. Ad oggi mi ritengo fortunato, non solo per i risultati conseguiti lo scorso anno ed in tutta la mia carriera, ma perché sono riuscito a fare della mia passione, il mio lavoro. Certo, non è stato facile, perché comporta delle rinunce non indifferenti, come quella di lasciare casa e tutti gli affetti».

A sopperire le carenze affettive però, c’è il lavoro. Quel lavoro che per il ct bitontino è l’unico mantra da seguire per poter ottenere grandi risultati: «Alle mie squadre dico sempre: non voglio vincere tutte le partite, ma non voglio perderne nemmeno una. Per me contano il sudore e lo spirito di sacrificio in allenamento e durante le gare. Non sopporto la poca serietà e la superficialità. Chi è superficiale con me fa farà molta panchina».

Michele Caldarola poi ha provato a spiegare qual è la sottile linea di confine che passa tra l’allenatore bravo ed uno vincente: «Credo che la differenza stia tutta nella gestione del gruppo. Per me un allenatore deve essere il primo psicologo dei propri giocatori. Certo, poi c’è anche da non sottovalutare l’aspetto delle infrastrutture, che è fondamentale per poter lavorare bene. Forse, in questo momento, la differenza fra nord e sud sta proprio lì. Al nord ci sono strutture che in questo momento qui al Sud non riusciamo a permetterci e ciò penalizza molto il lavoro sia degli allenatori, che dei giocatori e delle giocatrici, per potersi migliorare di giorno in giorno. Aspetto, questo, che in un certo senso va a giustificare il continuo emigrare da parte degli atleti, in cerca di realizzazioni a livello personale e di squadra».

Una vita per la pallavolo dunque, nonostante i momenti difficili, non siano affatto mancati: «La pallavolo mi ha dato tutto ed io penso che non smetterò mai dare qualcosa a lei. Questo percorso però non è stato tutto in discesa, anzi, due anni fa c’è stato un momento in cui ho davvero pensato che fosse arrivato il tempo di smettere, per via di alcune situazioni personali che si erano venute a creare con un mio precedente club. Poi però fortunatamente si è presentata l’occasione giusta col Palo, e di lì è ricominciato un altro meraviglioso capitolo di questa storia».

Storia alla cui conclusione vanno, come sempre, i ringraziamenti più sentiti: «Se oggi ho conquistato quello che ho conquistato, e sono dove sono, lo devo in primis senza ombra di dubbio alla mia famiglia. Lo devo ai miei genitori perché nonostante le mille difficoltà ed i mille motivi per cui valeva la pena smettere e cambiare vita, non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno, supportandomi in ogni mia scelta, e non tarpandomi mai le ali. E poi, devo assolutamente ringraziare il mio procuratore Marco Lionetti, perché è una spalla affidabile con cui poter lavorare in sintonia ed in tutta onestà. Non ho nulla altro da aggiungere, se non dire che non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura».

venerdì 31 Agosto 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 19:42)

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